USA: la FED può smorzare la recessione diminuendo i tassi. Ma prima deve arrivare.


Dati incoraggianti del mercato del lavoro USA. La creazione di nuovi posti di lavoro è in diminuzione, con in testa il settore dei servizi.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Seconda lettura dell’inflazione della Germania YoY di agosto in uscita oggi alle 8:00 che dovrebbe confermare il 6,1% (dal 6,2% di luglio) reso noto il 30 agosto scorso.

Ieri la produzione industriale di luglio della Germania è risultata peggiore delle aspettative (-0,8% contro -0,5% stimato), ma in miglioramento rispetto a giugno, dove aveva fatto segnare un -1,4%. La seconda lettura della variazione QoQ del PIL del 2Q23 dell’Europa, ha consegnato una sorpresa negativa: +0,1% contro la stima di metà agosto pari al +0,3%. Il dato porta la variazione annuale al +0,5% contro +0,6% atteso e +1,1% del 1Q23. Non crediamo che questo spaventi più di tanto la BCE, chiamata la prossima settimana a decidere se aumentare ulteriormente i tassi di interesse di 25 bp.x

Più basse delle stime le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione (216k contro 234k attese e 229k della scorsa settimana). In crescita la produttività QoQ del 2Q23 al 3,5% (3,7% le attese) e -1,2% nel 1Q23 che, se dovesse rimanere ai livelli attuali, giustificherebbe una inflazione almeno intorno al 3%.

Nei giorni scorsi abbiamo sostenuto come il percorso dell’economia USA verso un atterraggio morbido fosse piuttosto stretto. Per realizzare la leggendaria economia goldilocks, la nostra tesi richiedeva un calo della domanda di lavoro e un aumento del tasso di partecipazione al lavoro (più persone che entravano nella forza lavoro). Questi due elementi si sarebbero tradotti in un allentamento delle pressioni salariali, che avrebbe consentito alla FED di porre fine al ciclo di rialzi dei tassi. Anche se continuiamo a rimanere scettici riguardo ad un atterraggio morbido dell’economia (vediamo di più un qualcosa che sta tra il soft e l’hard landing), i dati economici della scorsa settimana hanno offerto alcune notizie incoraggianti.

L’ultima indagine sulle aperture e sul turnover del lavoro ha evidenziato che il numero di nuovi posti creati a luglio è diminuito di 338.000 unità rispetto alla lettura rivista al ribasso di giugno, risultando in 8,8 milioni di posizioni vacanti e al di sotto delle stime di consenso del mercato. L’ultima lettura segna il terzo mese consecutivo di cali e il livello più basso di aperture mensili da marzo 2021. Il tasso di abbandono, che è visto come un indicatore del livello di fiducia che i dipendenti nutrono nei confronti del mercato del lavoro, è arrivato al 2,3%, in calo rispetto al 2,4% di giugno e al livello più basso da gennaio 2021.

In particolare, i settori che hanno registrato la maggiore diminuzione delle cessazioni sono stati quelli dei servizi, compresi quelli di ristorazione, l'intrattenimento e le attività ricreative. Negli ultimi mesi il settore dei servizi si è dimostrato piuttosto resiliente e ha rappresentato per diversi mesi una fonte di forza occupazionale. Anche se forse è troppo presto per dirlo con certezza, il numero in calo di uscite dal lato dei servizi potrebbe indicare un rallentamento della crescita.

Il rapporto sui salari non agricoli di agosto pubblicato alla fine della scorsa settimana dal Bureau of Labor Statistics indicava che le assunzioni erano rimaste forti con 187.000 nuove posizioni aggiunte, al di sopra delle aspettative del mercato e pari a 170.000. Il rapporto ha anche mostrato che la partecipazione al lavoro è cresciuta raggiungendo il 62,8%, segnando il primo aumento da marzo di quest’anno e il livello più alto da febbraio 2020. L'aumento della partecipazione al lavoro ha consentito al tasso di disoccupazione di salire inaspettatamente al 3,8%, in aumento dello 0,3% rispetto alla rilevazione precedente.

Sebbene l’attuale livello di partecipazione rimanga al di sotto della soglia del 63,3% registrata appena prima dell’inizio del COVID, riteniamo che se i recenti guadagni continueranno, l’aumento della partecipazione potrebbe alleviare le pressioni salariali che la FED continua a considerare preoccupanti per il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione.

La retribuzione oraria media dei dipendenti di produzione e non di supervisione è aumentata dello 0,2% a luglio (4,5% su base annua). Sebbene rimangano elevate, le pressioni salariali sono tuttavia diminuite negli ultimi 17 mesi da quando avevano raggiunto il livello del 7% nel marzo del 2022.

L’altra novità è che anche i consumatori sembrano percepire un rallentamento nel mercato del lavoro. L'ultimo rapporto sull'indice di fiducia dei consumatori del Conference Board contiene una sezione che misura quanto sia facile o difficile per gli intervistati trovare un lavoro. Ad agosto, coloro che affermavano che era difficile trovare lavoro sono saliti a 14,1, rispetto al livello di 11,3 di luglio. Al contrario, coloro che credono che i posti di lavoro siano abbondanti sono scesi a 40,3 dal 43,7 di luglio. Il divario tra coloro che trovano difficile o facile trovare un lavoro è chiamato differenziale occupazionale, qualcosa che la FED monitora da vicino. Il differenziale occupazionale di agosto si è ridotto a 26,2, in calo rispetto a 32,4 di giugno.

Notiamo che storicamente il persistente restringimento del differenziale ha sempre preceduto un aumento della disoccupazione. Gli ultimi dati suggeriscono che, pur essendo ancora teso, il mercato del lavoro potrebbe mostrare qualche segnale di allentamento.

Forse è ancora troppo presto per sostenere che i dati pubblicati la scorsa settimana segnano l’inizio di un allentamento prolungato del quadro occupazionale. Sicuramente però offrono un po’ di respiro alla FED per lasciare che gli attuali rialzi dei tassi abbiano effetto, prima di trovarsi di fronte alla necessità di alzarli nuovamente.

Purtroppo, riteniamo che gli effetti ritardati degli 11 rialzi dei tassi della FED non si siano ancora fatti strada completamente nell’economia. Poiché la liquidità continua a prosciugarsi, siamo convinti che i livelli di spesa diminuiranno e la disoccupazione potrebbe aumentare, trascinando l’economia in una recessione. Con l’inflazione in calo, la FED dovrebbe tuttavia avere spazio per tagliare i tassi e attenuare il colpo di una recessione economica. Vedremo.

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