Unicredit, Orcel non teme la tassa su extra profitti: dividendo confermato e apertura a M&A


Secondo l’ad della banca la decisione del Governo non avrà un impatto dirompente sul settore anche se resta l’incertezza, considerando anche possibili future modifiche della tassa, mentre questa mattina veniva annunciata una nuova tranche del programma di buyback.


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Orcel e la tassa su extra profitti

La tassa sugli ‘extra profitti’ delle banche decisa dal Governo di Giorgia Meloni non fa paura a Unicredit e la banca andrà avanti dritta sulla strada che porta ai dividendi.

A mostrarsi fiducioso sul futuro di Piazza Gae Aulenti è stato lo stesso amministratore delegato dell’istituto, Andrea Orcel, intervenuto oggi alla 28esima Bank of America Financials Ceo Conference.

La tassa non avrà un effetto dirompente sul settore”, prevedeva l’ad di Unicredit, confermando poi “i target di distribuzione del capitale ai soci a oltre 6,5 miliardi” per quest'anno.

“Il tema resta l’incertezza, che non è mai positiva”, aggiungeva il manager, quindi “è importante che le misure vengano definite e continuare nell'execution”.

L’impatto secondo gli analisti

In attesa di altre modifiche da parte del Governo, gli analisti di Jefferies ritengono che l’impatto della tassa rimane “digeribile in un contesto di elevata redditività e di altri buffer di capitale delle banche italiane”.

In particolare, Jefferies ha stimato impatti sul Cet1 in un range tra 15 punti base per UniCredit e 80 pb per Finecobank, ma sottolinea che la situazione rimane ancora fluida anche a causa delle possibili modifiche al decreto.In un nuovo studio, nel quale il broker ha alzato le stime sugli utili al 2025 di diverse banche per effetto dei migliori margini di interesse, UniCredit e Banco Bpm rimangono i titoli preferiti con rating ‘buy’, con Piazza Meda in particolare che potrebbe essere ulteriormente sostenuta da un potenziale buyback.

Operazioni di M&A

Orcel ha parlato anche del tema di possibili operazioni di Merger and Acquisition (M&A) nel settore bancario italiano, con Unicredit spesso considerata come una possibile pretendente di altri istituti, non escludendo scelte future in questo senso.

Se “c’è molto rumore sulle acquisizioni ed è ragionevole perché effettivamente guardiamo a molte cose”, spiegava il manager, “nel caso di termini non giusti non ci muoveremo”.

“Tra un’operazione di M&A con rischio di esecuzione e la distribuzione di capitale ai soci al momento, sfortunatamente o fortunatamente, la scelta è ovvia in favore della distribuzione”, ha aggiunto.

“Spero che con le incertezze e l'andamento del ciclo economico a un certo punto si aprirà l’opportunità di fare piccole acquisizioni aggiuntive (‘bolt-on M&A’, ndr) nei mercati core, in particolare nel Centro Est Europa”, concludeva Orcel.

Unicredit balza

Le parole di Orcel davano una sensibile spinta alle azioni CRDI a Piazza Affari dopo un’apertura sotto la parità.

Il balzo portava il titolo a guadagnare oltre il 3%, toccando così un massimo di 22,84 euro, livello abbandonato a fine luglio.

Si rafforza la crescita delle azioni Unicredit da inizio anno, cresciute di quasi il 70% rispetto ai 13,45 euro di inizio gennaio.

Il buyback

Nel frattempo, prima dell’apertura del mercato Unicredit annunciava il lancio di una tranche del programma di riacquisto di azioni proprie nel corso del 2023 per un massimo di 2,5 miliardi.

La decisione arriva grazie “a elevati livelli di capitale e di una generazione organica di capitale ai vertici della categoria, sostenuta da una performance finanziaria costantemente elevata, da una solida qualità degli attivi e da un costo del rischio strutturalmente più basso”, spiegava la nota diffusa oggi.

Questo “ha posizionato la società in modo ottimale per affrontare i periodi di incertezza macroeconomica e le consente di anticipare una parte del riacquisto di azioni proprie previsto per il 2023”, aggiungevano dalla banca.

L’obiettivo di distribuzione totale per il 2023 viene ribadito dal management di “almeno 6,5 miliardi contro i 5,25 miliardi del 2022, che si traducono in un rendimento totale di oltre il 16%”, cercando così di “conseguire rendimenti interessanti e sostenibili per gli azionisti, preservando al contempo la solidità patrimoniale”.

“Ce lo possiamo permettere”, commentava Orcel questa mattina, notando inoltre che “l’operazione potrà avere benefici sul dividend per share e sugli utili per azione dato che sarà effettuata prima dello stacco del prossimo dividendo e prima della chiusura del bilancio”.

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