Wall Street sfodera i numeri delle big bank USA

Wall Street sfodera i numeri delle big bank USA

Oggi hanno diffuso i risultati trimestrali JP Morgan, Wells Fargo e Citigroup, mentre domani sarà il turno di Goldman Sachs Bank of America e Morgan Stanley.

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La stagione delle trimestrali USA

Entrata nel vivo la stagione delle trimestrali a Wall Street e, come da tradizione, sono le big bank statunitensi ad aprire le ‘danze’.

Oggi erano attese JP Morgan, Wells Fargo e Citigroup, mentre domani sarà il turno di Goldman Sachs, Bank of America e Morgan Stanley, sempre prima del suono della campanella della Borsa di New York.

I risultati delle banche e le dichiarazioni dei loro manager sono particolarmente sotto osservazione da parte di investitori e analisti per valutare l’impatto dei dazi e della legge di spesa firmata dal Presidente Donald Trump e approvata dal Parlamento. Si stima che la legge aumenterà di 3.000 miliardi di dollari il debito degli Stati Uniti nel prossimo decennio, suscitando le reazioni di alcuni repubblicani e di alleati di Trump, come Elon Musk, che hanno espresso preoccupazioni per l'irresponsabilità fiscale.

JP Morgan alza le previsioni

La scena oggi era tutta per JP Morgan, la principale banca statunitense, i cui risultati sono stati trainati dai solidi ricavi derivanti dal trading e dall'investment banking, permettendole di aumentare le sue previsioni.

Ora la banca si attende 95,5 miliardi di dollari di Net Interest Income (NII) rispetto ai 94,5 miliardi di dollari previsti in precedenza. Durante l’investor day di maggio, la banca aveva confermato le precedenti previsioni sull’NII, ma il direttore finanziario Jeremy Barnum aveva già fatto capire che le prospettive erano “probabilmente leggermente migliori rispetto a quelle del primo trimestre”.

Guardando ai risultati, le commissioni dell’investment banking sono aumentate del 7%, mentre gli analisti si aspettavano un calo del 14%, mentre le emissioni di debito sono aumentate del 12% e le commissioni da consulenza su fusioni e acquisizioni sono cresciute dell’8%, entrambe in controtendenza rispetto alle aspettative degli analisti, che prevedevano un calo rispetto all’anno precedente. I ricavi da equity underwriting sono scesi del 6%, ma gli analisti si aspettavano un calo del 29%.

Nel trading, il business sui titoli a reddito fisso ha generato 5,69 miliardi di dollari, ben al di sopra della stima media di 5,22 miliardi. Il trading azionario è arrivato a 3,25 miliardi di dollari, stabilendo un nuovo record per il secondo trimestre dopo il precedente massimo registrato nel primo trimestre.

A Wall Street, intanto, le azioni JP Morgan aprono di poco sopra la parità (+0,20%), a 288 dollari, mentre da inizio anno sono in crescita di oltre il 20%.

Restano i rischi

Jamie Dimon, amministratore delegato, ha dichiarato che “le attività di dealmaking sono partite lentamente ma hanno acquisito slancio man mano che il sentiment di mercato migliorava”.

“L'economia statunitense è rimasta solida", sottolineava Dimon nel comunicato, con “la finalizzazione della riforma fiscale e la potenziale deregolamentazione sono positive per le prospettive economiche.

Tuttavia, avvisava il manager, “persistono rischi significativi, tra cui le tariffe e l'incertezza commerciale, il peggioramento delle condizioni geopolitiche, gli elevati deficit fiscali e i prezzi elevati degli asset".

Wells Fargo taglia la guidance

Meno positivi i risultati di Wells Fargo, con previsioni per l’intero anno ridotte sul reddito netto da interessi, dopo un altro trimestre di crescita modesta, indebolito da un contesto di persistente guerra commerciale.

La banca con sede a San Francisco ha registrato 11,7 miliardi di dollari in nei tre mesi terminati a giugno, leggermente inferiori alle stime degli analisti di 11,8 miliardi. Alla luce di questi risultati, la banca prevede ora valori sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente, una revisione al ribasso rispetto a una precedente attesa di crescita compresa tra l’1% e il 3%, principalmente a causa di un calo del NII nella divisione mercati della banca.

Wells Fargo aveva già registrato un calo del 6% del NII nel primo trimestre, sollevando dubbi sulla possibilità di raggiungere il target originario. Tuttavia, la qualità del credito della banca rimane solida, con le perdite nette su crediti scese del 23% rispetto all’anno precedente. Gli accantonamenti per perdite su crediti si sono attestati a 1 miliardo di dollari, inferiori alle stime degli analisti di 1,16 miliardi.

Negativa l’accoglienza di Wall Street, dove le azioni Wells Fargo cedono oltre il 3%, scendendo a 80,60 dollari e allontanandosi così dai massimi storici di 83,54 dollari toccati ad inizio luglio.

Aumentano le commissioni di investment banking di Citi

I guadagni dei trader favoriti dalle turbolenze dei mercati hanno sostenuto gli utili di Citigroup nel trimestre: l’utile netto è arrivato a 4 miliardi di dollari, o 1,96 dollari per azione, mentre quello totale è cresciuto del 25% rispetto all’anno precedente.

I ricavi sono saliti dell’8% rispetto allo scorso anno, arrivando così a 21,7 miliardi, segnando così i record del secondo trimestre per le attività di servizi, wealth e personal banking negli Stati Uniti. I ricavi dei mercati sono saliti del 16% a 5,9 miliardi.

Le commissioni di investment banking di Citi sono salite del 13% nel secondo trimestre, mentre i ricavi bancari complessivi sono aumentati di quasi il 19% a 1,9 miliardi di dollari.

L'attività di investment banking è rimasta sottotono per la maggior parte del trimestre, a causa dell'incertezza economica e delle turbolenze dei mercati che hanno reso le aziende esitanti a perseguire le operazioni, ma il rimbalzo di giugno, segnato da una serie di grandi IPO e di acquisizioni multimiliardarie, ha alimentato l'ottimismo per il secondo semestre.

In verde l’apertura delle azioni Citigroup, segnando una crescita superiore al 2%, a 89,49 dollari, dopo essere salite del 24% da inizio anno.

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Aziende citate nell'Articolo

Codice: JPM
Isin: US46625H1005
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