Wall Street centra il record, manca i 5000 punti


L’S&P 500 ha guadagnato lo 0,1%. In Asia poche borse aperte: è iniziata la lunga vacanza della fine dell’anno lunare cinese. Nessuna tregua a Gaza: sale il petrolio. Bitcoin sui massimi dell’ultimo mese. Credem raddoppia il dividendo.


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Lo storico movimento giornaliero di ARM Holding dopo la presentazione dei dati del trimestre, ha dato un ulteriore impulso alla borsa degli Stati Uniti, un impulso modesto, ma sufficiente a far chiudere l’S&P500 in rialzo dello 0,1% a 4997,9 punti nuovo record. Quota cinquemila punti è stata raggiunta nel corso del pomeriggio, ma non tenuta, seppur di pochissimo.

5000 PUNTI

Questi grandi numeri rotondi hanno un significato psicologico per gli investitori", scriveva ieri in una nota ripresa da Barron’s, Ryan Detrick, capo stratega di mercato di Carson Group.

Il mancato approdo a cinquemila permetteva ieri a Detrick di riflettere sul movimento di Wall Street. “Solo poco tempo fa, tutti in TV ci parlavano di un mercato ribassista quasi certo, oltre che di una recessione", si legge nella sua nota. Quelle previsioni da giorno del giudizio non si sono avverate. ”Come molto spesso abbiamo visto nel corso della storia, quelli capaci di tenere durante i momenti difficili sono di solito ricompensati, anche questa volta è stato così”.

Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in lieve ribasso. Future dell’indice Dax di Francoforte -0,1%.

In Asia Pacifico, l’indice Nikkei di Tokyo tiene la scia di Wall Street e chiude in rialzo dello 0,3%. Hong Kong -0,7%, anche per effetto del ribasso di Alibaba. Sono iniziate le feste del Capodanno lunare cinese e sono chiusi i mercati di Shanghai, Shenzen, Taipei, Seul, Manila e Giacarta.

TREASURY

Il Tesoro degli Stati Uniti ha emesso questa settimana una cifra enorme di titoli a media e lunga scadenza, 54 miliardi di dollari di Treasury a tre anni, 42 miliardi a dieci anni e 25 miliardi a trent’anni. Il mercato ha assorbito senza problemi la montagna di carta arrivata: il test sulla capacità degli Stati Uniti di emettere debito, a fronte di una situazione fiscale ritenuta preoccupante dagli analisti di Moody’s, è stato superato. Di questo tema, parlava la nota di ieri di Jeffrey Cleveland, il Chief economist di Payden & Rygel. “Nel 2023 il deficit fiscale federale degli Stati Uniti ha superato i 2000 miliardi di dollari, una cifra pari al 7% dell’intero PIL Usa: in altri termini, il governo federale degli Stati Uniti ha speso 2000 miliardi di dollari in più rispetto alle entrate che ha registrato durante l’anno fiscale. “Considerando che attualmente gli Usa non sono né in guerra né in recessione e che, solitamente, nei periodi di espansione economica il deficit dovrebbe ridursi, non aumentare, il disavanzo di bilancio appare ancora più preoccupante. Inoltre, come ben sapranno gli analisti che si occupano di mercati emergenti, l’aumento del deficit fiscale rappresenta spesso un campanello di allarme sullo stato di salute dell’economia di un Paese”, scrive Cleveland. L’economista però precisa che l’impennata del deficit fiscale negli Stati Uniti è da ricondurre, da un lato, al costante incremento della spesa pubblica, dall’altro, in misura maggiore, al crollo delle entrate del governo federale. “Ci sono valide ragioni per credere che si tratti di uno shock temporaneo”. A partire dal luglio 2022, la spesa pubblica federale ha cominciato a crescere a un tasso medio annuo del 9%, ben al di sopra della crescita media annua del 6% registrata tra il 2014 e il 2019. “Tuttavia, l’aumento della spesa è in gran parte riconducibile all’invecchiamento della popolazione”. Se ci trovassimo di fronte a un paese come tanti nel mondo, ci sarebbe da essere preoccupati, Il deficit fiscale degli Stati Uniti è enorme, ma, a differenza di altri Paesi gravati da livelli altissimi di debito pubblico,” il dollaro americano resta la valuta di riserva globale e, in termini di percentuale del Pil, il costo del debito è inferiore ai livelli degli anni ’90. Inoltre, l’aumento delle entrate federali nel 2024 dovrebbe portare a una riduzione del disavanzo di bilancio”.

