Tre verità scomode attendono Trump e i mercati
Dopo il rally dei mercati dopo le elezioni, i mercati possono salire ancora, ma ci sono tre verità scomode che Trump dovrà gestire.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
PIL QoQ del 3Q24 del Giappone in uscita oggi (stima +0.2% da +0.7% del 2Q24). Inflazione della Francia MoM di ottobre stimata crescere al +0.2% (da -1.3% di settembre), che dovrebbe portare ad una crescita del tendenziale annuo al +1.2% (da +1.1% di settembre). Inflazione anche dell’Italia di MoM ottobre stimata pari a zero (da -0.2% di settembre) che dovrebbe portare il tendenziale annuo al +0.9% (da +0.7% di settembre).
Alle 14:30 sono attese le vendite al dettaglio USA MoM di ottobre (stima +0.3% da +0.4% di settembre), mentre alle 15:15 è attesa la produzione industriale MoM di settembre (stima -0.2% da -0.3% di agosto).
In linea con le aspettative del +0.4% la seconda lettura QoQ del PIL dell’Europa del 3Q24, così come in linea è il dato YoY al +0.9%. Produzione industriale dell’Europa MoM di settembre, pari a -2%, in flessione sia rispetto alle attese (-1.3%) sia rispetto ad agosto (+1.5%).
Sul fronte USA, le richieste settimanali alla disoccupazione sono risultate inferiori alle attese (217k contro 224 attese) e inferiori a quelle della scorsa settimana (221k). In linea con le attese i prezzi alla produzione MoM di ottobre (+0.2%), che consentono una crescita YoY al 2.4% (2.3% atteso e 1.9% in settembre).
La nuova amministrazione Trump non si è ancora insediata. Diventa quindi difficile capire fino in fondo tutte le implicazioni per l’economia e per i mercati finanziari.
Dopo il rally dei mercati a seguito della vittoria dei repubblicani che ha consentito a tutti i principali indici americani di aggiornare i massimi, siamo convinti che ci possa essere ancora margine di rialzo per le azioni. Le prospettive di aliquote fiscali più basse e minor regolamentazione, insieme al DNA dinamico e resiliente dell'economia statunitense, sono infatti in grado di supportare una graduale crescita dei titoli azionari USA.
Tuttavia, non è tutto rose e fiori per i mercati. Perché? Perché un'amministrazione che favorisce tariffe più elevate, potenzialmente sia su amici che su nemici, sembra essere propensa ad una maggiore spesa in deficit di fronte a un massiccio deficit di bilancio federale, è di natura isolazionista e in rotta di collisione con almeno tre verità scomode. Secondo la nostra analisi ci sono però tre verità scomode che attendono Trump e i mercati.
La prima: separarsi dalla Cina sarà difficile. Si è parlato molto nei media della diminuzione della quota di importazioni americane dalla Cina, con la percentuale delle importazioni totali di beni USA dalla Cina ora ai livelli più bassi dal 2003. La quota della Cina nelle importazioni USA è stata solo del 13,3% nei primi nove mesi del 2024, in calo dal 13,9% rispetto al 2023 e dal picco del 21,6% nel 2017. Guardando al futuro, se Trump otterrà ciò che vuole (dazi al 60%), la quota diminuirà solo negli anni a venire.
In questo contesto, i dazi sulle importazioni dalla Cina devono essere applicati con attenzione perché, mentre la dipendenza americana dalla Cina per una serie di prodotti base e ordinari come abbigliamento, calzature e giocattoli è diminuita precipitosamente negli ultimi anni, la dipendenza USA dalla Cina per le importazioni di minerali critici necessari per alimentare la base manifatturiera/industriale americana rimane piuttosto elevata. Per minerali chiave come grafite, tungsteno e terre rare, la dipendenza dalle importazioni dalla Cina è oggi più alta rispetto a quando Trump entrò in carica nel 2016.
Fonte: U.S. International Trade Commission, U.S. Geological Survey Mineral Commodity Summaries
Finora, il "disaccoppiamento" USA-Cina è stato relativamente indolore per l'economia statunitense e non minaccioso per i mercati dei capitali perché trovare fornitori alternativi per bambole, felpe con cappuccio e sandali non è stato così difficile o dirompente. Ma trovare fonti alternative per i minerali critici che supportano i settori dei semiconduttori e della difesa USA (tanto per fare un esempio) non sarà facile né economico. La verità scomoda è che gli USA rimangono legati - accoppiati - al campione mondiale della raffinazione: la Cina. L'aumento dei dazi sulla Cina mette a rischio l'accesso degli USA ai minerali e metalli chiave necessari per alimentare la crescita economica in America. Da capire l’evoluzione dell’invasione dell’Ucraina, visto che il Donbass possiede uno dei più grandi giacimenti di terre rare d’Europa (cerio, ittrio, lantanio, neodimio), stimabile in circa 7,5 trilioni di dollari.
