Arrivato il terzo taglio della BCE. E ora cosa?

Dopo la decisione di ieri della Banca centrale europea di ridurre il costo del denaro ora gli analisti si interrogano sulle prossime mosse dell’istituto guidato da Christine Lagarde mentre aumentano le possibilità di un nuovo taglio a dicembre.
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Il taglio dei tassi BCE
La Banca centrale europea ha deciso ieri 17 ottobre il terzo taglio consecutivo del costo del denaro nel 2024, riducendo il tasso di deposito di 25 punti base al 3,25%. Si tratta del secondo taglio consecutivo, dopo quello di settembre, in risposta a un calo dell'inflazione e a una crescita più lenta di quanto previsto.
Lo stesso giorno veniva diffuso il dato finale dell'inflazione dell'eurozona che ha mostrato un calo dell'indice principale dei prezzi al consumo all'1,7%, rispetto al 2,2% di agosto (rivisto dal +1,8%) e leggermente inferiore alle stime degli analisti. L'inflazione di fondo, che esclude i costi di energia e alimentari, è diminuita al 2,7%.
La BCE ha evidenziato che il processo di disinflazione è “ormai avviato” e ha rivisto la previsione sull'inflazione futura, indicando che potrebbe scendere stabilmente verso l'obiettivo del 2% più rapidamente del previsto.
Previsioni degli analisti
Secondo gli analisti, la mossa della BCE suggerisce una maggiore flessibilità nelle prossime decisioni. I mercati monetari ora prezzano una probabilità del 20% di un taglio più drastico dei tassi di interesse, di 50 punti base, nella riunione di dicembre, e si aspettano riduzioni di 25 punti base a ogni riunione fino ad aprile 2025. Prima della decisione di giovedì, gli investitori prevedevano solo un taglio di un quarto di punto a dicembre, ma il rapido deterioramento dell'economia ha aumentato le probabilità di ulteriori tagli.
Evelyne Gomez-Liechti, stratega di Mizuho International Plc, ha commentato che, sebbene una probabilità del 20% per un taglio di 50 punti base a dicembre possa sembrare esagerata, la mancanza di indicazioni chiare da parte della BCE lascia aperta la possibilità di una manovra più ampia. Anche Frederik Ducrozet, responsabile della ricerca macroeconomica di Banque Pictet & Cie SA, ha sottolineato che la decisione unanime della BCE di tagliare i tassi segna una svolta, eliminando il rischio di ulteriori opposizioni all'interno del Consiglio Direttivo.
Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, ha notato che il tono della conferenza stampa di Christine Lagarde è stato chiaramente orientato al ribasso, con un focus sui rischi per la crescita e un'inflazione più bassa delle attese. Secondo Cesarano, questo potrebbe implicare tagli continui nelle prossime riunioni, fino a giugno 2025.
Prospettive future
Le aspettative degli analisti convergono sulla previsione di un ulteriore allentamento della politica monetaria. ABN Amro si aspetta che i tassi di deposito raggiungano l'1,5% entro la fine del prossimo anno, mentre Unicredit prevede che la BCE continuerà a ridurre i tassi fino a raggiungere il 2% entro settembre 2025. Alvaro Sanmartín, capo economista di Amchor IS, ha parlato di un "chiaro tono dovish" da parte della BCE, il che significa che la banca centrale sta adottando una politica di tagli moderati, ma costanti.
Secondo Michael Krautzberger, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors, l'accelerazione nei tagli è giustificata dalla debolezza della crescita dell'eurozona e dall'allineamento dell'inflazione all'obiettivo del 2%. Tuttavia, ha avvertito che i rischi geopolitici, come i dazi commerciali e le elezioni statunitensi, potrebbero incidere negativamente sull'economia europea.
Verso il tasso neutrale
Nonostante la BCE mantenga un approccio "dipendente dai dati", la maggior parte degli analisti prevede che i tagli continueranno fino a raggiungere livelli di tassi neutrali, probabilmente intorno al 2%, entro l'estate del 2025. Kasper Hense di RBC BlueBay Asset Management ha sottolineato che la BCE non ha fretta, ma che il contesto economico globale potrebbe influenzare il ritmo delle riduzioni.
Questa serie di tagli riflette le crescenti preoccupazioni della BCE per il deterioramento dell'economia dell'eurozona e la necessità di stimolare la crescita. Tuttavia, le prossime decisioni dipenderanno fortemente dall'andamento dei dati economici e dagli sviluppi globali.
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