USA, la fase di rialzi aggressivi sembra arrivata al capolinea


Powell ha riconosciuto che sono stati fatti molti progressi contro l’inflazione, aggiungendo però che c’è ancora molto da fare, visto che questa si mantiene molto elevata. Tuttavia sembra giunto il momento, ha continuato Powell, per moderare la velocità dei rialzi dei tassi di interesse a cominciare da dicembre.

A cura di Antonio Tognoli Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso CFO Sim


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In uscita alle 10:00 il PMI manifatturiero dell’Europa di novembre (stima 47,3 punti, invariato rispetto ad ottobre) e alle 11:00 il tasso di disoccupazione di ottobre (6,6%, invariato rispetto a settembre). Alle 14:30 le richieste dei sussidi alla disoccupazione WoW USA (stima 235k, contro 240k della scorsa settimana), alle 15:45 il PMI manifatturiero di novembre (stima 47,6 punti, invariato rispetto ad ottobre) e alle 16:00 l’indice ISM manifatturiero di novembre (49,8 punti contro 50,2 di ottobre).

Ieri l’inflazione Europea di novembre è cresciuta meno delle attese (10% contro 10,4% stimato) ed è risultata in riduzione anche rispetto al 10,6% di ottobre. Dato peggiore da gennaio invece per gli occupati ADP di novembre, che crescono meno delle attese (127k contro 200k stimato) rispetto ai 239k di ottobre. Il PIL del 3Q22 è stato rivisto al +2,9% (2,7% le attese e +2,6% il dato preliminare). I consumi personali aumentano dell’1,7% (1,6% le attese), dopo il +1,4% della prima lettura.

La riduzione della crescita degli occupati ADP e la maggiore crescita del PIL, sembrano apparentemente in contrasto. In realtà, la minore dinamica degli occupati riguarda la scorsa settimana, mentre la variazione del Pil si ferma a tutto settembre annualizzato e non include quindi gli effetti dei due aumenti di 75 bp (settembre e novembre).

Ieri è stato il turno di Powell, che ha parlato alla 45esima edizione del Simposio di Jackson Hole e della pubblicazione del beige book. In sintesi, che cosa ha sostenuto il presidente della FED? Powell ha riconosciuto che sono stati fatti molti progressi contro l’inflazione, aggiungendo però che c’è ancora molto da fare, visto che questa si mantiene molto elevata. Tuttavia sembra giunto il momento, ha continuato Powell, per moderare la velocità dei rialzi dei tassi di interesse a cominciare da dicembre.

In realtà, i mercati già stimavano una riduzione dell’intensità dei rialzi, forti di una serie di dati (PPI e CPI) in miglioramento. Ma un conto è stimarlo, altro è che lo dica Powell. E infatti è bastata questa frase a spingere decisamente al rialzo Wall Street. In altre parole, riteniamo che il 14 dicembre la FED potrebbe alzare i tassi di interesse di 50 bp.

Questo non vuol dire che la FED non dovrà mantenere una politica monetaria restrittiva ancora per un po’ di tempo. I tassi dovranno quindi essere portati a un livello più alto nel 2023 rispetto a quanto previsto lo scorso settembre.

Uno dei cicli di rialzo di tassi più aggressivi della storia USA sembra quindi arrivato alla sua fase finale, 50 punti base a dicembre e poi molto probabilmente il picco nella prima metà del prossimo anno.

Per il prossimo anno, tutte le previsioni di inflazione indicano un calo significativo. In realtà è circa un anno che le previsioni sono ottimistiche, ma l’inflazione ha continuato a crescere. La verità è probabilmente il percorso che porta alla situazione di equilibrio rimane altamente incerto.

Diversi sono infatti gli squilibri che ancora rimangono. I colli di bottiglia nella produzione di beni sono in fase di attenuazione, mentre l'inflazione dei servizi abitativi probabilmente continuerà a crescere anche nel prossimo anno. Inoltre, il mercato del lavoro, che è particolarmente importante per l'inflazione nei servizi di base escluse le abitazioni, mostra solo timidi segnali di riequilibrio e la crescita dei salari rimane ben al di sopra dei livelli che sarebbero coerenti con un'inflazione del 2% sostenibile nel tempo.

Quali investimenti nel 2023 con questo scenario? Innanzitutto divideremmo il 2023 in due periodi: il primo, che farà vedere gli effetti delle politiche monetarie restrittive e il secondo, che mostrerà le nuove opportunità di crescita conseguenti all’interruzione degli aumenti dei tassi.

Nella prima fase è opportuno porre particolare attenzione, prudenza e pazienza, osservando i mercati ed evitando gli asset più rischiosi, trovando prodotti resilienti, che garantiscano stabilità anche nelle peggiori condizioni di mercato.

La flessione dell’economia conseguente alla politica monetara restrittiva si tradurrà in effetti sfavorevoli per numerosi asset, tra tutti azioni e obbligazioni, ulteriormente minati da recessione e tagli alle aspettative di crescita sugli utili societari. Affinché tale trend si arresti, la FED dovrà interrompere gli aumenti dei tassi d’interesse coerentemente alla riduzione dell’inflazione. Da valutare quanto i mercati si sentiranno confidenti nell’anticipare la ripresa. Questo infatti potrà rappresentare un punto di svolta per i mercati finanziari che troveranno maggiore stabilità.

In questa fase il suggerimento è quello di diversificare il portafoglio investendo su società a bassa volatilità o in grado di proteggere meglio i margini di guadagno, tra tutti il comparto medico-sanitario, che storicamente ha resistito alla pandemia CoViD-19.

Nella seconda fase è possibile invece agire con maggiore ottimismo, ma sempre con prudenza. Man mano che la FED riduce fino ad interrompere l’aumento dei tassi, il dollaro dovrebbe indebolirsi e i prezzi dell’oro aumentare nuovamente. La propensione verso gli asset rischiosi potrebbe aumentare una volta che la recessione e la stretta monetaria saranno terminate. Diventeranno probabilmente interessanti anche investimenti su ETF azionari, obbligazioni high-yield, opzioni, futures o materie prime.

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