Trump restio a entrare in guerra con l’Iran, borse su

20/06/2025 06:15
Trump restio a entrare in guerra con l’Iran, borse su

Il presidente deciderà nel corso delle prossime due settimane se gli Stati Uniti colpiranno direttamente l'Iran, ha detto la sua portavoce ieri sera. I future delle borse dell’Europa sono in positivo.

Due settimane non vuol dire niente. Significa semplicemente 'più tardi'. Ma 'più tardi’ può anche significare ‘mai’”.

A Ginevra i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania (il cosiddetto formato E3), assieme all’alto rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas, avranno un incontro cruciale con il titolare della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi.

La Banca d’Inghilterra ha confermato ieri i tassi di riferimento al 4,25%. Tre membri del board di politica monetaria, su nove, avrebbero preferito tagliare di un quarto di punto.

UniCredit probabilmente ritirerà la propria offerta di scambio per Banco Bpm, lo ha detto l'AD Andrea Orcel in una intervista a la Repubblica. "Abbiamo fatto e continuiamo a fare di tutto, ma se non riusciremo a risolvere, come probabile, ci ritireremo", ha detto.

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Si riapre uno spazio per la diplomazia sull’Iran e il contesto di mercato cambia un’altra volta: torna a salire la propensione al rischio e i future delle borse dell’Europa girano in positivo. Ieri il Ftse Mib di Milano ha chiuso in ribasso dell’1,2%. Perdono forza i beni rifugio: l’oro è in calo dello 0,5%.

Petrolio tipo Brent a 77 dollari, in rialzo dello 0,7%: anche se ci sono delle schiarite, la guerra Iran-Israele prosegue, siamo all’ottavo giorno di attacchi con missili, aerei e droni.

Oggi riapre Wall Street, ieri chiusa per festività I volumi potrebbero essere modesti e i movimenti dei prezzi potrebbero essere erratici, in quanto oggi, oltre a essere in prossimità del fine settimana, è giornata di scadenze tecniche.

DUE SETTIMANE

Il presidente Donald Trump deciderà nel corso delle prossime due settimane se gli Stati Uniti colpiranno direttamente l'Iran, ha detto la sua portavoce. "Sulla base del fatto che c'è una sostanziale possibilità di negoziati, che potrebbero o meno avere luogo con l’Iran, nel prossimo futuro, prenderò la mia decisione se andare o meno", ha detto Trump in un messaggio dettato, secondo la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. La dichiarazione di stanotte sembra un passo indietro dopo una serie di minacce e avvertimenti, comprese le richieste per i residenti di Teheran di evacuare. Non è detto che tra quindici giorni una decisione sarà presa. Il New York Times scrive che due settimane è il suo numero magico. “Può voler dire "tutto e niente. Sono una proroga e allo stesso tempo una programmazione. Non sono un'unità di tempo oggettiva, ma soggettiva. Sono completamente slegate da qualsiasi senso cronologico. Significa semplicemente 'più tardi'. Ma 'più tardi’ può anche significare 'mai'", sottolinea il quotidiano. Alla Casa Bianca lo sanno tutti, quando il presidente non sa bene cosa fare posticipa di due settimane, quando vuole chiudere una vicenda aperta da anni, dice che sarà terminata nel giro di due settimane. Quando due mesi fa i media gli chiesero se potesse fidarsi di Vladimir PutinTrump aveva risposto: "Ve lo farò sapere tra circa due settimane". Sulla legge di bilancio, lo stesso, aveva detto di voler chiudere in quindici giorni.

INIZIATIVA DIPLOMATICA DELL'EUROPA

Nella guerra tra Israele e Iran, dopo gli iniziali tentennamenti, entrano in campo gli europei. A Ginevra i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania (il cosiddetto formato E3), assieme all’alto rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas, avranno un incontro cruciale con il titolare della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi. Si tratterà del primo, vero tavolo alla ricerca di una soluzione negoziata con Teheran. Un incontro che, nel giro di una manciata d'ore e dopo l'apertura di Donald Trump al dialogo, da tentativo disperato potrebbe tramutarsi in apripista per una trattativa tra Usa e Iran.

Il team europeo proverà a costruire un ponte con uno dei pochi esponenti dialoganti del regime degli ayatollah. La forza negoziale dell'Europa, rispetto a quella di Washington, è minima. Ma, se davvero si concretizzeranno le prove di dialogo tra Usa e Iran, il tavolo di Ginevra potrebbe delineare un contorno, sia pur traballante, della trattativa.

