Trimestrale Eni “ai massimi degli ultimi anni” grazie al rialzo del greggio
La compagnia petrolifera ha visto una forte crescita degli utili nel terzo trimestre dell’anno, tornato in positivo dopo che la crisi da coronavirus aveva colpito i risultati della società nel corso del 2020.
Spinta anche da questi numeri risultati tra i migliori degli ultimi tempi, l’ad Descalzi ha confermato il percorso di Eni verso la transizione del suo business verso una graduale decarbonizzazione.
I risultati di Eni
Eni sotto i riflettori oggi a Piazza Affari dopo il rilascio dei dati trimestrali di questa mattina prima dell’apertura del mercato, accolti positivamente (+1%) dagli operatori.
Il gruppo petrolifero ha chiuso il terzo trimestre con un utile operativo adjusted salito a 2,5 miliardi di euro, segnando una crescita del 22% rispetto ai tre mesi precedenti. Ancora maggiore la crescita dell’utile nei primi nove mesi dell’anno, balzati del 314% rispetto allo stesso periodo del 2020, arrivando a 5,86 miliardi (+4,4 miliardi).
Torna positivo l’utile netto, arrivato a 1,2 miliardi di euro, rispetto al rosso dello stesso periodo del 2020, quando la crisi da coronavirus aveva portato ad una perdita di 503 milioni per la società.
Superata l’emergenza, l’utile netto adjusted si è portato a 1,43 miliardi di euro da una perdita di 153 milioni rispetto allo stesso periodo 2020 e aumentando del 54% se paragonato al secondo trimestre 2021.
Il flusso di cassa operativo, ante capitale circolante al costo di rimpiazzo, è arrivato a 3,3 miliardi di euro nel trimestre, a fronte di capex netti di 1,1 miliardi di euro, mentre nei nove mesi del 2021 è stato di 8,1 miliardi di euro, finanziando capex netti di quattro miliardi di euro, con un free cash flow di oltre 4 miliardi di euro.
Un trend in crescita
I risultati trimestrali sono stati definiti “ottimi” dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, secondo il quale “confermano il continuo trend di crescita delle performance economico finanziarie” della società.
Il positivo trimestre è arrivato “grazie alle performance di tutti i business”, grazie alle quali Eni ha generato 2,5 miliardi di Ebit adjusted e un utile netto adjusted di 1,4 miliardi, che rappresentano i “valori massimi degli ultimi anni”, sottolinea il manager, aggiungendo che nei primi nove mesi dell’anno la forte generazione di cassa e l’attenta gestione dei costi rendono disponibili oltre quattro miliardi di euro di free cash flow, “più che sufficienti a coprire l’intero dividendo e il buyback 2021”.
L’outlook 2021
Per quanto riguarda l’anno in corso, da Eni prevedono un cash flow operativo ante working capital in crescita a circa 12 miliardi di euro, considerando 70 dollari al barile per il Brent e un margine di raffinazione SERM leggermente negativo.
Viene confermata la produzione di idrocarburi a quasi 1,7 miliardi di boe/giorno, mentre nel quarto trimestre è prevista a 1,76 milioni di boe/giorno.
La capacità rinnovabile installata, inoltre, è prevista a 1,2 GW (2 GW includendo la capacità rinnovabile in costruzione), cifra “molto superiore al target di inizio anno”.
Per Eni gas e luce & Renewables l’Ebit adjusted viene confermato a 350 milioni di euro, l’Ebitda adjusted pro-forma a 600 milioni, mentre il Leverage 2021 è atteso a circa 0,28.
I programmi di Eni
Per quanto riguarda il futuro, il gruppo sta “accelerando il piano di transizione”, continua Descalzi, citando “la quotazione della società che include Retail e Rinnovabili” che consentirà la valorizzazione di un modello di business unico, essenziale per la decarbonizzazione dei consumi della clientela retail”.
Proseguiranno, inoltre, gli investimenti per concretizzare il progetto di CCS in UK ad Hynet che è in gara per ricevere fondi da parte del governo inglese.
Infine, “Eni conferma il proprio impegno nella disciplina finanziaria per ridurre la cash neutrality, nel rapido sviluppo delle tecnologie per velocizzare i piani di decarbonizzazione, nonché nella spinta a estrarre valore dal portafoglio e creare nuovi driver di crescita tramite dedicati veicoli societari con valenza strategica”, conclude Descalzi.
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