Verso il posticipo delle nozze tra Ubi e Intesa

26/05/2020 05:00
Verso il posticipo delle nozze tra Ubi e Intesa

Burocrazia. La causa del rinvio sarebbero i tempi troppo lunghi dell’Antitrust, che ha avviato l’istruttoria l’11 maggio ma intende procedere con cautela. Anche Consob intenzionata ad attendere il disco verde del garante della concorrenza

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Ritardi nei tempi di risposta dell’Antitrust

Potrebbe slittare a settembre il lancio dell’Ops (Offerta pubblica di scambio) di Intesa Sanpaolo a Ubi banca. Il motivo del rinvio, secondo quanto riferito da tre fonti vicine al dossier sarebbero i ritardi nei tempi di risposta dell’Antitrust.

Inizialmente Intesa aveva indicato in fine giugno l’inizio del periodo di adesione all’offerta annunciata lo scorso 17 febbraio.

L’avvio dell’operazione, in ogni caso, era subordinato all’ok da parte dell’Autorità della concorrenza e del mercato (Agcm) e dell’approvazione del documento di offerta da parte di Consob (che a sua volta potrebbe aspettare il disco verde del garante sulla concorrenza).

L’Agcm ha avviato il procedimento istruttorio l’11 maggio per verificare i possibili effetti sul mercato ma ha avanzato una serie di considerazioni.

La fine della «simmetria»

Secondo quanto riferito dalla stessa Antitrust, l’operazione sarà in grado di mettere fine alla «sostanziale simmetria» del settore bancario, che in Italia vede il confronto tra due big (Intesa e Unicredit) e modificherebbe «significativamente» l’assetto del mercato del credito, dando luogo a una concentrazione (Intesa-Ubi) inedita per il nostro panorama creditizio.

Inoltre, aggiunge l'Autorità sempre nel documento di avvio dell'istruttoria, il mercato «verrebbe privato della presenza di un operatore di medie dimensioni quale Ubi che in un futuro non remoto avrebbe potuto fungere da polo di aggregazione, costituendo un terzo gruppo bancario di grandi dimensioni che si sarebbe affiancato alle due banche maggiori».

Tuttavia, per evitare appunto l’eccessiva concentrazione ed eventuali problematiche che ne conseguono, Intesa ha sottoscritto «un accordo vincolante con Bper Banca Spa» con cui si impegna a cedere alla stessa Bper «un ramo di azienda composto da circa 400-500 filiali» in precedenza controllate da Ubi.

Le adesioni all’istruttoria

Non sarebbero soltanto Ubi e Bper, però, gli istituti coinvolti nel procedimento.

Secondo quanto riportato dal Sole 24Ore, anche Unicredit parteciperà all'istruttoria sulla fusione tra la prima e la terza banca del Paese.

Oltre al gruppo guidato da Jean-Pierre Mustier, sono state ammesse Cattolica Assicurazioni e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia, entrambi socie di Ubi.

I soggetti ammessi all'istruttoria hanno la possibilità di presentare memorie, di avere accesso agli atti, di essere sentiti dall'Autorità e di partecipare all'audizione finale con il Collegio.

I mal di pancia dei soci Ubi

Intanto in casa Ubi restano contrari all’operazione sia il Comitato Azionisti di Riferimento, riuniti nel patto cosiddetto Car (19% circa del capitale), sia gli azionisti riuniti nel Patto dei Mille (in questo caso la fetta della torta è all’1.6%).

La linea ufficiale della banca, contraria all'ops, era stata ribadita al momento della presentazione dei conti trimestrali.

Ci sarebbero anche altre complicazioni dovute ai rilievi avanzati da Ubi a Consob, in merito all'asserito avveramento della clausola Mac (material adverse change) per gli effetti della pandemia Covid-19 che renderebbero l'offerta di Intesa inefficace.

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