Usa, diversi segnali indicano un rallentamento dell’economia

Ci sono varie misure prospettiche e in tempo reale dell'economia che suggeriscono che la crescita sta svanendo, tra questi l’ISM che continua a stazionare in territorio negativo.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Inflazione della Cina YoY di giugno in uscita oggi alle 3:30 (stima +0,4% contro +0,3% di maggio) e produzione industriale dell’Italia MoM di maggio alle 10:00 (stima +0,2% contro -1% di aprile). I mercati sono concentrati sui dati di inflazione della Germania (attesa in flessione al 2,2% YoY dal 2,4% di maggio) e degli Stati Uniti di giugno (attesa in flessione al 3,1% YoY dal 3,3% di maggio) in uscita domani.
I dati USA relativamente smorzati sull'occupazione della scorsa settimana hanno fatto sperare gli investitori che la Fed avrebbe anche potuto tagliare i tassi a settembre. Di certo, i segnali che la tensione nel mercato del lavoro sta iniziando ad allentarsi (insieme ad un rallentamento del ritmo di crescita dei salari) saranno probabilmente visti dai membri del FOMC come venti favorevoli nella sua lotta per riportare l'inflazione al target. A ieri il FedWatch Tool segnalava che il 74% degli investitori si aspetta una flessione di 25 bp dei tassi a settembre (non siamo d’accordo con questa visione).
Da sottolineare che l'ultima lettura della disoccupazione mostra che l'economia si sta avvicinando all'attivazione della cosiddetta regola Sahm. Secondo la regola, dal 1960 ogni volta che il tasso di disoccupazione medio mobile trimestrale è aumentato dello 0,5% o più rispetto al minimo medio mobile trimestrale precedente, è seguita una recessione. Il tasso attuale è ora dello 0,43% più alto del minimo, il che significa che un aumento inferiore allo 0,1% porrebbe l'aumento alla soglia.
Inoltre, se i progressi sul ritmo dell'inflazione catturati nelle letture della spesa per consumi personali e dell'indice dei prezzi al consumo del mese scorso dovessero persistere, è possibile che la Fed possa concludere che un taglio dei tassi a settembre sia giustificato. Ma i dati dovrebbero consegnare un forte e marcato rallentamento di entrambi. Se fosse così, comunque una riduzione di 25 bp in quel momento potrebbe non essere l'elisir magico che alcuni investitori stanno cercando. Ricordiamo che prima dell'inizio delle ultime quattro recessioni, la Fed ha iniziato a tagliare i tassi. E questo perché i tagli sono arrivati dopo che il rallentamento economico aveva già preso slancio.
L'indebolimento della domanda e il rallentamento della crescita economica sono ciò che in genere determina un rallentamento delle pressioni sui prezzi e un allentamento della tensione del mercato del lavoro. In effetti, come abbiamo più volte messo in luce, varie misure prospettiche e in tempo reale dell'economia suggeriscono che la crescita sta svanendo.
Tra queste anche l'ultima lettura dell'ISM, con l’indice di giugno a 48,5 punti, in calo di 0,2 punti rispetto alla lettura di maggio (è la 19a volta negli ultimi 20 mesi che la lettura è stata in territorio restrittivo). In positivo, se vogliamo, le letture per i nuovi ordini, che sono arrivate a 49,3 punti, in aumento di 3,9 punti rispetto a maggio ma ancora ad un livello restrittivo. Anche gli arretrati degli ordini sono scivolati ulteriormente in territorio restrittivo, con la lettura di giugno in calo a 41,7 punti, in calo rispetto al livello di 42,4 punti di maggio.
Nonostante l'indebolimento del settore manifatturiero, i prezzi dei materiali hanno continuato a salire, anche se ad un ritmo più lento. L'ultima lettura per i prezzi degli input è stata di 52,1 punti, in calo rispetto alla lettura di maggio di 57. Tre delle sei industrie più grandi hanno segnalato costi più elevati (sesto mese consecutivo di aumento dei prezzi, dopo otto mesi consecutivi di diminuzioni). I prezzi dei beni sono stati la forza trainante nel processo disinflazionistico poiché gli aumenti dei prezzi si sono spostati al settore dei servizi. Mentre la crescita dei prezzi degli input si è moderata durante il mese, se i costi dovessero continuare ad espandersi, potremmo vedere un aumento dell'inflazione in questo lato dell'economia, il che potrebbe esercitare un'ulteriore pressione al rialzo sull'inflazione complessiva.
Mentre ci sono stati occasionali dati che offrono barlumi di speranza che l'economia continui a sfidare il peso dei tassi elevati, la tendenza generale è al ribasso. E i dati della scorsa settimana (non solo quelli del lavoro) hanno mostrato più o meno la stessa cosa.
Sebbene il pensiero di un rallentamento dell'economia e di una potenziale recessione possa essere preoccupante, è importante ricordare che sono una parte naturale di ogni ciclo economico e che preparano il terreno per la successiva fase di crescita. Fortunatamente, con il lento scioglimento dell'inflazione negli ultimi due anni, la Fed dovrebbe avere più spazio per tagliare i tassi, il che, a nostro avviso, accorcerà la durata e la gravità di una potenziale recessione e aiuterà a contenere il rallentamento.
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