Wall Street tiene d’occhio i prezzi del petrolio

I timori di un effetto inflazionistico dovuto alla crescita dei prezzi dell’energia rendono più incerte le scelte di politica monetaria da parte della Federal Reserve e gli investitori restano in attesa di conoscere le prossime mosse degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran.
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Wall Street oggi
Wall Street sotto la parità in questo inizio di settimana successivo all’entrata degli Stati Uniti nel conflitto avviato da Israele nei confronti dell’Iran e il petrolio resta ancora al centro della scena dei mercati per il suo potenziale effetto sull’inflazione.
I future sui principali indici della Borsa di New York (Nasdaq, Dow Jones e S&P500) cedono lo 0,20% quando manca circa un’ora all’avvio delle contrattazioni ufficiali.
Riprende la corsa ai beni rifugio: il dollaro sale (+0,40%) nei confronti dell’euro (EUR/USD a 1,1471), l’oro supera nuovamente quota 3.400 dollari l’oncia (future) e i rendimenti dei Titoli di Stato Usa a 10 anni scendono dello 0,30% (4,362%). Debole (-1%) il Bitcoin, a 101.300 dollari.
Il calendario economico oggi vede il Pmi di giugno (ore 15:45 italiane) e i dati sulle vendite di case esistenti per maggio (ore 16:00), mentre nel corso della giornata sono in agenda gli interventi del membro del Consiglio direttiva della Fed, Christopher Waller, del presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, e della presidente della Fed di San Francisco Mary Daly.
Reazione moderata
Gli Usa hanno attaccato le strutture nucleari iraniane e il Presidente Donald Trump non esclude la possibilità di un cambio di regime in Iran. La reazione del mercato è stata generalmente moderata all'attacco iniziale di Israele all'Iran questo mese: anche dopo il calo delle ultime due settimane, l'S&P 500 è solo circa il 3% al di sotto del suo massimo storico di febbraio.
"C'è tensione, ma la situazione non è traumatica, mentre gli investitori monitorano gli sviluppi in Medio Oriente", si legge in una nota di Richard Hunter, responsabile dei mercati presso Interactive Investor.
Di “andamento dei prezzi moderato in attesa di vedere come reagirà l'Iran” parla anche Carol Kong, analista valutario di Commonwealth Bank of Australia: “A giudicare dal lieve calo dei prezzi del taglio dei tassi da parte del FOMC entro la fine dell'anno, ci sono più preoccupazioni per l'impatto inflazionistico del conflitto in Medio Oriente che per quello economico negativo. I mercati valutari saranno in balìa dei commenti e delle azioni dei governi iraniano, israeliano e statunitense. I rischi sono chiaramente orientati verso un ulteriore rialzo delle valute rifugio se le parti in causa dovessero intensificare il conflitto."
Un ulteriore ribasso potrebbe essere limitato perché alcuni investitori si stanno preparando a un peggioramento del conflitto. I gestori di fondi hanno ridotto le loro partecipazioni azionarie, le azioni non sono più ipercomprate e la domanda di copertura è aumentata, il che significa che una profonda svendita è meno probabile a questi livelli.
“La reazione ottimistica del mercato offre agli investitori l'opportunità di ridurre la loro esposizione al rischio”, ha osservato Mohit Kumar, responsabile della strategia europea di Jefferies International.
Le preoccupazioni per il petrolio
Mentre i mercati sono alle prese con le pressioni sui prezzi dovute ai dazi di Trump, la volatilità dei prezzi del petrolio aggiunge un nuovo livello di preoccupazione per l'inflazione, considerato l'avvicinarsi della sospensione di 90 giorni dei dazi. Il Brent e il greggio WTI oggi aggiungono un altro mezzo punto percentuale e si portano rispettivamente a 76,08 e 74,33 dollari al barile.
La pressione sui prezzi deriva principalmente dai timori di interruzioni del traffico di petrolifere attraverso lo Stretto di Hormuz, un’arteria importante per il greggio e il gas naturale a livello globale, sollevando così lo spettro di un'impennata dei prezzi dell'energia. Mentre il Ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha affermato che il Paese si riserva tutte le opzioni per una risposta, non ci sono ancora stati segnali di interruzione dei flussi fisici.
"La chiave sarà se verrà o meno chiusa la tratta dello Stretto di Hormuz. Questo non è il nostro scenario principale", spiega Francisco Simon, responsabile strategia Europa di Santander Asset Management, secondo il quale "l'evoluzione del conflitto nei prossimi giorni e settimane manterrà il mercato in un intervallo di oscillazione".
Se l'Iran dovesse chiudere lo Stretto di Hormuz, "uno scenario di stagflazione con crescita inferiore e inflazione più elevata a causa degli elevati prezzi del petrolio rappresenta il rischio principale per i mercati", prevede Ulrich Urbahn, responsabile della strategia multi-asset e della ricerca di Berenberg, e questo "limiterebbe anche la capacità delle banche centrali di sostenere i mercati".
"Non prevediamo una chiusura dello stretto di Hormuz, ma intravediamo la possibilità di una perturbazione", scrive Kumar, che aggiunge: "Il nostro scenario di base sarebbe un periodo di incertezza della durata di alcune settimane, ma senza una brusca escalation".
Notizie societarie e pre market USA
Tesla (+1%): entrati in funzione di 10 taxi a guida autonoma in Texas. Si tratta della prima volta che i veicoli senza conducente della società di Elon Musk trasportano passeggeri paganti.
Exelixis (+23%): la sua terapia sperimentale zanzalintinib, combinata con Tecentriq di Roche, ha migliorato la sopravvivenza dei pazienti affetti da un tipo di cancro del colon-retto in uno studio di fase avanzata.
Centrus Energy (+5%), Uranium Energy (+1%) e Energy Fuels (+2%): l’azionario legato all’energia nucleare negli Stati Uniti guadagna grazie alle parole del Presidente Donald Trump secondo le quali le forze statunitensi hanno colpito i tre principali siti nucleari iraniani.
Leap Therapeutics (+30%): sta tagliando la sua forza lavoro del 75% per ridurre le spese e preservare il capitale.
Raccomandazioni analisti
Tesla
UBS: sell e prezzo obiettivo aumentato da 190 a 215 dollari.
RBC: buy e target price confermato a 307 dollari.
BNP Paribas Exane: neutral e prezzo obiettivo tagliato da 150 a 142 dollari.
Boeing
UBS: buy e target price sempre a 245 dollari.
Netflix
Wells Fargo Securities: buy e prezzo obiettivo incrementato da 1.222 a 1.500 dollari.
Pivotal Research: neutral e target price aumentato da 1.350 a 1.600 dollari.
Amazon
Oppenheimer: buy e target price alzato da 215 a 250 dollari.
Netflix
Pivotal Research: neutral e prezzo obiettivo incrementato da 1.350 a 1.600 dollari.
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