USA: la crescita economia mostra una resilienza inaspettata

22/09/2025 06:15
USA: la crescita economia mostra una resilienza inaspettata

Il fatto che i dati economici abbiano generalmente sorpreso al rialzo nelle ultime settimane non significa che siano stati forti. È infatti evidente che gli effetti ritardati degli aumenti dei tassi post-pandemia, lo shock dei dazi e i vincoli demografici all’offerta di lavoro hanno tutti pesato sull’occupazione e sulla crescita economica

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

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Passate le settimane delle banche centrali, gli investitori si concentreranno sui PMI manifatturiero e dei servizi sia dell’Europa che degli Stati Uniti, per cercare di capire dove atterreranno la crescita economia, l’inflazione e la disoccupazione con gli effetti dei dazi che cominciano a farsi sempre più concreti.

Il fatto che i dati economici abbiano generalmente sorpreso al rialzo nelle ultime settimane non significa che siano stati forti. Con una crescita fiacca e disomogenea, evidente in manifattura, edilizia, servizi e piccole imprese, non sorprende che il mercato del lavoro si riveli ora molto più debole di quanto si fosse ritenuto. Gli effetti ritardati degli aumenti dei tassi post-pandemia, lo shock dei dazi e i vincoli demografici all’offerta di lavoro hanno tutti pesato sull’occupazione e sulla crescita economica.

I dati preliminari del Bureau of Labor Statistics mostrano circa 900.000 posti di lavoro in meno creati nei 12 mesi fino a marzo 2025. Invece di una media di 146.000 al mese come riportato, le buste paga sono cresciute di appena 70.000 al mese. Dato più coerente con altri indicatori che da tempo segnalavano una domanda di lavoro più debole rispetto ai dati ufficiali, come le sotto misure occupazionali dell’Institute for Supply Management (ISM). Secondo Empirical Research Partners, le perdite di posti legate all’IA sono finora state modeste e circoscritte, poiché la maggior parte dei lavori consiste ancora in mansioni quotidiane, non tutte sostituibili dall’IA. E lo shock dei dazi ha ovviamente aggravato il rallentamento preesistente del trend di crescita dell’occupazione.

Ciononostante, la crescita ha mostrato resilienza. L’economia si è adattata alle nuove politiche invece di crollare sotto il loro peso, sostenuta da una forte produttività, effetti ricchezza positivi, un’incertezza in attenuazione, bilanci aziendali solidi e fiorenti investimenti trainati dall’IA. In effetti, emergono segnali iniziali di un potenziale rimbalzo dallo shock dei dazi, e le aspettative di ulteriori allentamenti da parte della Fed e dello stimolo fiscale del One Big Beautiful Bill Act (OBBBA) hanno rafforzato le prospettive di crescita.

Mentre nel primo semestre la spesa reale dei consumatori è stata deludente, a partire da luglio è aumentata con forza. Le vendite di autoveicoli hanno superato i livelli del secondo trimestre a luglio e agosto, e l’indagine settimanale Johnson Redbook sul commercio al dettaglio mostra una crescita annua (YoY) in agosto superiore al 6% e rafforza le aspettative per la spesa reale del terzo trimestre al +2.3% su base annua (vicina alla media degli ultimi 25 anni), dopo i deboli aumenti dello 0.5% e dell’1.6% nel primo e nel secondo trimestre.

Ulteriori segnali di miglioramento arrivano anche dalle indagini ISM di agosto su manifattura e servizi. Sebbene l’indice manifatturiero sia rimasto debole e in territorio di “muddle through” (semplice tenuta), la componente dei nuovi ordini è cresciuta per la prima volta da gennaio, suggerendo un trend di miglioramento delle condizioni. Il suo corrispettivo nel settore dei servizi ha fatto ancora meglio, salendo da 50.1 a 52 punti, livello più alto da febbraio, grazie ad una crescita più ampia tra i settori e da un aumento significativo dei nuovi ordini e dell’attività economica in generale.

Questo miglioramento dell’ISM è coerente con un’economia in espansione ed è riflesso nel sentiment delle piccole imprese, anch’esso in aumento in agosto e ancora sopra la sua media storica. Con l’allentarsi dell’incertezza sui dazi, le aspettative su vendite reali e utili sono rimbalzate, mentre i piani di assunzione e di compensazione dei lavoratori sono saliti ulteriormente al di sopra delle loro medie di lungo periodo. Tutti segnali positivi per le prospettive. Il boom degli investimenti aziendali legati all’IA rimane un potente pilastro di crescita, con la spesa per computer e apparecchiature periferiche principale motore dell’incremento degli investimenti in conto capitale nella prima metà del 2025.

Anche gli investimenti in apparecchiature industriali sono aumentati e, con il dispiegarsi degli incentivi dell’OBBBA, investimenti e assunzioni probabilmente ne beneficeranno nel 2026. Inoltre, il contesto di politica monetaria è sulla buona strada per diventare più favorevole alla crescita.

Dopo aver mantenuto i tassi al massimo da 23 anni per gran parte del 2024, la Fed ha tagliato i tassi di 100 punti base tra settembre e dicembre 2024. Tuttavia, lo shock dei dazi e le precedenti turbolenze dei mercati finanziari ne hanno attenuato l’impatto espansivo. Secondo Oxford Economics, le assunzioni tendono a rallentare due o tre mesi dopo tali shock, in linea con la debolezza occupazionale dell’estate. Al contrario, con l’incertezza sulle politiche molto ridotta e il miglioramento delle condizioni finanziarie, il peggio potrebbe essere alle spalle sul fronte del lavoro.

I mercati finanziari ora prezzano la ripresa del ciclo di allentamento della Fed, con ulteriori due tagli dei tassi attesi entro fine anno. Con l’inflazione ancora relativamente contenuta grazie all’inasprimento precedente e l’occupazione più debole di quanto riportato in passato, la Fed può permettersi una mano più leggera a sostegno di crescita e occupazione.

Altri elementi positivi sono la produttività robusta e le revisioni al ribasso dei dati sulle buste paga, che implicano come la produttività sia stata probabilmente sottostimata e che verosimilmente verrà rivista al rialzo. Ciò contribuisce a spiegare perché utili e margini dell’S&P 500 hanno superato le aspettative. Nonostante la stretta dei dazi, gli utili dell’S&P 500 sono aumentati del 12% su base annua nel secondo trimestre e le aspettative sugli utili prospettici delle large cap hanno toccato nuovi massimi sulla scia di sorprese positive dai dati.

Nel complesso, l’economia statunitense sembra comunque avere un cuscinetto più sottile per assorbire nuovi shock, dato che l’inflazione persistente resta sopra l’obiettivo, l’occupazione è in rallentamento e i rischi per la crescita dei posti di lavoro verso fine anno sono orientati al ribasso. Ciononostante, pur permanendo dei rischi, i dati suggeriscono che l’economia si stia riassestando più che arretrando. Ci aspettiamo che l’espansione prosegua, poiché una crescita strutturalmente più debole dell’occupazione è controbilanciata dai progressi in produttività, utili e investimenti trainati dall’IA.

La durata e la solidità del percorso di crescita e profitti dipendono dal fatto che la spinta dell’allentamento della Fed e degli incentivi fiscali arrivi abbastanza presto da ampliare l’attività economica e sostenere una domanda di lavoro adeguata mantenendo l’inflazione contenuta, come ci attendiamo.

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