Un 2024 di minor crescita: le previsioni di Goldman Sachs


La banca statunitense si attende un PIL in aumento del 2,6% a livello globale nel corso del prossimo anno, grazie a banche centrali più accomodanti e un una crescita cinese oltre il 4%.


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Minore crescita nel 2024

Alcune banche mondiali prevedono un rallentamento per l’economia nel corso del prossimo anno, tra tassi di interesse elevati, maggiori prezzi energetici e le due principali economie che potrebbero segnare il passo.

Un sondaggio svolto dalla Reuters indica una possibile crescita del 2,9% per quest’anno, mentre il rallentamento economico porterà l’economia a ridurre questa cifra fino al 2,6% nel 2024.

La maggior parte degli economisti si aspetta che l’economia globale eviti una recessione, ma ha segnalato la possibilità di “recessioni lievi” in Europa e nel Regno Unito.

Un atterraggio morbido per gli Stati Uniti sembra essere ancora in vista, anche se l'incertezza sul percorso di stretta monetaria della Federal Reserve offusca le prospettive.

La crescita della Cina sembra indebolirsi, esacerbata dalle aziende che cercano destinazioni di produzione alternative ed efficienti in termini di costi.

In ogni modo, il 2024 previsto da Goldman Sachs dovrebbe confermarsi come un anno di crescita economica globale, riproponendo un aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL) minore per Stati Uniti ed Eurozona rispetto a quello del gigante cinese.

Le previsioni globali di Goldman Sachs

D’accordo con il sondaggio della Reuters si sono dette le economiste di Goldman Sachs in un report firmato da Allison Nathan, Jenny Grimberg e Ashley Rhodes.

La crescita del PIL globale (+2,6%) sarà sostenuta da “venti favorevoli” quali una “forte crescita del reddito familiare, un minor freno derivante da politiche monetarie fiscali più restrittive”, con le banche centrali “più propense a tagli dei tassi se necessario”, oltre che ad “una ripresa dell’attività manifatturiera”, scrivono da GS.

L’inflazione globale è vista dalla banca USA tornare al 2-2,5% entro la fine del 2024, con quella ‘core’ (senza energia e alimentari) e quella degli alloggi in continua riduzione, a cui si aggiunge un equilibrio tra domanda e offerta nel mercato del lavoro in miglioramento.

Gli Stati Uniti nel 2024

In questo contesto globale, il PIL degli Stati Uniti è visto aumentare dell’1,8% su base trimestrale nel corso del prossimo anno rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente, grazie ad un “minor freno derivante da politiche monetarie e fiscali più restrittive e una forte crescita del reddito disponibile reale”.

Le economiste di Goldman Sachs continuano “a vedere una probabilità inferiore alla media del 15% di entrare in una recessione nei prossimi 12 mesi”, mentre l'inflazione di base dovrebbe scendere al 2,4% entro dicembre 2024, “riflettendo la disinflazione dalla fase avanzata di riequilibrio nei mercati del lavoro, degli affitti immobiliari e dell'automobile”.

Infine, il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 3,7% nel 2024, per poi mantenersi su questo livello anche nel corso dei prossimi anni.

Per quanto riguarda le politiche monetarie della Federal Reserve, la banca ritiene completato il ciclo di rialzi dei tassi di interesse, i quali dovrebbero rimanere nell’attuale intervallo (5,25%-5,5%) fino al 2024.

Il primo taglio dei tassi dovrebbe avvenire solo nel quarto trimestre del prossimo anno, con una riduzione di 25 punti base al trimestre che potrebbe portare il tasso dei fondi federali a stabilizzarsi al 3,5-3,75%, un tasso di equilibrio più alto rispetto al ciclo precedente.

L’eurozona e la Banca centrale europea

Il rallentamento economico attualmente in corso nell’area dell’euro dovrebbe proseguire anche nel complessivo secondo semestre 2023, per poi tornare a cresce nel 2024, quando il PIL aumenterà anno su anno dell’1,8%.

A sostenere l’economia saranno un aumento del reddito disponibile reale, un attenuarsi del freno del credito con la BCE che rimane ferma e un miglioramento dell'attività manifatturiera, che dovrebbe più che compensare la crescente controvento derivante dalla politica fiscale.

“Prevediamo che l'inflazione di base rallenti ulteriormente al 2,2% anno su anno entro dicembre 2024, riflettendo continue diminuzioni dell'inflazione nei servizi e una crescita salariale normalizzante”, scrivono da Goldman Sachs.

Il tasso della BCE dovrebbe fermarsi al 4% fino al primo taglio che dovrebbe arrivare nel terzo trimestre del 2024, per poi essere ridotto ad un ritmo di 25 punti base al trimestre fino a quando non raggiungerà il 2,5% nel quarto periodo del 2025.

Per quanto riguarda la politica di bilancio, da GS si attendono una limitazione degli investimenti del PEPP da parte dell’istituto centrale europeo a partire dal secondo trimestre del 2024 a 10 miliardi di euro al mese, prima di interrompere tutti gli investimenti a partire dal terzo trimestre del 2024.

Le previsioni per la Cina

Crescita maggiore prevista dall’istituto statunitense per la Cina, con un PIL annuale a +4,8% nel 2024, grazie ad un rafforzamento della politica di stimolo e una ripresa della crescita degli investimenti.

Questo aumento delle politiche di sostegno dovrebbe essere front-loaded e il momentum di crescita dovrebbe essere più forte nella prima metà del 2024.

Detto questo, “manteniamo una visione prudente sulle prospettive di crescita a medio e lungo termine della Cina, date le deterioranti condizioni demografiche, il deleveraging nel settore immobiliare e dei governi locali e la riduzione del rischio nelle catene di approvvigionamento globali”, aggiungono da Goldman Sachs.


I rischi geopolitici

Le economiste di GS hanno poi sottolineato i rischi che potrebbero apparire all’orizzonte, rallentando la crescita mondiale.

In primo luogo, un’eventuale escalation della guerra in Medio Oriente interromperebbe il commercio attraverso lo Stretto di Hormuz, portando “significativi aumenti nei prezzi dell'energia che probabilmente ridurrebbero la crescita globale, in generale”.

Nei paesi avanzati e nelle economie emergenti, inoltre, un ambiente di tassi più alti per un periodo prolungato presenterebbe diverse sfide alla crescita, “anche se continuiamo a pensare che tassi più elevati saranno un ostacolo gestibile, non uno shock recessivo”, spiegano le economiste.

Infine il debito pubblico: un deterioramento nei paesi avanzati è motivo di “crescente preoccupazione”, anche se da Goldman Sachs ritengono “che i mercati rimarranno pazienti a meno che le elezioni statunitensi dell'anno prossimo non portino alla possibilità di una nuova espansione fiscale non finanziata”.


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