Ancora incertezza a Wall Street dopo il dato sull’inflazione

I dati sui prezzi diffusi ieri mostravano il persistere di alti livelli dei prezzi negli Stati Uniti, indicando che la strada verso un raffreddamento è ancora lunga, quindi la Federal Reserve potrebbe attendere più di quanto sperano i mercati per allenare la sua stretta monetaria.
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Wall Street in rosso
Regna ancora l’incertezza a Wall Street dopo i dati di ieri sull’inflazione relativi al mese di gennaio.
Le indicazioni arrivate dai livelli inflazionistici avevano spinto i principali indici di New York verso chiusure miste, con il Dow Jones in flessione di mezzo punto, lo S&P500 piatto e il Nasdaq Composite addirittura in rialzo, dello 0,57%.
A circa un’ora dal suono della campanella prevale il rosso e i tre famosi contratti scendono di mezzo punto ciascuno, senza particolari movimenti dopo la diffusione dei dati macro odierni.
Dati macro
Oggi il menù dei dati macroeconomici proponeva quelli sulle vendite al dettaglio di gennaio negli Stati Uniti.
Il mese scorso le vendite sono risultate in crescita del 6,4% su base annuale (dal +5,89% precedente) e del 3% su base mensile, quest’ultimo molto oltre rispetto alle previsioni (+1,8%).
Inoltre, l’indice Empire State di febbraio è stato pari a -5,8 punti, in aumento rispetto al precedente -32,9 punti (la previsione era -18 punti).
Prima di questi dati era stato diffuso quello sulle ipoteche l’indice MBA sulle nuove richieste negli USA aveva registrato un calo del 7,7% nella settimana terminata il 10 febbraio, dopo il +7,4% di quella precedente.
La lezione dell’inflazione
Ieri l’indice CPI sui prezzi indicava una crescita del 6,4% su base annua, in rallentamento rispetto al precedente +6,5%, ma oltre il +6,2% atteso, mentre su base mensile segnava addirittura un rialzo dello 0,5%, oltre il +0,4% previsto e in netta crescita se paragonato al livello precedente (+0,1%).
“Sebbene non ci siano state grandi sorprese con l’indice CPI, si tratta comunque di un dato che ci ricorda che l’inflazione può aver raggiunto anche il picco ma, anche, che potrebbe volerci del tempo prima di vederla tornare a livelli normali”, spiegava il manager di Morgan Stanley Global Investment Mike Loewengart, in una nota.
L’inflazione “è ancora destinata a scendere, ma il processo sarà probabilmente accidentato e richiederà tempo", scrivono gli economisti di Wells Fargo Sarah House e Michael Pugliese.
Nonostante un certo miglioramento direzionale negli ultimi due trimestri, i prezzi crescono ancora ben al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla Fed e la rigidità del mercato del lavoro “suggerisce l’esistenza di pressioni inflazionistiche che potrebbero impedire un pieno ritorno all’inflazione del 2%”, aggiungono dalla banca.
Pertanto, da Wells Fargo continuano “a ritenere che il FOMC alzerà il tasso sui fed funds di altri 25 punti base sia nella riunione di marzo che in quella di maggio e che manterrà l'intervallo di riferimento al 5,00%-5,25% fino alla fine dell'anno, per garantire che l’alta inflazione sia definitivamente arrestata”.
L’importanza degli affitti
Secondo i ‘falchi’ della Federal Reserve, il continuo consolidamento dei prezzi degli affitti è stato il protagonista dei dati sull’inflazione di ieri.
“L’edilizia abitativa ha rappresentato circa la metà dell’aumento totale dell’IPC, cosa che non piacerà alla Fed”, ritiene Ryan Sweet, Chief US Economist, sottolineando come i prezzi degli affitti siano “aumentati dello 0,7% a gennaio. Anche se gli affitti di mercato sono aumentati, ci vuole circa un anno prima che questo si ripercuota sull’IPC”.
Per le colombe, il saldo dell’inflazione dei servizi che esclude gli affitti - ovvero circa il 60% del paniere - è aumentato a un tasso annualizzato dell'1,5% a gennaio, secondo i dati di Bespoke Investment Group.
In altre parole, escludendo gli alloggi, l’inflazione ‘core’ è al di sotto dell’obiettivo della Fed.
In ogni modo, il rapporto “non presenta molte informazioni nuove”, secondo Michael Gapen, economista di Bank of America Global Research.
Notizie societarie e pre-market USA
Tesla (+2%): l’amministrazione Biden ha emanato le tanto attese norme finali sulla rete nazionale di caricabatterie per veicoli elettrici, per dare il via alla più grande trasformazione del panorama automobilistico statunitense da generazioni, con l’obiettivo di dare ai consumatori un accesso illimitato alla crescente rete di stazioni di ricarica per veicoli elettrici, tra cui i SuperCharger della casa automobilistica di Elon Musk.
Airbnb (+8%): ha registrato un quarto trimestre superiore alle attese, con utili di 48 centesimi per azione, contro attese per 25 centesimi, e ricavi di 1,90 miliardi di dollari, con il consensus a 1,86 miliardi.
Berkshire Hathaway (+0,10%): la società di Warren Buffett ha ridotto la sua partecipazione nel produttore taiwanese di chip Taiwan Semiconductor Manufacturing Co Ltd (TSMC) dell’86,2% a 8,29 milioni di azioni americane e in alcune banche nel quarto trimestre, mentre ha rafforzato le sue partecipazioni in Apple.
Biogen (+2%): utile rettificato per azione oltre le attese con 15-16 dollari per azione previste rispetto ai 15,72 stimati dagli analisti, grazie alla forte domanda del suo farmaco per l’atrofia muscolare spinale, Spinraza.
Paramount Global (+3%): Berkshire Hathaway di Warren Buffett ha aumentato la sua partecipazione del 2,7%.
Trade Desk (+8%): previsto un fatturato nel primo trimestre di 363 milioni di dollari rispetto ai 360,9 milioni previsti dai dati Refinitiv, mentre annuncia un programma di riacquisto di azioni per 700 milioni di dollari.
Devon Energy (-6%): utile sotto le attese con 1,66 dollari per azione rispetto alla media degli analisti di 1,75 dollari.
Digital Ally (+15%): ha rinunciato ai piani di offerta di azioni chiedendo alla SEC di ritirare la dichiarazione di registrazione. La scorsa settimana, la società ha effettuato un frazionamento azionario inverso di 1 per 20.
Raccomandazioni analisti
Coca-cola
Goldman Sachs ‘neutral’ e prezzo obiettivo fermo a 62 dollari.
JP Morgan: ‘buy’ e target price 67 dollari.
RBC: ‘buy’ e prezzo obiettivo ancora a 69 dollari.
Boeing
Goldman Sachs: ‘buy’ e target price fermo a 261 dollari.
RBC: ‘neutral’ e prezzo obiettivo invariato a 225 dollari.
Gilead
Mizuho Securities: ‘buy’ e target price alzato da 88 USD a 101 dollari.
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