UniCredit tratta con Governo e l’UE su Banco Bpm

Il Ministro Tajani parla di dialogo costruttivo tra la banca milanese e l’esecutivo, mentre da indiscrezioni di stampa emerge che Piazza Gae Aulenti avrebbe proposto alla DgComp europea la vendita di 200 filiali italiani.

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UniCredit e l’apertura di Tajani

Timidi segnali di prove di dialogo tra Governo e UniCredit, anche se provenienti solo da una parte della coalizione che sostiene l’attuale esecutivo. A parlare è stato Antonio Tajani, Ministro degli Esteri e Vice Presidente del Consiglio, rivelando aperture in merito ad un confronto con Piazza Gae Aulenti sulle richieste del golden power su un’eventuale acquisizione di Banco Bpm.

Oltre a ribadire le riserve giuridiche sull’effettiva compatibilità del golden power sull’operazione con il diritto europeo, Tajani ha indicato come tra UniCredit e Governo si stia instaurando un “dialogo costruttivo”.

Questo non necessariamente dovrà portare alla riscrittura del DPCM in sede di golden power, ma potrebbe far emergere delle interpretazioni conformi con il diritto comunitario, andando così incontro alla richiesta della banca che, pur condividendo le finalità di protezione degli impieghi e del risparmio da parte del governo, aveva evidenziato come, senza chiarimenti, le prescrizioni imposte avrebbero reso l’operazione non perseguibile.

In relazione alla Russia, Tajani ha continuato a mostrare perplessità su un’uscita forzata entro 9 mesi dal paese, in quanto comporterebbe delle criticità per le aziende italiane operanti in Russia.

Dichiarazioni “positive” secondo EQUITA

“Valutiamo positivamente le dichiarazioni di Tajani per la continuazione dell’operazione”, scrivono gli analisti di EQUITA, ritenendo che “i segnali di apertura mostrati da UniCredit e dal Governo potrebbero dunque portare a una soluzione condivisa tra le parti prima della sentenza del Tar attesa a luglio”.

La sim, che presta o ha prestato negli ultimi 12 mesi servizi di finanza aziendale a favore della banca milanese o di una società del relativo gruppo mantiene la raccomandazione buy sulle azioni UniCredit, con target price a 60 euro rispetto ai 58,10 euro di questa mattina (-0,10%).

Il rimedio offerto all’UE

L’ad Andrea Orcel si starebbe muovendo anche sul fronte Unione europea e avrebbe offerto la possibilità di cedere 200 filiali, di cui 90 a Verona e dintorni, per un totale di circa 10 miliardi di euro di depositi. Per ora si tratta di un’indiscrezione pubblicata da La Repubblica, secondo la quale la proposta sarebbe stata fatta la settimana scorsa alla DgComp europea, l’autorità che vigila sulla concorrenza del settore bancario in Europa che sarà chiamata ad esprimersi sulla fattibilità dell’integrazione con Banco Bpm.

Il pacchetto, sempre secondo il quotidiano, sarebbe stato considerato “adeguato” dai funzionari europei, anche perché è stato messo a punto calcolando gli sportelli in eccedenza secondo le regole italiane che prevedono un massimo del 20% di quota di mercato di ogni banca per ogni provincia.

Con questa proposta si punta a disinnescare l’articolo 9 del regolamento europeo sulle concentrazioni, a cui si è richiamata l’Agcm, per avocare a sé la pratica UniCredit notificata a Bruxelles a fine aprile. Se, infatti, l’aggregazione in questione è tra due banche con sede in Italia, UniCredit è considerata banca sistemica e ha il 65% delle attività al di fuori dell’Italia.

Intervento sul golden power

Il dialogo costruttivo tra UniCredit e DgComp, sempre secondo fonti del quotidiano, potrebbe spingere l’autorità europea ad intervenire anche sul fronte del golden power. L’articolo 21 comma 4 del regolamento specifica infatti che, nell’ambito del procedimento sulla concorrenza, la DgComp possa valutare se le leggi degli stati membri, come è appunto il Dpcm sul Golden power, rientrino nel perimetro della sicurezza nazionale, siano proporzionate e compatibili con le leggi UE.

Ebbene, viste da Bruxelles, due delle tre prescrizioni imposte dal governo italiano a UniCredit non rientrano nell’alveo della sicurezza nazionale. Si tratta dell’obbligo per la nuova banca di mantenere lo stesso rapporto depositi/impieghi che ha attualmente Banco Bpm e l’obbligo per Anima Sgr di non vendere titoli del debito pubblico italiano che sono nei portafogli dei clienti. Il primo vincolo mostrerebbe i suoi limiti già con la vendita dei 200 sportelli, che farebbe diminuire di 10 miliardi i depositi, obbligando la nuova banca a ritirare 10 miliardi di crediti a famiglie e imprese per mantenere lo stesso rapporto con gli impieghi, pertanto andrebbe contro gli interessi del Paese.

L’unico punto dove la Commissione non avrebbe nulla da eccepire è quello sul la vendita della filiale in Russia, giustificato da motivi di sicurezza nazionale.

L’appuntamento è ora per il 19 giugno, quando la DGComp comunicherà la sua decisione, inclusa la volontà di gestire internamente la pratica (per cui l’autorità italiana aveva invece richiesto la gestione).

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