Zoom, stop all’acquisizione di Five9: “rischi per la sicurezza nazionale”


La società di videoconferenze è finita nel mirino delle autorità statunitensi a causa dei sospetti legami con la Cina dopo l’acquisizione di Five9.


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Zoom sotto indagini

Finisce nei guai Zoom, il colosso americano di videoconferenze, nel mirino della giustizia statunitense per l’operazione di acquisizione di Five9, società quotata al Nasdaq e attiva nel campo dei contact center basati sul cloud il cui software è usato dalle aziende per restare in contatto con i propri clienti.

Zoom aveva acquisito Five9, per un corrispettivo di 15 miliardi di dollari soltanto lo scorso luglio e secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, l’operazione sarebbe sotto indagine da parte del Team Telecom, un organismo guidato dal Dipartimento di Giustizia.

Le indagini cercheranno di valutare se le licenze scaturite da questa acquisizione di Five9, “pongono dei rischi per la sicurezza nazionale o gli interessi” degli Stati Uniti, secondo quanto emerso da una lettera pubblicata sul sito della Federal Communications Commission (Fcc).

Per questo il Dipartimento ha chiesto alla Fcc di rinviare l'azione sull'applicazione fino a quando il Team Telecom non avrà terminato la sua revisione, mettendo in attesa l'accordo di Zoom per Five9.

“L'acquisizione di Five9 è soggetta a determinate approvazioni normative sulle telecomunicazioni”, ha spiegato al Wsj una portavoce di Zoom. “Abbiamo presentato richieste alle varie agenzie di regolamentazione applicabili e questi processi di approvazione stanno procedendo come previsto”, aggiungevano dalla società, la quale si aspetta di ricevere le approvazioni normative entro la prima metà del prossimo anno, il che potrebbe consentirle di chiudere l'acquisizione nei tempi previsti.

I sospetti di legami con la Cina

Il Dipartimento di Giustizia ipotizza che queste licenze potrebbero essere associate a “relazioni e proprietà estere”, in particolare con la Cina.

Già lo scorso anno il governo degli Stati Uniti aveva aumentato i controlli sui legami di Zoom con la Cina, a seguito delle accuse del Dipartimento di Giustizia verso uno dei dirigenti della società con sede in Cina, il quale avrebbe cospirato per interrompere le commemorazioni in videoconferenza delle proteste per la democrazia in Piazza Tienanmen.

Zoom aveva chiuso l’account di un’organizzazione USA impegnata per i diritti umani, Humanitarian China, poco dopo la sua videoconferenza dedicata sempre al massacro di Tienanmen.

L’organizzazione aveva dichiarato che quando aveva tentato di accedere alla piattaforma Zoom, il suo account era stato chiuso senza notifica o spiegazione da parte della società. Nei giorni successivi, il loro account era stato riattivato, anche in questo caso senza alcun avviso.

Da Zoom spiegavano che l’organizzazione umanitaria doveva rispettare le leggi locali “proprio come qualsiasi azienda globale”, vista anche la ‘sensibilità’ politica del governo verso la repressione di Piazza Tienanmen, considerata un vero e proprio tabù al punto da arrivare alla cancellazione da Internet di qualunque riferimento a quel momento storico.

Inoltre, Zoom possiede 4 società nel paese asiatico e sta affrontando numerose indagini federali circa i suoi rapporti con Pechino.

Il Team Telecom esamina gli investimenti esteri in entità regolamentate dalla Fcc come Five9 e “una volta che sta esaminando una società, spesso valuta i rischi non correlati alla transazione in questione”, spiega Richard Sofield, partner di Vinson & Elkins, non coinvolta nella transazione.

“Ogni volta che apri la porta al Team Telecom per iniziare a esaminare la tua attività, corri il rischio che dettino il modo in cui raccogli e gestisci i dati personali”, sottolinea, Sofield, tra l’altro anche ex presidente del Team Telecom stesso.

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