Unicredit al sicuro da impatto Signa. Le previsioni sugli utili


L’esposizione della banca milanese al gigante austriaco dell’immobiliare sarebbe già largamente garantita da asset immobiliari e l’istituto si appresta a mettere da parte altri fondi come riserve, da decidere il prossimo 4 febbraio quando il consiglio di amministrazione si riunirà per analizzare i risultati del 2023.


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Unicredit non teme Signa

Un’esposizione da 600 milioni dal caso Signa, il gigante austriaco in crisi attivo nel settore immobiliare, ma Unicredit sarebbe già coperta secondo indiscrezioni riportate da MF, con qualche decina di milioni di riserve da mettere da parte, proposta che arriverà sul tavolo del consiglio di amministrazione di Piazza Gae Aulenti già il prossimo 4 febbraio, quando il board sarà impegnato con i risultati del quarto trimestre e del 2023. Unicredit è esposta a Signa tramite la sua controllata austriaca Bank Austria e al momento non si prevedono impatti materiali sul conto economico.

L’esposizione a Signa “è stata progressivamente declassata dalle fonti di stampa: ad oggi sembra che sia largamente garantita da asset immobiliari, in linea con le nostre aspettative”, scrivono da WebSim Intermonte, considerando che “alcune decine di milioni di euro di rettifiche non spostano molto il P&L del gruppo soprattutto alla luce di 1,85 miliardi di euro di overlays (rettifiche su crediti performing) che Unicredit può usare per coprire nuovi NPEs”: giudizio ‘neutrale’ su Unicredit, con target price di 27,1 euro rispetto ai 26,95 euro di questa mattina (+1%).

Il caso Signa

Fondata in Austria nel 2000 da Benko, Signa è diventato il principale proprietario di centri commerciali in Europa centrale, con oltre 46.000 dipendenti, partecipazioni per 27 miliardi e progetti in fase di sviluppo per 25 miliardi.

Il ciclone Signa sta colpendo diverse istituzioni di credito come Julius Baer, il quale è pronto a ridurre il valore dell’esposizione al cliente di circa 400 milioni di franchi svizzeri (428 milioni di euro), rispetto al totale dei prestiti concessi al gruppo immobiliare fondato da René Benco, pari a 606 milioni di franchi. Tra gli altri, Raiffeisen Bank International, primo creditore con 2,2 miliardi di franchi austriaci di esposizione.

Le previsioni sugli utili

Gli analisti di Equita sim si attendono per Unicredit un quarto trimestre del 2023 con un utile netto inferiore rispetto a quello del terzo periodo, pari a 900 milioni mentre, più in generale, il consensus di Bloomberg è per un utile netto GAAP di 933 milioni di euro.

La sim prevede un margine di interesse NII a 3,6 miliardi, in flessione dell’1% su base trimestrale e in crescita del 4% su base annua, praticamente stabile. Il fatturato di Piazza Gae Aulenti è previsto a 5,6 miliardi, in calo del 6% su base trimestrale e dell’1% su base annua. Il consensus di Bloomberg indica ricavi a 5,527 miliardi.

L’utile operativo del quarto trimestre del 2023 è atteso da Equita a 3,1 miliardi, in flessione del 15% su base trimestrale e del 5% su base annua, mentre da Bloomberg prevedono un utile operativo in calo ulteriore, a 2,953 miliardi.

La dinamica dei ricavi è attesa da Equita “in contrazione su base trimestrale, con ricavi e commissioni sostanzialmente stabili su base trimestrale e una più bassa contribuzione da trading” e “anche alla luce del rinnovo del contratto bancario nazionale stimiamo costi operativi in crescita del 9% su base trimestrale, con il C/I che dovrebbe comunque mantenersi ad un buon livello in area 45%”.

“Sotto la linea operativa, riteniamo che la banca possa spesare maggiori LLPs, anche in ottica proattiva in vista del 2024, con un costo del rischio atteso in area 58 punti base volto ad aumentare ulteriormente i livelli di copertura” e “come atteso, il quarto trimestre del 2023 sarà inoltre un trimestre impattato da significativi oneri di integrazione, finalizzati ad ottimizzare la struttura di gruppo e a limitare l’inflazione dei costi operativi (anche a causa del rinnovo del contratto bancario nazionale in Italia) nei prossimi anni”, aggiungono dalla sim, prevedendo che questi oneri di integrazione arriveranno a 76 milioni di euro nel corso dell’ultimo trimestre del 2023.

Dal punto di vista degli utili, Equita è fiduciosa nella capacità di UniCredit di chiudere il 2023 “con un utile netto DTA (il cui rilascio non è fattorizzato nelle nostre stime) a 7,6 miliardi (-2% rispetto a stima precedente): un ammontare che confermerebbe per tutto l’anno utili superiori a quelli stimati dalla banca stessa, che punta su un utile netto, per l’intero 2023, pari a 7,25 miliardi”.

Il target sul titolo Unicredit è stato confermato a 31 euro (2025E P/E = 6,4 volte, P/TE = 0,87 volte con ROTE = 13,5%), a fronte di un rating ‘buy’ su un titolo “che tratta con un 2025E P/E = 5,5 volte, P/TE = 0,76 volte”.

Per quanto riguarda la remunerazione a favore degli azionisti, la previsione di Equita, infine, è che Unicredit distribuisca “il 25% della market cap nei prossimi due anni (via dividendo e buyback)”.

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