Wall Street in cerca di recupero dopo la Fed, big tech ancora protagoniste


I segnali arrivati ieri dalla Federal Reserve avevano fatto scattare un sell off sull’azionario e oggi le speranze sono tutte per le trimestrali delle restanti società appartenenti alle ‘Magnifiche sette’.


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Rimbalzo a Wall Street

Apertura vista in verde per la borsa di New York dopo i sell off di ieri arrivati dopo che la Federal Reserve ha lasciato i tassi fermi ma ha mantenuto le prospettive ancora restrittive nel breve periodo per la sua politica monetaria, mentre oggi l’attenzione sarà tutta per le trimestrali di tre giganti tecnologici.

Quando manca meno di un’ora al suono della campanella di Wall Street, sono i future sul Nasdaq a segnalare il guadagno maggiore (+0,60%), seguiti dai contratti sullo S&P500 (+0,40%), con quelli sul Dow Jones che restano intorno la parità.

Oggi erano attesi i dati sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione alla settimana terminata il 27 gennaio, risultate 224 mila, oltre le 213 mila previste e alle 215 mila del dato precedente.

Trimestrali big tech

L’attenzione si sposta nuovamente sugli utili delle big tech, che potrebbero far luce sulla capacità delle società a grande capitalizzazione di sostenere il loro recente rally, alimentato dal clamore intorno all’intelligenza artificiale e dalle speranze di tagli anticipati dei tassi.

Il calendario prevede tre ‘pezzi grossi’ come Apple, Amazon e Meta, tutte attese dopo la chiusura di Wall Street, dopo le delusioni arrivate da Microsoft e Alphabet, colpite dai costi per lo sviluppo di prodotti basati sull’IA.

Gli analisti prevedono una migliore crescita in cinque trimestri per le vendite di iPhone di Apple, ma restano le nubi all’orizzonte per quanto riguarda il business della casa di Cupertino in Cina. Su Amazon l’attenzione si concentrerà sulle vendite legate al servizio Prime, mentre Meta dovrà confrontarsi con l’impatto dell’IA sulle sue attività pubblicitarie.

Day after Fed

Ieri la Fed ha lasciato i tassi di interesse invariati tra il 5,25% e il 5,5% come ampiamente previsto, lasciandoli ai livelli massimi degli ultimi 22 anni, a fronte di un’inflazione scesa al 3,4% nel 2023 e un indice PCE sui prezzi delle spese per consumi personali scivolato al +2,9%.

Nel comunicato post meeting la banca centrale ha inviato un segnale solo timido ai mercati, indicando che non è ancora pronta a iniziare a tagliare i tassi, in quanto non si attende “che sarà opportuno ridurre l’intervallo obiettivo finché non avrà acquisito maggiore fiducia che l’inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il 2%”.

Nel corso della conferenza stampa successiva alla decisione della Fed, il presidente della Fed Powell ha dato un forte segnale che un taglio del tasso a marzo “non è il caso più probabile”.

Le previsioni sui tassi

Alla luce di questo commento, gli analisti di Goldman Sachs hanno rinviato le loro previsioni sul primo taglio dei tassi da marzo a maggio, così come scontato dal mercato monetario USA, passando dal 60% precedente la Fed all’attuale al 34%, rispetto a 60% prima del comunicato Fed.

“Tuttavia, continuiamo ad aspettarci 5 tagli nel 2024 e altri 3 nel 2025 perché prevediamo che l'inflazione core PCE scenderà di almeno un paio di decimi al di sotto della proiezione mediana del 2,4% del FOMC quest'anno, con ulteriori diminuzioni nel 2025”, spiega David Mericle di Goldman Sachs.

A questo punto, la banca si attende “quattro tagli consecutivi alle riunioni di maggio, giugno, luglio e settembre, prima di rallentare ad un ritmo trimestrale e aggiungere un taglio finale quest’anno a dicembre”, prevedono da GS.

Il mercato sembra “ancora troppo ottimista sui tempi e sul ritmo delle manovre, con circa 145 punti base di tagli ancora prezzati per il 2024 e una probabilità del 33% che i tagli inizino a marzo”, evidenzia Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management, aggiungendo che “a seconda dei dati, lo scenario di base rimane quindi quello di una riduzione, a partire da maggio, dei tassi da parte della Fed di 100 punti base nel 2024”.

“Restiamo fiduciosi che l'inflazione sarà abbastanza bassa da spingere la Fed ad iniziare ad allentare la politica monetaria nella riunione di marzo o maggio”, secondo Preston Caldwell, capo economista statunitense di Morningstar Research Services LLC: “stiamo ancora prevedendo un totale di 150 punti base di tagli nel 2024 e che il tasso dei fondi federali chiuderà l'anno al 3,75%–4%”.

Notizie societarie e pre-market USA

Tesla (+2%): voterà come azionista per trasferire la sua sede in Texas dal Delaware.

Qualcomm (-1%): prevede vendite e profitti rettificati con un punto medio di 9,30 miliardi di dollari e 2,30 dollari per azione per l'attuale secondo trimestre fiscale che si concluderà a marzo, in linea con le prospettive degli analisti di 9,30 miliardi di dollari e 2,25 dollari per azione (dati LSEG).

Merck & Co. (+1%): utile per azione di 3 centesimi nel quarto trimestre rispetto alle stime degli analisti che prevedevano una perdita di 11 centesimi (dati LSEG).

Norfolk Southern (+8%): un gruppo di investitori guidato da Ancora Holdings ha assunto una partecipazione di circa 1 miliardo di dollari nella società e ha nominato una lista di maggioranza di amministratori nel tentativo di estromettere l'amministratore delegato Alan Shaw, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal

Align Technology (+12%): previsti ricavi per il primo trimestre di 960-980 milioni di dollari, superiore alle stime di 946,90 milioni di dollari (dati LSEG).

Qorvo (+5%): prevede ricavi nel quarto trimestre per circa 925 milioni di dollari, più o meno 25 milioni di dollari, oltre la stima media degli analisti di 913,1 milioni di dollari (dati LSEG).

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