I venti di guerra soffiano sul petrolio: direzione 100 dollari?

Il prezzo dell’oro nero ha toccato i massimi da 7 anni a causa non solo delle tensioni in Ucraina e potrebbe proseguire fino a superare i 100 dollari al barile secondo alcuni esperti.
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Rally del petrolio
Apertura di settimana sui mercati condizionata dalla crisi in Ucraina, con i rischi di un’invasione da parte della Russia nei prossimi giorni che potrebbe spingere USA e UE a imporre severe sanzioni nei confronti della Ex Unione Sovietica.
Il pericolo di un conflitto spinge in alto i prezzi del petrolio e il Brent arriva a toccare un picco di 96 dollari, ai massimi dall’ottobre 2014, mentre i future WTI salgono fino a 94,92 dollari al barile, per poi ripiegare leggermente.
In crescita anche il gas, tra i motivi geopolitici al centro delle tensioni tra Russia e Unione europea, in crescita del 4%.
La missione tedesca
Oggi il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sarà in visita a Kiev e domani a Mosca, ma ha già confermato come la situazione sia “critica” e che ci saranno “sanzioni immediate alla Russia” in caso di invasione.
“Nessuno dovrebbe sorprendersi se la Russia creerà un incidente per giustificare l'azione militare che aveva pianificato da sempre”, dichiarava il Segretario di Stato americano Anthony Blinken dopo aver parlato di “minacce imminenti” e della possibilità che la Russia usi un “pretesto” per invadere l'Ucraina. Stessa posizione per il consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, Jake Sullivan, il quale ha ribadito di essere “pronti a continuare il lavoro della diplomazia, ma siamo anche pronti a rispondere in modo unitario e deciso con i nostri alleati” in caso di attacco di Mosca.
Le previsioni degli analisti
Alla base del rally del petrolio ci sono sicuramente “gli avvertimenti degli Stati Uniti sull'azione militare russa contro l'Ucraina, probabilmente già questa settimana”, confermano gli analisti di ING.
Se “anche stamattina prosegue la salita, con il Brent che si è stabilizzato in area 95 dollari al barile”, “è abbastanza chiaro che gli sviluppi relativi alla situazione Russia/Ucraina saranno cruciali per la direzione dei prezzi nel breve termine, non solo del petrolio ma in generale per i mercati delle materie prime” aggiungono da ING.
La corsa del petrolio potrebbe proseguire nei prossimi mesi e, secondo gli analisti di Goldman Sachs, il Brent potrebbe raggiungere quota 105 dollari al barile sempre a causa delle tensioni in Ucraina, a cui si aggiungono il basso livello di scorte, la capacità di greggio inutilizzata, la forte domanda e la recente decisione dell’Opec di non aumentare la produzione, almeno per il momento.
L’ultimo dato sulle scorte diffuso dall’EIA mercoledì 9 febbraio, infatti, mostrava un forte calo di 4,8 milioni di barili, mostrando ancora una forte domanda di energia negli USA non controbilanciato da una maggiore offerta.
I prezzi potrebbero “oscillare per qualche mese tra 85 e i 100 dollari”, prevede Antonio Cesarano, global strategist di Intermonte Sim.
“Sul mercato peseranno fattori contrastanti, le tensioni geopolitiche da una parte e le riaperture dall’altra, in particolare quella della Cina, che si accentuerà da marzo, dopo la fine dei Giochi olimpici invernali”, aggiunge l’esperto.
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