Wall Street ancora debole su incertezze per il conflitto in Medio Oriente
L’escalation militare nell’area ha ridotto le previsioni di un maxi taglio dei tassi della Federal Reserve e continua a sostenere i prezzi del petrolio.
Wall Street debole
La guerra in Medio Oriente continua a spargere incertezze anche a Wall Street, intimorita dalle possibilità di un’altra escalation dopo i missili lanciati nella notte dall’Iran verso Israele.
Quando manca circa un’ora all’avvio delle contrattazioni, i future sullo S&P500 cedono lo 0,20%, seguiti dai contratti sul Dow Jones e dal Nasdaq, entrambi sotto la parità seppur di poco.
Oggi erano attesi i dati ADP sull’occupazione non agricola che a settembre è aumentata di 143 mila unità, oltre le previsioni degli analisti (123 mila) e del dato precedente (103 mila). Il rafforzamento di questi dati sul lavoro rafforzano il dollaro e la coppia EUR/USD scende a 1,1061, visto anche l’aumento delle previsioni di un taglio dei tassi della Federal Reserve da 25 punti base a 64,2%, secondo lo strumento FedWatch di CME Group, riducendo così le possibilità di una nuova maxi riduzione da 50 pb.
Venti di guerra
I venti di guerra hanno soffiato forte ieri a Wall Street, con le indiscrezioni del Pentagono sull’attacco in preparazione dall’Iran a Israele, poi dispiegatosi in serata. La Borsa USA aveva così preso la direzione del ribasso, con tutti e tre gli indici in negativo. Si sono aggiunti poi i dati sul mercato del lavoro che confermano una tenuta dell’economia USA e “potrebbero costringere a un ricalcolo delle attese sui prossimi tagli dei tassi di interesse Fed”, secondo gli analisti di Unicredit.
"Chiaramente c'è molta incertezza", ha detto a Bloomberg TV Anna Rosenberg, responsabile della geopolitica presso Amundi Asset Management. "Tuttavia, penso che il mercato stia ancora operando in larga parte nell'aspettativa di base che il conflitto rimanga più o meno contenuto e non si trasformi in una guerra totale. E penso che in questo momento sia la cosa giusta da fare", ha aggiunto Rosenberg.
Balzo del petrolio
Il conflitto continua a surriscaldare i prezzi del petrolio e il Brent aggiunge il 2,5% portandosi a 75,60 dollari e il greggio WTI supera quota 72 dollari.
Tuttavia, analisti e trader affermano che il mercato non ha ancora pienamente scontato il rischio di ulteriori attacchi alle strutture petrolifere iraniane o l'idea che Teheran potrebbe provare a bloccare lo Stretto di Hormuz, qualcosa che ha minacciato molte volte nel corso degli anni senza effettivamente farlo. Mentre numerosi conflitti e scontri recenti non hanno alla fine portato a un'interruzione dell'offerta di petrolio, l'attenzione si sta ora spostando sulla prossima mossa di Israele.
"Nessuno sa davvero quanto questo potrebbe estendersi", ha detto il capo economista del Trafigura Group, Saad Rahim, in un'intervista a Bloomberg TV. "Qual sarà la reazione di Israele, qual è la controreazione dell'Iran in seguito, altri attori iniziano a essere coinvolti?", si chiede.
"È probabile che per ora il mercato rimanga nervoso sul cosa succederebbe se, in particolare mentre attende le rappresaglie di Israele e coloro che hanno posizioni corte acquistano in qualsiasi calo per uscire dalle loro posizioni ed evitare il rischio di essere colti da un altro rialzo", ha affermato Callum Macpherson, responsabile delle materie prime presso Investec Plc.: "Potrebbe non esserci alcuna interruzione dell'offerta".
Notizie societarie e pre market USA
Nike (-8%): la società ha ritirato il suo obiettivo annuale di ricavi e annullato la giornata dedicata agli investitori prevista per il 19 novembre.
Lockheed Martin (+1%): il conflitto in Medio Oriente sostiene il settore della difesa, tra cui anche RTX (+1,5%) e Northrop Grumman (+1,5%).
Exxon Mobil (+2%): il balzo del petrolio attira acquisti sull’azionario legato all’energetico sui rischi di un’interruzione dell’approvvigionamento, sostenendo in particolare anche Chevron, Occidental Petroleum, Marathon Oil e Schlumberger.
Nikola (+5%): ha consegnato ai propri concessionari 88 camion elettrici a celle a combustibile a idrogeno nel terzo trimestre, cifra superiore rispetto ai 72 del secondo trimestre.
Eli Lilly (-0,20%): annunciato investimento da 4,5 miliardi di dollari per creare un nuovo centro per la produzione avanzata e lo sviluppo di farmaci nello Stato dell’Indiana.
Humana (-14%): gli iscritti ai suoi piani Medicare Advantage ad alto rating per persone di 65 anni e oltre si è ridotto del 94% per il 2025 rispetto al 2024.
Conagra Brands (-3%): ricavi netti del primo trimestre scesi del 3,8% a 2,79 miliardi di dollari, oltre le aspettative di un calo del 2,1% (dati LSEG).
Raccomandazioni analisti
Apple
UBS: ‘neutral’ e prezzo obiettivo confermato a 236 dollari.
Meta
Wells Fargo Securities: ‘buy’ e target price aumentato a 652 dai 647 dollari precedenti.
Alphabet
Wells Fargo Securities: ‘neutral’ e prezzo obiettivo ridotto da 190 USD a 182 dollari.
Nike
Neutral per JP Morgan. L'analista Matthew Boss non cambia opinione sul titolo. Il prezzo obiettivo è stato ridotto da 80 USD a 77 USD.
RBC conferma la raccomandazione e mantiene il giudizio Neutral. In precedenza fissato a 85 USD, il prezzo obiettivo è stato abbassato a 82 USD.
Boeing
JP Morgan raccomanda il titolo e consiglia Buy. Il prezzo obiettivo è invariato a 235 USD.
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