USA: economia molto forte. E ora i tassi?

antonio-tognoli

La BCE lascia i tassi invariati, ma per quanto tempo i tassi rimarranno a questi livelli?


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Fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di ottobre in uscita oggi alle 16:00 (stima 63 punti contro 68,1 di settembre).

Dati molto forti dell’economia USA usciti ieri. Il PIL del 3Q23 è risultato in crescita del 4,9% (4,3% la stima e 2,1% nel 2Q23) segnando il più elevato rialzo dal 4Q21. Ordini di beni durevoli di settembre in crescita del 4,7% (1,7% la stima e -0,1% in agosto). In leggera crescita a 201k sono risultate le richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (209k attese e 200k della scorsa settimana).

Ieri, come era nelle attese, la BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse, ponendo fine alla serie di 10 aumenti consecutivi. Il tasso di deposito di riferimento è al 4%, quindi quattro punti percentuali e mezzo sopra il suo minimo storico di meno 0,5%.

I membri del Consiglio Direttivo dovranno ora valutare per quanto tempo i tassi devono rimanere elevati per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Nell’Eurozona, nel frattempo, crescono le preoccupazioni per la debolezza dell’economia, con gli analisti che si aspettano che i dati del PIL per il 3Q23, che saranno resi noti la prossima settimana, mostrino una contrazione della crescita.

Nelle sue dichiarazioni la BCE non sembra aver cambiato la sua narrazione: l’inflazione si prevede che resterà troppo alta per troppo tempo, e quindi le pressioni interne sui prezzi rimarranno forti. La Lagarde non ha mancato di precisare che l’impatto dei precedenti aumenti dei tassi comincia ad avere effetti concreti nel ridurre la domanda e quindi contribuire a spingere verso il basso l’inflazione.

L’inflazione nell’Eurozona è scesa dal picco del 10,6% di un anno fa al 4,3% di settembre. Alcuni economisti ritengono che potrebbe scendere vicino al 3% quando martedì verranno pubblicati i dati sui prezzi di ottobre. La BCE ha affermato che mantenere i tassi al livello attuale per un periodo sufficientemente lungo darà un contributo sostanziale al raggiungimento del suo obiettivo di inflazione.

L’economia dell’Eurozona ha raggiunto una moderata crescita negli ultimi due trimestri, quale effetto dei maggiori costi di finanziamento che hanno compresso l’attività. Gran parte degli economisti ha tagliato la stima per i restanti due trimestri dell’anno e messo in guardia da una potenziale recessione dopo che il sondaggio di questa settimana tra i responsabili degli acquisti e i dati sui prestiti bancari hanno indicato una contrazione più marcata del previsto.

Completamente diverso l’andamento dell’economia USA, il cui PIL è cresciuto nel 3Q23 del 4,9%. Il forte aumento è dovuto al contributo della spesa dei consumatori, dell’aumento delle scorte, delle esportazioni, degli investimenti residenziali e della spesa pubblica. La spesa dei consumatori, misurata dalle spese per consumi personali, è aumentata del 4% nel trimestre dopo essere aumentata solo dello 0,8% nel secondo trimestre. Gli investimenti interni privati​​ lordi sono aumentati dell’8,4% e la spesa pubblica e gli investimenti sono aumentati del 4,6%. La spesa a livello dei consumatori è ripartita abbastanza equamente tra beni e servizi, con le due misure in aumento rispettivamente del 4,8% e del 3,6%.

I mercati finanziari non hanno reagito in modo vistoso alla notizia, con i futures del mercato azionario in territorio negativo e i rendimenti dei titoli del Tesoro per lo più in ribasso. La crescita molto forte del PIL potrebbe dare alla FED una motivazione ulteriore per mantenere una politica monetaria restrittiva, I trader tuttavia non stanno ancora scontando alcuna possibilità di un rialzo dei tassi di interesse quando la FED si riunirà la prossima settimana: i prezzi dei futures indicavano una probabilità del 27% di un aumento alla riunione di dicembre successiva alla pubblicazione del PIL.

In realtà crediamo che gli investitori non dovrebbero essere sorpresi dal fatto che i consumatori abbiano speso negli ultimi mesi dell’estate. La domanda vera è se il trend possa continuare nei prossimi trimestri. Secondo la nostra analisi, no. In un momento in cui molti economisti ritenevano che gli USA sarebbero stati nel mezzo di un soft landing, in realtà la crescita ha mantenuto il passo grazie alla spesa dei consumatori che ha superato tutte le aspettative. Il consumo è stato responsabile di circa il 68% del PIL nel terzo trimestre.

Sebbene gli Stati Uniti si siano dimostrati resilienti alle varie sfide, la maggior parte degli economisti prevede un notevole rallentamento della crescita nei prossimi mesi. Non si parla più però di recessione ma di significativa flessione della crescita, ovviamente in assenza di altri shock imprevisti.

Se non c’è alcuna recessione in vista, mantenere tassi elevati più a lungo non dovrebbe innescare il tracollo dell’economia americana. Ma più l’economia è forte e potenzialmente in grado di far ripartire l’inflazione, più i tassi sanno mantenuti elevati a lungo. Non crediamo tuttavia che questi impressionanti dati sul PIL possano essere sufficienti per incoraggiare la FED a realizzare un altro aumento dei tassi. Probabilmente invece dilata ulteriormente i tempi di una loro riduzione.

Anche con l’esaurimento dei trasferimenti pubblici dell’era Covid, la spesa è stata sostenuta poiché le famiglie hanno ridotto i risparmi e aumentato i saldi delle carte di credito. Il tasso di risparmio personale è sceso al 3,8% nel terzo trimestre, rispetto al 5,2% del periodo precedente.

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