UBS rinuncia alle garanzie dello Stato svizzero

L’istituto svizzero ha volontariamente rinunciato al contratto di garanzia che avrebbe dovuto coprire perdite fino a 9 miliardi di franchi svizzeri concordato con la Confederazione e la BNS nell’ambito dell’acquisizione di Credit Suisse, rassicurando così Paese e mercato.

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La rinuncia di UBS

La decisione ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai contribuenti svizzeri, terminando così un dibattito nel paese sull’opportunità di un intervento statale per sostenere una banca.

Condizionata anche dalle polemiche, UBS ha rinunciato volontariamente e con effetto immediato al contratto di garanzia a copertura delle perdite concordato con la Confederazione e la Banca Nazionale Svizzera (BNS), operazione inserita nell’ambito dell’acquisizione di Credit Suisse.

L’accordo sull’LPA

Nell'ambito dell’acquisizione dello scorso marzo, il governo svizzero e UBS avevano stipulato un Loss Protection Agreement (LPA) che avrebbe dovuto coprire perdite fino a 9 miliardi di franchi svizzeri a seguito di una valutazione completa del portafoglio designato di attività non-core di Credit Suisse, compresi gli scenari di grave stress loss, diventato effettivo il 12 giugno 2023.

All'epoca si riteneva che ciò fosse necessario per proteggere UBS da potenziali rischi post-acquisizione, dato che il tempo a disposizione per esaminare le rispettive attività durante il fine settimana di salvataggio era molto limitato.

Dopo aver esaminato tutte le attività coperte dall'LPA dalla chiusura di giugno e aver effettuato gli opportuni aggiustamenti del fair value, UBS ha concluso che questo strumento “non è più necessario”, spiega la nota.

Pertanto, UBS ha notificato la risoluzione volontaria e pagherà un totale di 40 milioni di franchi svizzeri per compensare la Confederazione svizzera per l'istituzione dell'LPA.

La PLB

Sempre nell'ambito della stessa operazione di salvataggio, il 19 marzo 2023 il governo svizzero ha istituito la Public Liquidity Backstop (PLB) per un importo massimo di 100 miliardi di franchi, che aveva consentito alla BNS di fornire a Credit Suisse un sostegno di liquidità sufficiente, supportato da una garanzia di inadempienza della Confederazione.

Tutti i prestiti concessi nell'ambito del PLB sono stati interamente rimborsati da Credit Suisse alla fine di maggio 2023 e, a seguito di una revisione completa della situazione dei finanziamenti, UBS ha deciso di porre volontariamente fine all'accordo PLB con la BNS a partire dall'11 agosto 2023.

Fino al 31 luglio 2023, il Credit Suisse ha speso una commissione d'impegno e un premio di rischio per un totale di 214 milioni di franchi, di cui circa 61 milioni di franchi alla BNS e 153 milioni di franchi alla Confederazione svizzera.

Infine, Credit Suisse ha anche rimborsato il prestito ELA+ di 50 miliardi di franchi alla BNS a partire dal 10 agosto 2023, dopo aver anche pagato alla BNS un premio di rischio di 476 milioni di franchi.

UBS “continua a concentrarsi sul successo dell'integrazione di Credit Suisse”, conclude la banca svizzera nella nota.

Rally in borsa e view analisti

A Zurigo, intanto, il titolo UBS balza fino a guadagnare il 5%, portandosi ad un massimo di 20,54 franchi svizzeri.

Secondo diversi analisti interpellati dall'agenzia Awp, la notizia odierna dovrebbe “calmare il dibattito politico sul potenziale pericolo UBS per la Svizzera”.

Fra gli operatori c'è il sentimento che la banca abbia ancora molta strada da percorrere, ma il management sta attuando il piano a pieno ritmo, in attesa di una maggiore chiarezza sui passi futuri che potrebbe giungere a fine mese con la pubblicazione dei risultati trimestrali.

“La notizia dovrebbe calmare il dibattito politico riguardante l'esposizione dei contribuenti a UBS”, spiega l'analista di Vontobel Andreas Venditti.

“La restituzione volontaria anticipata potrebbe anche aiutare in altre questioni, come la negoziazione del mantenimento degli affari svizzeri di Credit Suisse”, secondo l'analista di Citi Andrew Coombs.

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