PETROLIO

Il Brent del Mare del Nord è salito ieri del 3%, la variazione giornaliera positiva più ampia dell’ultimo mese, stamattina i prezzi sono poco mossi a 81,5 dollari il barile. La settimana sta per chiudersi con un rialzo nell’ordine del 5-6% dopo che il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha respinto un potenziale cessate il fuoco nella guerra con Hamas. In precedenza, le aspettative di un interruzione del conflitto a Gaza, aveva portato giù le quotazioni.

Netanyahu ha detto di non vedere "altra soluzione che la vittoria totale”. Intanto le compagnie di navigazione hanno avvertito che la situazione della sicurezza nel Mar Rosso continua a deteriorarsi.

BITCOIN

E’ sui massimi del mese 46.200 dollari, +2%. Il movimento è sostenuto dai dati sugli afflussi sugli ETF che seguono il prezzo del token, nonché dalla crescente attenzione per il cosiddetto dimezzamento, previsto per aprile.

Anche i token più piccoli, come Ether, Solana e Cardano salgono.

I nove ETF lanciati l’11 di gennaio hanno attratto finora 8 miliardi di dollari, mentre il deflusso di 6 miliardi di dollari dal fondo Grayscale Trust, dopo la sua conversione, sta rallentando.

"Il Bitcoin sembra destinato a riprendere la sua marcia verso l'alto dopo che le vendite di Grayscale si sono finalmente attenuate", ha dichiarato Caroline Mauron,

cofondatrice del fornitore di liquidità di derivati su asset digitali Orbit Markets. La "narrativa del dimezzamento" prenderà slancio, portando potenzialmente il Bitcoin oltre i 50.000 dollari nelle prossime settimane, ha detto.

Il dimezzamento quadrisettimanale riduce la quantità di Bitcoin che i minatori ricevono per il funzionamento dei computer ad alto consumo energetico.

TITOLI

Banco BPM ha chiuso infatti l’ultimo esercizio con un utile netto di 1.264 milioni di euro, in crescita dell’85% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Nel corso del 2023 i proventi operativi sono saliti del 14,3% a 5,34 miliardi, trainati dal margine di interesse (+42,1% a 3,29 miliardi) mentre le commissioni sono scese dell’1,4% a 1,86 miliardi. L’aumento degli oneri operativi, che ha risentito anche degli aumenti salariali legati al rinnovo del contratto dei bancari, è stato contenuto all’1,6%, a 2,57 miliardi, consentendo al rapporto cost-income di scendere dal 54% al 48% e al risultato della gestione operativa di migliorare del 29,2%, a 2,77 miliardi. Le perdite su crediti sono scese del 18,1% a 558,6 milioni di euro. Sul fronte dell’asset quality i crediti deteriorati lordi sono diminuiti nel corso dell’anno dal 4,2% al 3,5% e quelli netti dal 2,2% all’1,8%. Si rafforza la posizione patrimoniale del Banco, con un Cet1 ratio che sale mesi dal 12,8 al 14,2%.

Banca Mediolanum. L’AD Massimo Doris è ottimista sul parere BCE relativo al ripristino dei diritti di voto di Fininvest per la quota eccedente il 9,9%, ma l'iter richiede tempo.

MFE. L’autorità antitrust austriaca ha autorizzato la società ad aumentare la quota direttamente detenuta nella tedesca, condizionando l'ok al rispetto di alcuni impegni relativi alla salvaguardia del pluralismo in Austria.

Leonardo conferma le stime per il 2023. I risultati preliminari del gruppo verranno diffusi il 29 febbraio, mentre il piano industriale e la guidance 2024 saranno presentati il 12 marzo.

Credem chiude il 2023 con un utile netto pari a 562,1 milioni di euro, in aumento di 72,4% sull'anno precedente. La proposta di dividendo è pari a 65 centesimi per azione, il doppio rispetto ai 33 centesimi del 2022.

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