Alphabet vince la sfida antitrust: bocciata la cessione di Chrome

Il giudice distrettuale Amit Mehta ha deciso di consentire a Google di mantenere accordi miliardari con Apple, ma impone la condivisione dei dati di ricerca per favorire la concorrenza. Forte rialzo di Alphabet, che resta comunque la big tech più a sconto di Wall Street
Indice dei contenuti
Respinta la richiesta del governo che voleva lo smembramento
La decisione del giudice distrettuale Amit Mehta segna una svolta cruciale per Alphabet. La società madre di Google non sarà costretta a cedere il browser Chrome né il sistema operativo Android, come chiedeva il Dipartimento di Giustizia statunitense (DoJ). Una sentenza che, pur riconoscendo l’abuso di posizione dominante nel mercato della ricerca online, ha escluso le misure più drastiche.
Il tribunale ha stabilito che Google potrà continuare a remunerare partner come Apple per mantenere Google come motore di ricerca predefinito su iPhone e Safari, ma non potrà più stipulare contratti esclusivi. Non solo: il giudice ha imposto un rimedio significativo, ossia l’obbligo per Google di condividere parte dei propri dati di ricerca con i concorrenti. Una misura pensata per permettere ad altri operatori, inclusi i nuovi attori dell’intelligenza artificiale come OpenAI e Perplexity, di sviluppare motori di ricerca alternativi o chatbot più competitivi.
Azioni Alphabet in rialzo del 6%, Apple +3%
Diffusa martedì sera, la sentenza ha suscitato la reazione immediata di Wall Street. Stamattina nelle contrattazioni premarket Alphabet segna un rialzo del 6% e Apple guadagna oltre il 3%. Per Cupertino la decisione è particolarmente favorevole: l’accordo con Google, che vale circa 20 miliardi di dollari l’anno, resta intatto e continua a rappresentare un pilastro dei ricavi da servizi.
Per il mercato si tratta di una vittoria netta per Google. “È una sentenza che rimuove un enorme fardello sul titolo”, ha commentato Dan Ives, analista di Wedbush, che ha rivisto al rialzo il target price a 245 dollari. Secondo Ives, la decisione consolida la visibilità di lungo periodo sul business della ricerca e rafforza la credibilità della società in un momento di crescente concorrenza dall’intelligenza artificiale.
Forti critiche alla sentenza
Non mancano però le critiche. Da un lato, alcuni osservatori sottolineano che la condivisione obbligatoria dei dati potrebbe rappresentare una minaccia per Google, intaccandone il vantaggio competitivo e ponendo seri interrogativi sulla tutela della privacy degli utenti. Dall’altro lato, diversi rivali — tra cui DuckDuckGo — giudicano la misura insufficiente. Secondo il CEO Gabriel Weinberg, le restrizioni non basteranno a frenare l’abuso di posizione dominante e Google manterrà comunque una forza eccessiva nel mercato, anche nel nascente segmento della ricerca tramite AI.
Il giudice ha difeso l’equilibrio della sentenza, sostenendo che un divieto totale dei pagamenti o lo smembramento di asset chiave avrebbe potuto danneggiare consumatori e partner, imponendo “effetti dirompenti a valle”. Ha però lasciato aperta la possibilità di rivedere le misure in futuro se la concorrenza non dovesse effettivamente riemergere.
Titolo schiacciato dall’incertezza regolatoria
Dal punto di vista finanziario, la decisione riduce sensibilmente l’incertezza regolatoria che da mesi gravava su Alphabet. Un’incertezza che si fa sentire sulle quotazioni. Nonostante fondamentali solidi, la società resta la meno valorizzata tra le big tech americane: il titolo scambia a circa 20 volte gli utili attesi per l’esercizio in corso, contro le 22 volte della media dell’S&P 500 e multipli ben più elevati per i concorrenti (30 volte per Apple, 32 per Microsoft e 33 per Amazon).
La sottovalutazione riflette i timori sul futuro della ricerca online, minacciata dall’avanzata dell’intelligenza artificiale. Ma la vittoria in tribunale, unita alla scelta del giudice di imporre rimedi meno radicali, contribuisce a rassicurare i mercati sulla stabilità del business core e sulla capacità del gruppo di finanziare la transizione verso un ecosistema sempre più integrato con Gemini e le altre soluzioni AI.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
