Tod’s, il prezzo non è giusto: niente delisting e tonfo in borsa

La rinuncia alla fusione per incorporazione da parte di DeVa Finance per la società di Della Valle comporta il venir meno dell’incasso del diritto di recesso che sarebbe stato riconosciuto agli azionisti Tod’s, raffreddando così l’appeal sul titolo.

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Vendite su Tod’s

Inizio di settimana con luci accese sul titolo Tod’s a Piazza Affari, dopo la rinuncia al delisting comunicata venerdì a mercato chiuso.

Oggi le azioni della casa di moda controllata dalla famiglia Della Valle arrivano a cedere il 5% in apertura, con un minimo toccato a 31,34 euro, per poi risalire leggermente.

La rinuncia alla fusione

Dopo il fallimento dell’OPA annunciato a fine ottobre, lo scorso 9 dicembre la finanziaria DeVa Finance, holding della famiglia Della Valle, rinunciava definitivamente alla fusione per incorporazione di Tod’s, con lo scopo di togliere il titolo dal listino di Piazza Affari, operazione dunque rimasta solo sulla carta.

Nella comunicazione si spiegava che DeVa Finance aveva preferito tenere conto delle “indicazioni giunte dal mercato”, pertanto preferiva “non procedere ad un’operazione che potesse essere ritenuta ostile o quantomeno ‘not market friendly’”.

Il prezzo non è giusto

L’Offerta pubblica era stata lanciata a 40 euro sul titolo il 3 agosto, quando le azioni Tod’s quotavano appena sopra i 33 euro, per poi schizzare anche oltre il valore offerto (42 euro) a fine settembre.

Segnale, questo, che il mercato non riteneva il prezzo pagato da DeVa Finance fosse congruo.

Quando poi fu chiaro che l’OPA era destinata al fallimento (25 ottobre), le azioni crollavano a 30 euro, prima di una lenta risalita.

“Il valore di 40 euro per azione offerto al mercato era frutto di una attenta analisi fatta con correttezza e trasparenza”, sottolineava nella nota Diego Della Valle, amministratore unico di DeVa Finance nonché presidente, AD e azionista di controllo di Tod's.

“Prendiamo comunque atto che parte dei nostri azionisti ha ritenuto il valore del gruppo Tod's significativamente più alto della nostra valutazione e ha preferito rimanere in possesso delle sue azioni”, aggiungeva l’imprenditore.

Il fallimento dell’OPA

A rendere evidente il fallimento dell’OPA era stato il mancato raggiungimento dell’obiettivo del 90% del capitale, con le adesioni ferme al 12,49%.

Considerando il 63,6% del capitale di proprietà della famiglia Della Valle e il 10% detenute da Lvmh tramite la holding Delphine, il totale inferiore al 90% richiesto.

“Raccogliamo questo messaggio con attenzione e come incitamento a portare avanti i nostri piani, che passano attraverso lo sviluppo dei singoli marchi e la loro valorizzazione patrimoniale, che crediamo abbiano grandi margini di crescita nel medio periodo”, concludeva Della Valle nella nota.

Si raffredda l’appeal sul titolo

Con la decisione di DeVa, viene “lo scenario di incasso del diritto di recesso che sarebbe stato riconosciuto agli azionisti Tod’s che non avessero approvato l’eventuale fusione, diritto di recesso che in base alla media degli prezzi a 6 mesi sarebbe stato intorno ai 36 euro per azione”, sottolineano da Equita Sim, i cui analisti hanno ridotto da 33,2 a 30,6 euro il prezzo obiettivo sul titolo con raccomandazione ‘hold’.

“L’annuncio della famiglia Della Valle dovrebbe raffreddare ulteriormente l’appeal speculativo sul titolo”, spiegano da WebSim.

A questo punto, proseguono dalla sim, “la società dovrebbe dare maggiori dettagli al mercato sul suo piano di valorizzazione dei singoli brand. Difficile dire quanto il mercato credesse ancora al delisting dato che il titolo trattava già al di sotto di un teorico diritto di recesso (poco sopra 36 euro)”.

“Ricordiamo che il nostro attuale target (32,20 euro con raccomandazione ‘neutral’) è calcolato come media ponderata tra due scenari: una valutazione fondamentale a 27 euro pesata al 60% e uno scenario speculativo a 40 euro pesato al 40%”, concludono da WebSim.

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