Volkswagen cambia: produrre meno per guadagnare di più


Il Cfo Arno Antlitz spiega la nuova dottrina di Wolfsburg: “Puntiamo sulla qualità e sui margini piuttosto che sui volumi e sulle quote di mercato”. Nel 2021 la crisi dei chip ha obbligato il gruppo a riconsiderare la strategia. Privilegiati i modelli a maggiore valore aggiunto.


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Il mercato apprezza: il titolo guadagna il 3% a Francoforte.

Produrre meno auto e guadagnare di più. Per Volkswagen è un cambiamento epocale, ma è decisamente questa la nuova linea strategica del gruppo tedesco. Volkswagen per anni ha profuso grandi sforzi per diventare il primo produttore al mondo in termini di volumi, e quando finalmente nel 2018 ha raggiunto l’obiettivo spodestando dal podio Toyota, si è accorta che il gioco non valeva la candela. “Il nostro obiettivo principale non è la crescita: stiamo puntando sulla qualità e sui margini, piuttosto che sui volumi e sulle quote di mercato”.  A sintetizzare in maniera così asciutta e chiara il nuovo indirizzo del management di Wolfsburg è il Chief financial officer Arno Antlitz in una conversazione con il Financial Times, pubblicata mercoledì 6 marzo.

Il punto di partenza è sotto gli occhi di tutti. Nel 2021 a causa della carenza di chip Volkswagen, come le altre Case automobilistiche, ha dovuto frenare la produzione e a quel punto è stato quasi automatico scegliere di rallentare i modelli a minore valore aggiunto e puntare invece sulle auto con margini più alti, in particolare quelle a marchio Audi e Porsche.

Nel 2021 vendite calate del 4,5% e record di utili.

Il risultato è che nel 2021 il gruppo Volkswagen ha consegnato in tutto il mondo 8,8 milioni di auto, con un calo del 4,5% sui 9,3 milioni dell’anno precedente. Ma quello stesso 2021 è stato anche l’anno del record assoluto di redditività per Volkswagen, che ha chiuso il bilancio con 14,8 miliardi di utile netto, pari a poco meno del 6% del fatturato. Nei quattro anni precedenti il risultato migliore è stato un utile pari al 5,2% del fatturato nel 2019.

Tagliati i costi fissi di 41 miliardi di euro.

Al Financial Times il Cfo Antlitz ha detto che Volkswagen non intende più cercare una crescita di dimensioni. Sono finiti i tempi in cui nelle riunioni i manager del gruppo facevano le loro previsioni ragionando, in maniera non ufficiale, sull’obiettivo di 11 milioni di veicoli venduti in tutto il mondo. “Abbiamo abbassato la base dei costi fissi - spiega Antlitz - così adesso siamo meno dipendenti dai volumi e non abbiamo bisogno di cercare la crescita”. Nel 2019 il gruppo ha tagliato i costi fissi di 41 miliardi di euro, un risultato che andato del 10% oltre l’obiettivo.

La transizione all’elettrico, dice il Cfo del gruppo, non farà crescere la capacità produttiva: “Ristrutturiamo una fabbrica dopo l’altra” per convertirle alla produzione di modelli elettrici e intanto i dipendenti seguono corsi di formazione.

Prevista nel 2022 una crescita dei ricavi del 6,8%.

L’annuncio di Arno Antlitz piace al mercato e a metà seduta Volkswagen è uno dei titoli migliori dell’indice Dax di Francoforte con un rialzo del 3% a 154,2 euro.

Gli analisti si aspettano che quest’anno il fatturato di Volkswagen cresca del 6,8% a 267 miliardi di euro, con un incremento dell’utile più basso, pari al 3,3% a 15,3 miliardi di euro. Antlitz ha spiegato che l’esplosione dei prezzi delle materie prime a causa della guerra (in primis il nichel) sta erodendo i margini dei modelli elettrici. Il margine operativo, che l’anno scorso ha segnato il record al 7,7%, è previsto in calo al 7,4% e dovrebbe tornare nel 2023 al 7,7%.

Dall’inizio dell’anno Volkswagen accusa un calo del 15%. Sui 12 mesi la performance è -35%. Fra gli analisti c’è un forte orientamento positivo con 17 raccomandazioni di acquisto su 23 esperti censiti da MarketScreener. Il target price medio è 227 euro (upside del 51%).

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