Unicredit – Mps, matrimonio d’interesse. Mps porta una dote da 5,5 miliardi di euro
Il ministero dell’Economia Gualtieri punta a nuove fusioni. La Bce le appoggia. Mustier potrebbe cedere in cambio di un altro triennio e il via libera allo scorporo tra attività italiane e straniere.
Il risiko bancario prosegue
Dopo Intesa Ubi, Unicredit- Mps? A rilanciare l’ipotesi è il principale giornale finanziario del nostro Paese, Il Sole 24Ore, in genere molto poco incline a lasciarsi entusiasmare dai rumors. Segno dunque che qualcosa bolle in pentola. Il dossier Mps, sarebbe sul tavolo dell’a.d. di Unicredit Jean Pierre Mustier da tempo.
A rispolverarlo sono state le parole del ministro dell’Economia Gualtieri, sabato alla giornata del risparmio: «le incertezze di questi tempi pongono con ancora più urgenza il tema delle aggregazioni bancarie».
Il dossier, ovviamente, è quello di Mps. Gualtieri ha spiegato che «stiamo lavorando e abbiamo lavorato per rafforzare questa banca, definendo un percorso di rilancio con la commissione europea che passerà anche per un’operazione di fusione con un partner sufficientemente forte da consentirle un futuro». Di più il ministro non dice, e anzi dal Mef smentiscono seccamente l’ipotesi che sia stata già presentata una proposta a qualche controparte.
Come convincere Mustier
Mustier, non ne ha mai fatto un segreto, al momento non è interessato a M&A. Ma la partita è molto più complessa, e anche un osso duro come Mustier potrebbe cedere. Come? A primavera si rinnova Board e Ceo per il prossimo triennio. Alla poltrona di presidente di Unicredit è stato designato Pier Carlo Padoan.
Non è un nome qualunque, soprattutto al Tesoro di cui è stato titolare fino a un anno e mezzo fa, è stato il protagonista del difficile negoziato che ha portato alla «ricapitalizzazione precauzionale» di Mps, operazione finora unica nel suo genere. E sicuramente ha ben presente la necessità di trovare un approdo.
L’ex ministro dell’Economia è un ottimo conoscitore del Mps.
I maligni vociferano che Mustier avrebbe scambiato un rinnovo alla poltrona in cambio si una fusione con Mps. I buonpensanti sono convinti che Mustier avrebbe trattato con il Ministero dell’Economia e delle Finanze un lascia passare allo scorporo e quotazione delle attività estere da quelle italiane in cambio di una fusione con il Mps.
Entrambi però approdano allo stesso risultato.
Nei fatti, i passaggi sono una ricapitalizzazione da 2-2,5 miliardi di euro a carico dello Stato per appostare in modo adeguato i rischi legali e far fronte ai costi di un'integrazione che comporterebbe l'uscita circa 6 mila dipendenti.
Oltre a una dote di attività fiscali differite di oltre 3 miliardi di euro, da utilizzare per risparmiare sulle tasse. Siamo a una dote di quasi 5,5 miliardi di euro.
Nel caso in cui il banchiere dovesse dare il suo assenso, l'operazione, che vedrebbe il Tesoro restare azionista con una piccola quota di Unicredit (o delle sue attività italiane), potrebbe essere annunciata prima della fine dell'anno. Oggi il Tesoro detiene il 68% di Mps dopo una serie di operazione che lo hanno esposto sul titolo.
Lo scorporo delle attività italiane permetterebbe inoltre a Mustier di perseguire una fusione a livello europeo, per la quale si parla della tedesca Commerzbank.
Entrambe le operazioni avrebbero il benestare della Bce convinta della necessità di puntare a creare dei colossi europei in grado di competere con le banche americane del calibro di Jp Morgan e di quelle asiatiche. I rumors parlano di un ruolo chiave di Bnp Paribas o SocGen in una fusione con un gruppo italiano.
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