Wall Street chiusa per il Giorno del Ringraziamento

Oggi la Borsa di New York resta chiusa e domani sarà a mezzo servizio, mentre ci si interroga sui timori inflazionistici legati alle future politiche protezionistiche di Donald Truamp.

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Pausa a Wall Street

Oggi Wall Street si ferma per il Giorno del Ringraziamento e alla vigilia del Black Friday di domani, quando sarà aperta solo per metà tempo.

Ieri la Borsa di New York lasciava in eredità ai mercati del Vecchio continente una seduta incolore, con l’economia degli USA che ha mostrato la sua forza ancora una volta con i dati diffusi ieri, tra cui l’indicatore PCE core tenuto in gran conto dalla Federal Reserve nelle decisioni sui tassi di interesse. Il dato, in aumento rispetto al mese di settembre, insieme al balzo delle spese personali, potrebbe far temere un rischio di surriscaldamento dell’economia proprio nel momento in cui le politiche protezionistiche di Donald Trump potrebbero favorire l’inflazione.

Previsioni Fed

Il dato, insieme alla prospettiva di un aumento delle tariffe sui beni importati, la solidità della spesa e dell'inflazione potrebbe restringere il margine di manovra per un taglio dei tassi di interesse il prossimo anno."Continuiamo a prevedere che il Federal Open Market Committee (FOMC) taglierà il tasso dei fondi di 25 punti base nella riunione di dicembre", sottolinea l'economista della Commonwealth Bank of Australia, Kristina Clifton. "Tuttavia, un'altra solida inflazione core mensile a novembre metterà in discussione l'opinione del FOMC secondo cui l'inflazione sta scendendo al 2% annuo", ha aggiunto.

Lo strumento FedWatch di CME Group indica che i trader valutano al 70% le probabilità di un taglio da 25 punti base, in aumento dal 65% di ieri e dal 55% della scorsa settimana.

Rimbalzo del dollaro

Con l’azionario chiuso, il dollaro rimbalza dai minimi di due settimane rispetto alle altre valute, mentre lo yen si avvia verso il maggior rialzo settimanale in quasi tre mesi, grazie alle crescenti scommesse su un rialzo dei tassi in Giappone a dicembre.

Chris Turner, responsabile globale dei mercati presso ING, ha affermato che il calo del dollaro di ieri era stato probabilmente guidato in parte dagli investitori che hanno incassato i guadagni sulle azioni e sulle obbligazioni statunitensi di novembre prima della fine del mese. "Presumibilmente, una parte di questa attività si è svolta ieri sui mercati più liquidi, piuttosto che attendere la pausa del Giorno del Ringraziamento", ha spiegato.

L’Opec rinvia il meeting

Sul mercato delle materie prime, i prezzi del petrolio tornano a salire dopo il calo delle ore precedenti dovuto all’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah che allontana le incertezze sulle forniture in Medio Oriente. Oggi i future sul Brent scambiano a 72,80 dollari e quelli sul greggio WTI prezzano 69 dollari al barile, entrambi in calo di poco più di mezzo punto percentuale.

A sorpresa, l’Opec+ ha rinviato la riunione prevista per il primo dicembre al 5 dello stesso mese a causa della partecipazione per quel giorno di diversi ministri dei Paesi produttori alla riunione del Consiglio di cooperazione del Golfo in Kuwait.

Fonti della Reuters interna all'Opec+ hanno riferito che il 5 dicembre si discuterà nuovamente di un ulteriore rinvio degli aumenti della produzione di greggio previsti per gennaio e corrispondenti a 180 mila barili al giorno.

L'alleanza si trova di fronte a un dilemma scomodo: prolungare le restrizioni fino al 2025 o rischiare di far precipitare i mercati globali in un eccesso di offerta. Anche estendere le restrizioni per tutto l'anno non impedirà un notevole eccesso di offerta, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia.

Infine, a frenare i prezzi contribuiscono anche i dati Eia di ieri che mostrano un aumento delle scorte statunitensi di benzina di 3,3 milioni di barili nella settimana al 22 novembre, contro aspettative di un lieve calo delle scorte di carburante in vista delle vacanze.

Raccomandazioni analisti

American Express

Jefferies: ‘neutral’ e prezzo obiettivo alzato da 260 a 285.

HP

Goldman Sachs: ‘neutral’ e target price aumentato da 35 a 38 dollari.

JPMorgan Chase: ‘buy’ e prezzo obiettivo incrementato da 40 a 41 dollari.

Nasdaq

Goldman Sachs: ‘buy’ e target price rafforzato da 85 a 87 dollari.

Bank of New York Mellon

Morgan Stanley: ‘neutral’ e prezzo obiettivo alzato da 80 a 82 dollari.

Black Rock

Goldman Sachs: ‘buy’ target price ridotto da 1118 a 1097 dollari.

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