Unicredit, il nodo Mps si insinua nella discussione sul rinnovo del Cda


Ieri l’incontro “informale” del board in vista della riunione di mercoledì per la formalizzazione della lista dei consiglieri da portare all’assemblea di aprile per il rinnovo. In bilico la posizione del Ceo Mustier a seguito della sua chiusura a un possibile deal con Mps. Il governo non sarebbe dello stesso avviso.


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Il titolo esposto all’altalena dei mercati

Inizio di settimana in rosso per il titolo UniCredit dopo le indiscrezioni sull’incontro domenicale tra i membri del board per discutere “alcuni temi di governance” in vista del consiglio di amministrazione calendarizzato per il 2 dicembre. Le azioni della banca milanese alle 12 confermano il movimento in territorio negativo e il segno meno (-3,85%) della giornata, scambiate a 8,74 euro.

Al centro dell’interesse dei mercati non soltanto la lista dei consiglieri da presentare per il rinnovo all’assemblea di aprile, ma anche le altre indiscrezioni scaturite nel corso della giornata di ieri, in merito alla posizione del Ceo dell’istituto Jean Pierre Mustier, da sempre contrario a eventuali aggregazioni, in Italia e all’estero. E in questa posizione entra in gioco la partita aperta di Banca Mps, con il ministero delle Finanze primo promotore di una eventuale acquisizione dell’asset da parte dell’istituto di piazza Gae Aulenti. Il titolo dell’istituto senese, sospeso più volte al rialzo nel corso della mattinata, alle 12 si muove in controtendenza rispetto alla piazza finanziaria italiana (-0,36%) e all’indice settoriale (Ftse Italia banche a -1,17%), segnando un rialzo del 6,38% a 1,20 euro.

Il nodo Mustier

Il Ceo di Unicredit, in carica dal 2016, ha ribadito in più occasioni la sua contrarietà a possibili M&A (in Italia e all’estero) in linea con la politica di creazione di una subholding estera e con quella pulizia degli asset a rischio, avviata proprio in concomitanza con il suo ingresso alla guida dell’istituto. A oggi Unicredit si è liberata di circa 25 miliardi di euro di crediti deteriorati e l’entrata in trattative con Mps significherebbe un cambio di rotta per la strategia del gruppo (il piano strategico sarà inoltre rivisto nel 2021). Secondo gli analisti di Equita Sim (che confermano per Unicredit rating hold con tp 8,8 euro) l’ipotesi di un deal con Mps potrebbe «rivelarsi neutrale sotto il profilo del rischio e del capitale per Unicredit solo in caso di pieno riconoscimento delle attività fiscali differite di entrambe le banche (circa 3,6 miliardi ciascuna) oltre che con un aumento di capitale di Banca Mps di 2,5 miliardi, uno scenario difficilmente realizzabile sotto il profilo politico».

Il governo cerca di “passare la palla” Mps

Il governo per parte sua cerca di rendere più appetibile Mps lavorando a misure fiscali per incentivare una fusione nel 2021 tramite la conversione di imposte differite attive (Dta) in crediti d'imposta per 2,5 miliardi.

Appunto quest’ultima apertura avrebbe suscitato malumori in Parlamento. Secondo quanto riporta oggi il Corriere della Sera, il M5s avrebbe definito l’opzione “un regalo a Unicredit” questo, a rigor di logica, soltanto se la posizione del Ceo finisse in minoranza e la banca decidesse di entrare nel risiko bancario sulla scia di quanto fatto già da Intesa Sanpaolo con Ubi e dalla recente mossa di Credit Agricole sul Creval.

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