Vertice Opec+ rinviato a giovedì mentre si cerca ancora l'accordo sui tagli alla produzione

La mancanza di accordo tra i paesi produttori ha portato al rinvio del meeting previsto per oggi, attirando le vendite sul petrolio
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Il rinvio del meeting e il calo del petrolio
Il vertice che doveva tenersi oggi tra i paesi dell'Opec+ (Russia) e gli Stati Uniti è stato rinviato a giovedì prossimo, 9 aprile. A centro della trattativa dei paesi produttori resta il taglio alla produzione, dopo che nel corso della settimana scorsa Trump aveva annunciato il raggiungimento dell'accordo, poi smentito dalle parti.
L'obiettivo dei tagli è quello di arrivare a almeno 10 milioni di barili entro il secondo trimestre di quest'anno con l'accordo di tutti i principali protagonisti, comprese Russia e Arabia Saudita, a cui dovranno aggiungersi gli Stati Uniti, la cui riduzione dell'output dovrà arrivare a circa 13 milioni di barili.
La notizia del rinvio della riunione ha attirato le vendite sul petrolio nel corso della mattinata di oggi, con il greggio che cedeva il 2% mentre la flessione del Brent arrivava al 3%.
Nella mattinata era arrivato un segnale positivo dall'amministratore delegato del Fondo russo per gli investimenti (Rdif), Dirill Dmitriev, definendo “molto vicino” l'accordo tra Arabia Saudita e Russia.
Dmitriev ritiene “che l'intero mercato capisca che questo accordo sia fondamentale e porterà molta stabilità", per poi aggiungere che “la Russia è impegnata su questo fronte".
I problemi sui tagli negli Stati Uniti
Arrivare ad una riduzione della produzione negli Stati Uniti, però, potrebbe non essere semplice, in quanto il libero mercato all'interno del quale operano i produttori rende più difficile “ordinare politiche di produzione”, spiegava Larry Kudlow, primo consigliere economico di Trump.
L'amministrazione americana, però, resta ottimista e sta lavorando su alcune ipotesi quali vietare l'export di greggio, la sospensione della produzione nel Golfo del Messico e impedire produzioni che si rivelerebbero “inefficienti” visti gli attuali bassi livelli di prezzo del petrolio.
Infine, il Presidente Donald Trump è arrivato a minacciare l'introduzione di imposte “molto consistenti” sul petrolio estero se Russia e Arabia Saudita non dovessero arrivare ad un accordo. Lo stesso Trump, però, resta scettico su questa misura, affermando di non credere che dovrà farlo, in quanto i due paesi “non ne traggono beneficio” perché “petrolio e gas sono le loro principali fonti di reddito”.
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