Unicredit alza le stime 2022 sul margine di interesse dopo la BCE


Le decisioni della Banca centrale europea non avranno alcun impatto significativo sul futuro della banca milanese, mentre ha aumentato a 9,7 miliardi le sue previsioni per l’intero anno in corso.


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Unicredit migliora le previsioni

Unicredit non ha ‘paura’ delle ultime decisioni della Banca centrale europea arrivate la scorsa settimana e alza le sue stime sul futuro alla luce delle conseguenze di quanto annunciato dall’istituto centrale.

Decisioni che “non avranno alcun impatto significativo”, spiega una nota pubblicata questa mattina, nonostante le modifiche dei termini e delle condizioni delle Tltro in genere “influiscono negativamente sugli istituti di credito con prestiti Tltro”.

In particolare, la banca milanese aggiorna la stima del margine di interesse (NII) per l’intero anno 2022, esclusa la Russia, stimandola in oltre 9,7 miliardi di euro, includendo “un contributo positivo del Tltro all’NII per l'intero anno di circa 0,4 miliardi”,

Unicredit, che aveva diffuso i suoi risultati relativi ai primi nove mesi dell’anno il giorno prima (26 ottobre) del meeting della BCE (27 ottobre), aveva previsto precedentemente un margine di interesse di 2,2 miliardi di euro.

Le nuove stime sulla guidance sono arrivate alla luce del “prudente riconoscimento, da parte di Unicredit, degli effetti del Tltro e tenendo conto di tutte le conseguenze economiche dell’annuncio della BCE”, spiegano dalla banca.

Restano invariate, invece, le informazioni comunicate nel terzo trimestre 2022 in merito al NII per il 2023, pertanto vengono confermati 10,1 miliardi previsti per il gruppo, Russia esclusa.

Il dato presuppone un “Deposit Facility Ragte (‘DFR’) dell’1,5% e può subire variazioni a seconda dell’andamento futuro dei tassi di interesse, dei volumi e della sensibilità della remunerazione dei depositi all’andamento dei tassi di mercato e altro”, aggiunge la nota della banca.

Infine, concludono da Piazza Gae Aulenti, “la sensibilità dell’NII di UniCredit ai tassi di interesse, comunicata con i risultati del terzo trimestre 2022, rimane invariata a circa €0,5 miliardi su base annua per un ulteriore aumento di 100 punti base del DFR”.

Le decisioni della BCE

Oltre a decidere un nuovo rialzo da 75 punti base per i tre tassi di interesse di riferimento, il direttivo della BCE aveva modificato i termini e le condizioni applicati alla terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT-III), ricalibrandole al processo di ‘normalizzazione’ della politica monetaria attualmente deciso dall’istituto europeo.

Pertanto, a partire dal 23 novembre 2022 e fino alla data di scadenza o rimborso anticipato di ogni OMRLT-III in corso, il relativo tassi di interesse sarà indicizzato alla media dei tassi di interesse di riferimento della BCE applicabili per ogni operazione in tale periodo.

L’annuncio ha permesso al titolo Unicredit di aprire positivo a Piazza Affari nella seduta di questa mattina, con le azioni che crescevano di oltre l’1% e toccando quota 12,40 euro, nonostante l’andamento negativo del Ftse Mib (-0,20%) di oggi.

Tutto oro ciò che luccica?

Nel corso di un’intervista, il Ceo della banca Andrea Orcel, ha ammesso che le politiche restrittive della BCE hanno avuto “un impatto negativo una tantum di oltre 300 milioni di euro legato al Tltro e un ulteriore incremento prudenziale delle coperture sui crediti in bonis”.

Nonostante questo, proseguiva Orcel, “la banca ha mantenuto il capitale ai vertici nel settore, con un Cet1 che si è attestato al 15,4%”.

In un contesto “ancora nebuloso”, nei primi 9 mesi dell’anno, “l’utile netto è cresciuto del 49% raggiungendo i 4 miliardi di euro, un risultato superiore a quello ottenuto nell’intero 2021”, sottolineava il manager, aggiungendo che “anche il trimestre appena chiuso è stato molto positivo, contribuendo a ottenere i migliori risultati relativi ai nove mesi in oltre un decennio, con un margine di interesse in crescita del 10% e una diminuzione delle rettifiche su crediti resa possibile dalla solida qualità degli attivi”.

Con il possibile arrivo di una recessione, il futuro resta incerto “per tutta l’alleanza atlantica e per l’Europa”, anche se Orcel continua a non essere catastrofista, e se “per l’Italia ci sarà da stare accorti”, “si può ragionevolmente rimanere ottimisti”.

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