Wall Street ancora intimorita dalla Fed

Wall Street ancora intimorita dalla Fed

Pesano ancora le parole pronunciate ieri da Jerome Powell ha spento le speranze di un atteggiamento più accomodante nella politica monetaria, mentre oggi la BCE ha alzato di altri 50 punti base i tassi di interesse, aumentato le sue previsioni sull’inflazione per i prossimi anni e iniziato la riduzione del suo programma di acquisti.

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Future in rosso

Wall Street ancora negativa il giorno dopo il meeting della Federal Reserve, dimostrando di non aver ancora gradito le parole di Jerome Powell sul proseguimento della politica monetaria restrittiva.

La seduta si era chiusa con un calo dei principali indici di New York, con il Nasdaq il più colpito (-0,76%), seguito di poco dallo S&P500 (-0,61%) e dal Dow Jones (-0,42%).

Oggi i cali sembrano poter proseguire, visto l’andamento negativo ancora più pesante dei future (-1%) sui principali sui tre storici indici, quando manca solo un’ora dall’avvio delle contrattazioni.

Dati macro

Non servono a molto i dati macroeconomici diffusi oggi dal Dipartimento USA del Lavoro. Nella settimana al 10 dicembre, le richieste di sussidio di disoccupazione nel paese sono risultate 211 mila, dato migliore delle attese degli analisti ma in calo di 20 mila rispetto al dato della settimana precedente (231 mila, rivisto dal preliminare 230 mila).

Vendite dettaglio in novembre su base mensile (MoM) -0,6%, in calo rispetto al precedente +1,3% (la previsione era -0,1%).

In calo le vendite al dettaglio nel mese di novembre su base annuale, scese a +6,5% rispetto al precedente +8,27%, mentre l’indice PhillyFed di dicembre è stato pari a -13,8 punti, in aumento rispetto al precedente -19,4 punti (la previsione era -10 punti).

Tassi Fed e previsioni

Ieri Wall Street si concentrava non tanto sul rialzo da 0,50 punti base dei tassi di interesse effettuato dalla Federal Reserve, portandoli così al 4,25%-4,50%, ma piuttosto sulle previsioni circa il loro picco, atteso ora al 5,1% (valore mediano) nel 2023, rispetto al 4,6% precedentemente previsto, mentre l’istituto centrale ha affermato di non prevedere tagli prima del 2024.

A questo punto, il ‘dot plot’, grafico indicatore delle previsioni dei banchieri, prevede un’inflazione al 5,6% alla fine dell’anno dal 5,4% atteso precedentemente, al 3,1% a fine 2023, al 2,5% nel 2024 e al 2,1% nel 2025.

L’outlook economico resta incerto, spiegava Jerome Powell, mentre per ridurre l’inflazione sarà necessario “un periodo prolungato” di crescita lenta, anche se non prevede una recessione.

“Mi sarei augurato fosse esistito un modo per ripristinare la stabilità dei prezzi senza conseguenze”, ma “non c’è e questo è il meglio che potevamo fare”, aggiungeva uno sconsolato presidente della Fed.

La Banca centrale europea

Protagonista odierna era la Banca centrale europea, attesa alla sua decisione di politica monetaria e anche in questo caso sono state rispettate le previsioni di un aumento di 50 punti base.

Meno scontata, invece, l’annuncio da parte del board di ridurre il portafoglio del Programma di acquisto di attività (PAA), che avverrà “ad un ritmo misurato e prevedibile”, reinvestendo “solo in parte” il capitale rimborsato sui titoli a scadenza.

I dettagli dei parametri per la riduzione delle consistenze del PAA verranno comunicato alla riunione di febbraio, spiegava il comunicato della BCE.

Altro elemento da rilevare è la revisione al rialzo delle proiezioni sull’inflazione comunicata dall’istituto, il quale a questo punto prevede in media l’8,4% nel 2022, per poi scendere al 6,3% nel 2023, al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025.

Le altre banche

Oggi erano attese le decisioni anche di altre banche centrali, tra cui la Bank of England che ha seguito il trend e alzato i suoi tassi di 50 punti base, il nono consecutivo, per poi dichiarare necessari altri aumenti nonostante il raggiungimento di quello che considera il picco dell’inflazione.

A inizio della giornata, anche la Banca Nazionale Svizzera effettuava un atteso rialzo di mezzo punto, portando così i tassi all’1%, il massimo da 14 anni, mentre la banca centrale norvegese li incrementava di un quarto di punto al 2,75% e ha indicato di non aver terminato la politica monetaria restrittiva.

Notizie societarie e pre-market

Tesla (-2%): Elon Musk ha venduto azioni per 3,58 miliardi di dollari.

Novavax (-14%): annunciato aumento di capitale da 125 milioni di dollari di collocamento di nuove azioni e 125 milioni di dollari da bond convertibili a partire dal 2027.

Hyzon Motors (-1%): acquisterà le quote rimanenti (49,5%) della sua joint venture europea, Hyzon Motors Europe BV, per un totale di 5,84 milioni di dollari in contanti e acquisto di scorte.

Prothena (-8%): vendute 3,25 milioni di azioni a 56,50 dollari alla fine della giornata di ieri.

Core Scientific (+46%): ieri B. Riley aveva annunciato che avrebbe investito 72 milioni di dollari, dando così altri due anni di tempo alla società per raggiungere la redditività ed evitare la bancarotta.

Raccomandazioni analisti

Tesla

RBC: ‘buy’ e revisione al ribasso del prezzo obiettivo da 325 USD a 225 dollari.

Pfizer

Morgan Stanley: ‘neutral’ e prezzo obiettivo rialzato a 53 USD, rispetto ai precedenti 51 dollari.

Verizon

Morgan Stanley: da ‘neutral’ a ‘buy’ con target price alzato a 44 USD dai 41 precedenti.

Snap

Jefferies: da ‘buy’ a ‘hold’ e target price ridotto da 12 USD a 10 dollari.

Marriott International

Barclays: da ‘buy’ a ‘neutral’, mentre il prezzo obiettivo è stato alzato a 170 USD, rispetto ai precedenti 163 dollari.

AT&T

Morgan Stanley: da ‘buy’ a ‘neutral’ con target price fermo a 20 dollari.

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