Vivendi pronta ‘à la guerre comme à la guerre’ contro il cda TIM


I francesi hanno inviato una lettera al cda dell’ex monopolista avvisando di essere pronti alle vie legali nel caso in cui la vendita della rete non fosse decisa a seguito di un’assemblea straordinaria degli azionisti, mentre il board TIM ritiene che non sia necessario convocare i soci per questa decisione.


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Vivendi scrive a TIM

I francesi di Vivendi minacciano di trascinare Telecom Italia in tribunale nel caso in cui la vendita della rete non passerà attraverso l’approvazione di un’assemblea straordinaria degli azionisti.

L’avviso di una possibile guerra è arrivato al board di TIM tramite una lettera recapitatagli dal socio, secondo indiscrezioni pubblicate dalla Reuters.

Secondo fonti dell’agenzia, cinque pareri legali raccolti da Vivendi ritengono che, a prescindere dal valore dell’offerta e del perimetro, la cessione della rete fissa di Tim comporti il cambio dell'oggetto sociale e dunque la modifica dello statuto, elemento che richiede un passaggio in un'assemblea a maggioranza qualificata

Pertanto, qualunque altra decisione del consiglio sarebbe impugnabile e solleverebbe un problema di responsabilità degli amministratori.

Al contrario, tre pareri legali raccolti dal management di TIM ritengono che la vendita della rete rappresenti un atto gestorio del cda, quindi gli azionisti dovrebbero essere chiamati ad esprimersi soltanto in un’assemblea ordinaria consultiva, in quanto non sarebbe necessaria una modifica dello statuto perché TIM continuerebbe ad agire come operatore di rete mobile, gestendo le attività di rete fissa.

La forza di Vivendi

A questo punto, la partita si complica: Vivendi detiene una quota pari al 23,75% del capitale votante di TIM, pertanto possiede un sostanziale diritto di veto nelle assemblee straordinarie dove si decide a maggioranza di due terzi dei presenti.

La partecipazione all’assemblea “sarà cruciale, visto che il primo azionista Vivendi potrebbe opporsi con la sua quota, soprattutto se dovesse riuscire a coalizzare dalla sua parte un altro 3-4% (principalmente investitori francesi)”, spiegano da WebSim Intermonte.

“La possibilità di superare il fronte di Vivendi dipenderà dalla partecipazione azionaria, che attualmente si stima intorno al 60% (l'assemblea dello scontro Elliott-Vivendi vide il 67,15%), ma potrebbe aumentare considerando l'importanza dell'operazione e aumentare le chance di successo”, aggiungono dalla sim.

Già nei mesi scorsi, il gruppo francese aveva manifestato riserve sulla vendita della rete fissa, indicandone una valutazione di 30 miliardi, mentre l’offerta vincolante ricevuta la settimana scorsa dal fondo statunitense KKR si fermava a 23 miliardi di euro, compresi debito e alcuni earnout.

L’offerta aveva ricevuto anche l’appoggio del governo guidato da Giorgia Meloni, il quale ha deciso l’acquisto di una quota del 15-20% nella futura rete di TIM, per un massimo di 2,2 miliardi di euro.

Verso la riunione del cda

Il prossimo passo è in programma il 3 e il 5 novembre, giorni in cui il consiglio di amministrazione esaminerà l’offerta e la modalità di approvazione dell’offerta, la cui scadenza è prevista per l’8 novembre, mentre l’eventuale ricorso ad un’assemblea richiederebbe almeno 30 giorni di preavviso.

Indiscrezioni di MF, però, ritengono possibile la possibilità di spostare la deadline della scadenza al 20 dicembre.

La view degli analisti

“Un’assemblea ordinaria avrebbe solo carattere consultivo e non vincolante per la delibera finale del cda, quindi, non esonera i consiglieri TIM dalle proprie responsabilità, sia in un senso che in un altro, ovvero anche in caso di mancata approvazione dell’offerta”, ricordano da Intermonte, e questo “potrebbe comportare il rischio di azioni di responsabilità da parte di azionisti o gruppi di azionisti favorevoli all’operazione”.

Ricordiamo che, in assenza di alternative o controproposte da parte di Vivendi, la cessione di NetCo rappresenta oggi l’unica opzione sul tavolo per valorizzare l’asset, abbattere strutturalmente il debito di TIM, procedere al rilancio delle altre attività. Non escludiamo, pertanto, che il cda possa anche valutare di procedere speditamente con una decisione vincolante senza convocare un’assemblea ordinaria. Mentre ci sentiamo di escludere la convocazione di una assemblea straordinaria da parte del cda di TIM, non prospettandosi alcuna modifica dell’oggetto sociale di TIM in base alle informazioni finora circolate”, concludono da WebSim.

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