Unicredit cede l’intera partecipazione in Yapi entro il 2022


La banca milanese ha annunciato l’uscita completa dal capitale della banca turca Yapi da realizzarsi entro il primo trimestre 2022. Nel frattempo, il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, ha spiegato che alla base del fallimento della trattativa con il Mef per Mps c’era una maggiore necessità di capitale rispetto a quanto previsto dal governo.


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L’uscita da Yapi

L’intera partecipazione detenuta da Unicredit nella banca turca Yapi ve Kredi Bankas verrà ceduta. La banca milanese, infatti, ha annunciato l’operazione tramite un comunicato pubblicato ieri sera dopo che Yapi ha deciso di esercitare il diritto di prelazione.

Secondo l’accordo sottoscritto nel 2019 tra Unicredit e il socio storico della banca milanese nella partecipazione, il gruppo Koç, quest’ultimo acquisirà il 18% del capitale, per un esborso 300 milioni di euro al cambio corrente, mentre il 2% restante verrà “ceduto sul mercato”.

L’operazione era stata annunciata nel 2019, quando il consiglio di amministrazione aveva approvato la cessione dell’intera o di parte della partecipazione e la vendita è subordinata all’ottenimento di tutte le autorizzazioni regolamentari, previsto nel primo trimestre 2022.

Già lo scorso anno, Unicredit aveva collocato il 12% del capitale di Yapi, tramite una procedura di accelerated bookbuilding per un totale di circa 460 milioni di euro.

L’impatto sul bilancio di Unicredit

Dalla banca milanese hanno previsto un impatto positivo moderato sul Cet 1 ratio consolidato di Unicredit, indicato come ‘low-mid single digit’, sulla base dei dati al 30 settembre 2021.

Per quanto riguarda l’intero esercizio dell’anno in corso, l’operazione genererà un impatto negativo sul conto economico consolidato di circa 1,6 miliardi, sulla base dei valori al terzo trimestre 2021, “derivante principalmente dalla riserva oscillazione cambi relativa alla partecipazione in YKB, che non genera impatto sul CET1 In quanto già attualmente rilevata”, spiega la nota della banca.

A Piazza Affari, intanto, il titolo Unicredit parte subito di slancio e guadagna oltre l’1% dopo circa mezz’ora dall’avvio delle trattative, risultando tra i migliori dei componenti del Ftse Mib, oggi negativo in apertura.

L’analisi di Equita Sim

L’operazione “era già classificata come investimento non strategico”, spiegano da Equita Sim e non dovrebbe “impattare l’utile netto e conseguentemente il dividendo dell’anno mentre avrà un moderato impatto positivo sul CET1 per via della riduzione dei RWA”.

“In vista del nuovo business plan che sarà presentato il 9 dicembre, l'operazione è coerente con la strategia di semplificazione della struttura del gruppo e di ottimizzazione dell'allocazione del capitale”, concludono dalla sim milanese.

Equita mantiene sul titolo Unicredit un rating ‘buy’ con target price a 13,6 euro.

Le ragioni del fallimento dell’operazione Mps

Ieri, intanto, il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario in relazione all’operazione di acquisizione di Monte di Paschi di Siena.

Orcel ha precisato che il mancato accordo con il Ministero del Tesoro è dovuto ad un “ammontare di capitale necessario per l’operazione che era più significativo di quanto il Mef si aspettasse e quindi considerato eccessivo”.

L’ammontare dell’aumento di capitale richiesto al Tesoro per poter acquisire in sicurezza la banca senese è stato secretato e non diffuso, ma secondo fonti del quotidiano Il Messaggero, arriverebbe a 6,3 miliardi di euro per il perimetro allargato, cioè l’intero gruppo che comprende Capital Services, factoring, leasing e Consorzio operativo, senza Npl, rischi legali e sette mila esuberi.

Tutte queste proposte sono state rifiutate dal Mef e il manager ha ribadito di aver “cercato e proposto diverse alternative”, ma non sono state giudicate sufficienti al proseguimento della trattativa, in quanto l’operazione non doveva realizzarsi a ogni costo”.

Nonostante il fallimento, Orcel ha spiegato di aver fatto del loro meglio “per cercare di raggiungere un accordo che fosse in linea con i principi concordati all’inizio delle trattative”, specificati nell’accordo firmato con il Mef e comunicato al mercato il 29 luglio.

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