REGNO UNITO: TAGLIO TASSI AVANTI PIANO

La Banca d’Inghilterra ha confermato ieri i tassi di riferimento al 4,25%. Tre membri del board di politica monetaria, su nove, avrebbero preferito tagliare di un quarto di punto. Anche il vice governatore Dave Ramsden ha votato per l’allentamento.

“La BoE ha mantenuto i tassi invariati, proseguendo con il suo approccio di allentamento graduale. Sebbene il recente aumento dei prezzi dell’energia e l’elevata inflazione richiedano una certa cautela, la debolezza del mercato del lavoro e la crescita contenuta dei salari suggeriscono che il processo di disinflazione non si è ancora esaurito. Continuiamo ad aspettarci che la banca centrale riprenda a tagliare i tassi ad agosto, per poi passare a riduzioni consecutive a partire da novembre, portando infine il tasso di riferimento al 3,25%”, commentava ieri Simon Dangoor, head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management.

BANCHE CENTRALI

Tra ieri e l’altro ieri, il costo del denaro è sceso nel mondo di un bel po’: tre banche centrali hanno tagliato i tassi di interesse di riferimento.

All’origine delle inaspettate decisioni ci dovrebbero essere i dazi di Trump, con tutto quel che ne deriva per l’ordine economico finanziario globale. La guerra commerciale dichiarata dagli Stati Uniti al mondo avrebbe dovuto risvegliare l’inflazione, invece, sembra che gli effetti dei dazi siano sulla crescita.

Del tutto inatteso è stato l’allentamento monetario annunciato ieri dalla Norvegia, il primo dallo scoppio della pandemia: nessuno degli economisti del consensus di Bloomberg se lo aspettava.

Il giorno prima, sempre in Scandinavia, la svedese Riksbank aveva deciso di procedere con il secondo taglio dei tassi del 2025, dopo aver avvertito a marzo che la politica monetaria non sarebbe tornata a essere espansiva. In questo caso però, una parte degli economisti se l’aspettavano.

Anche la banca centrale della Svizzera aveva lasciato intendere di non voler intervenire sui tassi in questa parte dell’anno, invece ieri è arrivato il taglio. La BNS prevede che l'inflazione media, nel 2015, sarà di appena lo 0,2%, anche per effetto dell’apprezzamento del franco.

La pressione sui prezzi in Svezia, si è attenuata dopo un picco temporaneo all'inizio dell’anno, mentre il ciclo economico ha rallentato. La corona svedese ha registrato la migliore performance nel G-10 da inizio anno, con un'impennata del 15% rispetto al dollaro, il movimento ha contribuito a ridurre il rischio di inflazione importata.

In Asia Pacifico salgono le borse di Hong Kong, di Mumbai e di Seul, quest’ultima tocca i massimi degli ultimi tre anni.

GIAPPONE

Sulla parità l’indice Nikkei di Tokyo.

I prezzi al consumo di maggio sono aumentati del 3,7% rispetto a un anno prima, il ritmo annuale più veloce in più di due anni, secondo i dati del governo.

L'aumento dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) a livello nazionale, esclusi gli alimenti freschi volatili, è stato il più forte dal 4,2% registrato nel gennaio 2023 e ha seguito un aumento del 3,5% in aprile, ha dichiarato il Ministero degli Affari Interni e delle Comunicazioni.

Il tasso d'inflazione, un indicatore chiave per la Banca del Giappone nel determinare la tempistica dei rialzi dei tassi, è rimasto al livello o al di sopra dell'obiettivo di prezzo del 2%

della banca centrale dall'aprile 2022. Il CPI core-core, che elimina gli effetti della volatilità degli alimenti freschi e del costo del carburante per mostrare l'andamento dei prezzi sottostanti, è aumentato del 3,3% a maggio rispetto a un anno prima, dopo un aumento del 3,0% ad aprile, secondo i dati.

Tra le principali componenti, i prezzi dei generi alimentari, esclusi quelli freschi, sono aumentati del 7,7 per cento, accelerando rispetto al 7,0 per cento di aprile.

TITOLI

UniCredit probabilmente ritirerà la propria offerta di scambio per Banco Bpm, lo ha detto l'AD Andrea Orcel in una intervista a la Repubblica. "Abbiamo fatto e continuiamo a fare di tutto, ma se non riusciremo a risolvere, come probabile, ci ritireremo", ha detto.

Quanto all'accusa di continuare ad operare in Russia nonostante le sanzioni, Orcel replica dicendo di aver fatto "di più di ciò che ci ha chiesto la Bce" e che "nessuna altra banca ha ridotto le attività come noi”.

Nell'intervista Orcel dice anche che UniCredit resta per ora investitore in Commerzbank seguendo con attenzione il percorso di trasformazione della banca.

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