Trump, con la Fed è scontro totale, “Servirebbe un Draghi”

27/06/2019 11:00
Trump, con la Fed è scontro totale, “Servirebbe un Draghi”

Il presidente degli Stati Uniti ha duramente criticato - sia su Twitter che in televisione - la Fed, definendo l’atteggiamento della Banca Centrale e del governatore Jerome Powell da “bambini testardi”.

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Dillo con un tweet

Un tempo erano 140, mentre oggi sono 280. Non importa quanti caratteri ci stiano in un tuo tweet se ti chiami Donald Trump. Tra le ultime uscite social del presidente degli Stati Uniti c’è stata la sfuriata contro la Federal Reserve, guidata dall’avvocato Jerome Powell, nominato nel 2017 dallo stesso tycoon.

Nonostante una Fed che non sa quello che sta facendo, siamo sulla strada giusta per vivere uno dei migliori mesi di giugno della storia degli Stati Uniti. Pensate a quello che avremmo potuto fare se la Fed l’avesse fatta giusta”.

Il messaggio è di una chiarezza cristallina. Ma Trump, si sa, ama ribadire le cose più volte.

Io l’ho creato e io lo distruggo

Così, in un un’intervista a Fox News, il l’inquilino della Casa Bianca ha addirittura rincarato la dose: Powell? Ho tutto il diritto di licenziarlo.

Piccolo dettaglio, la democrazia americana, basata sul concetto di check and balance (controllo e bilanciamento reciproco), garantisce l’indipendenza della banca centrale.

Ora ci vorrebbe un Draghi

Un attacco, quello di Trump, che ha pochi precedenti e nel corso del quale, il presidente ha tirato fuori dal cilindro un nome a noi europei molto familiare: quello del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.

Dopo aver sottolineato nuovamente che Powell “l’ho creato io”, e quindi può liberarsene a piacimento, Trump ha affermato che al suo posto vedrebbe molto bene proprio Draghi, la cui azione gioverebbe all’economia americana.

Per la serie ‘non si dica che il mercato del lavoro non offre opportunità’. Mario Draghi non ha ancora esaurito il suo compito al vertice della Banca Centrale Europea, che già il suo nome viene fatto dall’altra parte dell’Atlantico dal presidente degli Stati Uniti in persona.

Il presidente della Bce ha infatti aperto a nuovi stimoli all'economia qualora dovessero rendersi necessari, cosa che a Trump piacerebbe facesse lo stesso Powell.

Peccato che l’umore del tycoon sia molto volubile: appena una settimana fa, Draghi era il nemico mortale a causa proprio degli stimoli all’economia, viste da Trump come una manipolazione di valuta in grado di avvantaggiare ingiustamente l'Europa contro gli Stati Uniti.

Usa sotto attacco

La sindrome del Paese sotto attacco dall’esterno è una strategia politica come tante altre e la storia insegna che la raccolta di consenso sul breve periodo è solitamente molto generosa. Più problematico riuscire a mantenere quanto raccolto.

Il tweet a cui si faceva riferimento poco fa si conclude in questo modo: “Ora (la Fed) se ne sta ferma, come un bambino testardo, quando invece abbiamo bisogno di tagli dei tassi e di provvedimenti di sostegno all’economia per contrastare ciò che altri Paesi stanno facendo contro di noi. Ha rovinato tutto (Blew it)”.

Trump ha duramente criticato i rialzi dei tassi decisi dalla nel 2018, chiedendo tagli. Ora che la Fed sembra più propensa a concedere questi tagli, Trump ha deciso di ignorare il cambio di rotta della banca centrale, tenendola sempre ben piantata nel mirino.

Magari perché Powell, in un suo recente intervento, ha parlato di incertezze per l’outlook dell’economia americana. Una cosa che Trump avrebbe preferito non sentire.

L’uomo di St.Louis

Il braccio di ferro con una Fed da lui stesso creata (attualmente sono cinque i membri del board e quattro li ha nominati Trump, incluso Powell), ha portato il presidente americano a contattare James Bullard, presidente della Federal Reserve di St.Louis, così come riporta il WSJ (https://www.wsj.com/articles/st-louis-feds-bullard-said-he-was-contacted-by-white-house-for-fed-board-job-11561502312).

Il suo potrebbe essere il primo nome a riempire uno degli ultimi due seggi vuoti nel board.

Lo stesso Bullard, considerato dovish (ossia caratterizzato da un atteggiamento più da da colomba che da falco, hawkish), ha detto di essere stato contattato dalla Casa Bianca negli ultimi mesi, con delle conversazioni “conoscitive”.

Bullard è l’unico che, nel meeting della settimana scorsa del Federal Open Market Committee, il braccio di politica monetaria della Fed, ha votato per un taglio dei tassi di 25 punti base, mentre gli altri nove membri hanno votato per lasciarli al 2,25-2,5%.

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