La seconda: deficit e debito sono sostenibili, ma prima o poi chiederanno il conto. Mentre i deficit e il debito hanno avuto scarso impatto sul mercato azionario, la situazione è stata diversa nel mercato obbligazionario. I "vigilantes dei bond" sono diventati sempre più consapevoli del fatto che la posizione fiscale degli Stati Uniti dovrebbe rimanere espansiva nel prossimo futuro, facendo aumentare i rendimenti dei Treasury e il costo del capitale.
Dove i rendimenti dei Treasury raggiungeranno il picco in questo ciclo rimane un'incognita. Tuttavia, con la prossima amministrazione che probabilmente estenderà il Tax Cuts and Jobs Act del 2017, riducendo al contempo l'aliquota fiscale sulle società, il deficit del bilancio federale probabilmente rimarrà elevato e quindi una preoccupazione costante per i mercati dei capitali. Al momento infatti, dopo aver considerato la spesa per Medicare, Medicaid e Social Security, oltre ai pagamenti degli interessi e alla spesa per la difesa, la quota della spesa federale per altri programmi è piuttosto limitata.
La scomoda verità è che a Washington c'è poca volontà politica di contenere la spesa, né l'appetito per aumentare le entrate. Il risultato: deficit di bilancio federale sovradimensionati nel medio termine, insieme a crescenti necessità di finanziamento del debito e prospettive di tassi nominali a lungo termine più elevati.
Detto questo, la notizia più incoraggiante è che l'America gode di più spazio finanziario rispetto alla maggior parte delle altre nazioni perché le finanze di Washington sono sostenute dal settore privato più dinamico e guidato dall'innovazione, il che comporta una maggiore sostenibilità fiscale nel lungo periodo.
La terza: l'isolazionismo splendido potrebbe essere più difficile da raggiungere del previsto. Non c'è dubbio che il pendolo si stia spostando dall'internazionalismo (gli Stati Uniti come tata e custode del mondo) verso l'isolazionismo ("America First" attraverso più tariffe, anti-immigrazione e deglobalizzazione). Questo atteggiamento solitario degli Stati Uniti si sta costruendo da tempo e probabilmente sarà solo amplificato da Trump 2.0. Le principali priorità del 47° Presidente sono interne, non estere. Il mondo interdipendente basato su regole e guidato dal libero mercato sotto la guida degli Stati Uniti è di secondaria importanza, ed è emblematico di un disimpegno strategico degli Stati Uniti dal mondo.
Ma la scomoda verità è che la svolta isolazionista dell'America non è priva di rischi. Perché? Perché gli Stati Uniti sono una grande nazione debitrice, da lungo tempo dipendente dal capitale estero per colmare il proprio deficit di risparmio. In breve, allontanarsi dal resto del mondo quando si è in debito con gli investitori stranieri per quasi 30 trilioni di dollari non sarà né facile, né prudente. Con enormi quantità di offerta di Treasury in arrivo sui mercati, l'ultima cosa di cui gli Stati Uniti hanno bisogno è un boicottaggio degli acquirenti stranieri.
La proprietà straniera di titoli statunitensi è aumentata di quasi dieci volte dal 2000, contribuendo ad oliare gli ingranaggi finanziari dei settori pubblico e privato statunitensi. Alla fine del secondo trimestre 2024, gli investitori stranieri possedevano il 30% dei Treasury USA negoziabili, il 35% delle obbligazioni societarie negoziabili e il 21% delle azioni statunitensi.
Questo è un altro modo per dire che il capitale estero è una componente critica dei mercati dei capitali statunitensi e che gli investitori stranieri hanno da tempo piena fiducia nei titoli statunitensi. Questa fiducia, tuttavia, potrebbe essere minata da un'amministrazione che brandisce minacce protezionistiche contro i propri creditori esteri. Il dollaro statunitense è balzato immediatamente dopo i risultati delle elezioni ma potrebbe indebolirsi o affievolirsi lungo il percorso mentre gli Stati Uniti diventano più introversi e isolati.
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