Un mix di attese positive rasserena i mercati


Per Tognoli l’inflazione potrebbe non aver ancora raggiunto il picco, ma potremmo però esserci vicini. E i mercati cominciano a scontare diversi fattori positivi in grado di ridurre il rischio sistematico: l’azione corale Europea sulla causa principale dell’inflazione, gli interessi economi della Cina che potrebbero spingere Putin a una soluzione rapida del conflitto e le elezioni USA di mid term alle porte.


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Prezzi al consumo YoY di settembre dell’Europa alle 11:00 (stima 10% contro 9,1% di agosto), stima peraltro già uscita il 30 settembre.

Le attese sui mercati sono concentrate sul meeting della BCE, fissato per la prossima settimana (27 ottobre) dove la Lagarde è attesa aumentare i tassi di 75 bp, forte di una inflazione che, come abbiamo visto, ha raggiunto il 10%, ma che potrebbe essere molto vicina al suo picco massimo.

La flessione del prezzo del gas e del petrolio delle ultime settimane (117 euro al megawattora e 84,9 dollari al barile per il Wti a ieri) per potersi scaricare a valle necessita però di tempo. Almeno un trimestre, visto che l’aumento del prezzo dell’energia elettrica per il 4Q22 (+71,5% rispetto al 3Q22 e +161% rispetto al 4Q22), calcolato secondo il noto meccanismo, è avvenuta con i prezzi del gas più vicino ai massimi che ai minimi.

Potremmo quindi pensare che se il prezzo del gas dovesse rimanere nell’intorno di questi livelli per tutto il trimestre (e le premesse ci sono, visto che l’accordo su un tetto dinamico al prezzo sembra a portata di mano), la crescita dell’inflazione registrerebbe una riduzione. Il che non significa che i prezzi scendono, ma che salgono meno. In ogni caso, oggi in Europa siamo meno ricchi (o più poveri) del 10% rispetto ad un anno fa. La discesa dell’inflazione sarà comunque e con tutta probabilità lenta, visto che ormai la stessa si è infiltrata nella dinamica economica.

Se questo scenario dovesse essere confermato, occorrerà capire se i tempi sono compatibili con le stime della BCE, oppure il whatever it takes contro l’inflazione continuerà inesorabile fino al 2% di target. Secondo le nostre aspettative, dopo il rialzo di 75 bp il 27 ottobre prossimo, la BCE userà molta cautela e flessibilità evitando, per quanto possibile, di esporre la crescita economica ad una lunga e profonda recessione.

Non siamo ancora fuori dal guado e quindi l’inflazione potrebbe non aver ancora raggiunto il picco, ma potremmo però esserci vicini. E i mercati cominciano a scontare diversi fattori positivi in grado di ridurre il rischio sistematico. Il primo, l’azione corale Europea sulla causa principale dell’inflazione (45%), il secondo, gli interessi economici della Cina che, come argomentavamo ieri, potrebbero spingere Putin a una soluzione rapida del conflitto e last but not least, le elezioni USA di mid term alle porte (quale migliore supporto dell’inizio delle trattative di pace potrebbero portare voti a Biden?).

Come abbiamo messo in luce nel commento del 21 settembre, la fine del mercato orso potrebbe dunque collocarsi tra gennaio/febbraio 2023.

La volatilità che di solito caratterizza queste fasi, se ben gestita non è per forza un male ma può favorire una gestione attiva. Questo vuol dire mantenere un contatto costante con le società in portafoglio e adottare un approccio bottom up che vada a privilegiare lo stock picking.

I professionisti dello stock picking scelgono i titoli in base alla personalità dell’azienda e alla sua capacità di superare crisi e volatilità. Le caratteristiche da tenere in considerazione sono: livelli bassi di indebitamento; marginalità sostenibile e vantaggi competitivi chiari; controllo delle catene di fornitura (preferibilmente corte). Caratteristiche che per le piccole e medie imprese è più semplice rispettare, grazie alla maggiore agilità e flessibilità operativa e decisionale.

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