BABA trade, la strategia vincente per il terzo trimestre 2025

Il terzo trimestre promette meno caos ma resta fitto di incertezze tra dazi, tensioni commerciali e rischi di recessione negli USA. Mentre la Cina difende il suo potere sulle terre rare e gli Stati Uniti restano influenti su settori strategici, il dollaro si indebolisce e i metalli preziosi si confermano rifugio sicuro. Le azioni americane potrebbero perdere slancio a favore di mercati globali più solidi. Europa, Giappone ed emergenti offrono oggi opportunità grazie a riforme e stimoli fiscali. È in questo scenario che BG SAXO rilancia la strategia BABA trade: Buy Anything But America.
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Concentrazione estrema e rischi sottovalutati
I mercati azionari sono come squadre di calcio: i fuoriclasse catturano i titoli dei giornali con gol impressionanti e guidando il successo della squadra, ma puntare tutto su poche stelle può trasformarsi in un boomerang. Jacob Falkencrone, Head of Investor Content di BG SAXO, mette in guardia: da anni i giganti tech USA dominano i portafogli globali, ma l’attuale concentrazione e le valutazioni elevate richiamano l’urgenza di spostare lo sguardo oltre i confini americani.
Questa filosofia ha spinto BG SAXO a coniare il concetto di “BABA trade”, ovvero Buy Anything But America. Non significa abbandonare del tutto le azioni statunitensi, ma allargare l’orizzonte per costruire un portafoglio più equilibrato e resiliente. Dopo le oscillazioni di mercato di aprile innescate dai dazi di Trump, molti investitori hanno compreso che un portafoglio troppo sbilanciato può generare ansia e rischi fuori scala. Ora è il momento di bilanciare crescita e strumenti difensivi.
Il peso delle Magnifiche Sette e l’effetto domino
Le sette maggiori società tecnologiche statunitensi costituiscono oggi il 32% dell’intero indice S&P 500. Aziende come Apple, Microsoft e Nvidia superano in valore interi indici europei come il DAX tedesco o il FTSE 100 britannico. Un peso enorme che, ricorda Falkencrone, amplifica la volatilità: in caso di stress di mercato, questi titoli diventano i primi candidati alla vendita, perché gli investitori liquidano ciò che possono, non ciò che vorrebbero.
La conseguenza è chiara: portafogli troppo esposti alle mega-cap tech subiranno fluttuazioni più ampie. Ma c’è di più: anche modesti spostamenti di capitali verso mercati internazionali meno cari potrebbero gonfiare notevolmente le valutazioni di quei mercati più piccoli. Chi diversifica ora può posizionarsi in anticipo su trend potenzialmente potenti, sottolinea BG SAXO.
Fattori contrari e nuovi scenari valutari
Le azioni statunitensi restano storicamente care, scambiate a circa 22 volte gli utili a termine, un livello raggiunto solo nel 7% del tempo negli ultimi vent’anni. A questo si aggiunge un contesto politico volatile, con conflitti commerciali e possibili strette normative che erodono l’attrattiva per gli investitori internazionali.
Un altro elemento evidenziato da Falkencrone è la debolezza strutturale dell’USD, che dovrebbe proseguire per tutto il 2025. Se per gli investitori europei un dollaro debole riduce i rendimenti sulle partecipazioni statunitensi, per i mercati emergenti rappresenta invece un potente vantaggio: una valuta USA debole migliora la competitività, stimola afflussi esteri e allenta il peso del debito.
Europa e Giappone tra riforme, stimoli e resilienza
L’Europa sta attuando lo stimolo fiscale più ampio degli ultimi decenni, trainato dall’ambizioso piano tedesco da 500 miliardi di euro per infrastrutture e modernizzazione. Falkencrone osserva che questa spinta non è ancora del tutto scontata dai mercati, lasciando margini di crescita. Quest’anno le azioni europee hanno sovraperformato quelle USA e, nonostante una parte dell’ottimismo sia già nei prezzi, la portata pluriennale delle riforme lascia spazio a ulteriori apprezzamenti.
I temi come l’Indipendenza europea restano centrali. La shortlist di BG SAXO nel secondo trimestre ha battuto l’indice Stoxx 600 di quasi cinque punti percentuali. Spagna, Germania e Italia emergono come hub di opportunità, soprattutto in infrastrutture, energia verde e difesa. Le banche europee, con dividendi solidi, completano un quadro di resilienza finanziaria. Ma non mancano rischi: frammentazione politica, lentezze nell’attuazione dei piani e pressioni inflazionistiche possono pesare sui margini.
Il Giappone scrive intanto una nuova narrativa: sta rivoluzionando la corporate governance, puntando su utili più solidi, dividendi crescenti e ritorni per gli azionisti. Le valutazioni restano interessanti e la Banca del Giappone mantiene una politica monetaria accomodante. BG SAXO segnala però che un yen più forte potrebbe sfidare le esportazioni, mentre la lentezza delle riforme resta un’incognita.
Mercati emergenti e temi globali
I mercati emergenti appaiono particolarmente attraenti, scambiando a circa 13 volte gli utili a termine. India, Brasile, Indonesia e Messico offrono economie interne solide e valute stabili. La debolezza del dollaro potrà favorire ulteriormente i rendimenti per gli investitori europei. Ma, avverte Falkencrone, servono cautela e monitoraggio costante: instabilità politica, tensioni geopolitiche e volatilità delle materie prime sono fattori da non trascurare.
Due temi globali completano il quadro: la seconda ondata dell’intelligenza artificiale, che si sposterà dai costosi hardware statunitensi verso software, sanità e automazione in Europa e Giappone, e la crescita strutturale della spesa per la difesa, alimentata dalle tensioni geopolitiche. Se da un lato questi trend offrono occasioni, dall’altro occorre guardare alle valutazioni già elevate di molti titoli della difesa. La cybersecurity emerge come settore complementare con prospettive meno scontate.
Macroeconomia, dollaro debole e oro in corsa
Guardando al contesto macro del terzo trimestre, John Hardy e Ole Hansen di BG SAXO intravedono meno caos e più chiarezza. La partita USA-Cina resta cruciale: le terre rare si confermano un’arma negoziale potente per Pechino, mentre Washington mantiene leve strategiche nei componenti industriali. I dazi potrebbero pesare ancora sulla crescita globale, con accordi commerciali chiave in arrivo soprattutto con Europa e Giappone.
I rischi di recessione negli Stati Uniti restano elevati, spinti da un post-dazi rallentato e un settore immobiliare in difficoltà. Lo spettro di una recessione da “colletti bianchi” causata dall’IA inizia a farsi strada. Intanto l’USD dovrebbe restare debole, mentre oro, argento e platino continuano a brillare grazie alla domanda di beni rifugio e agli acquisti delle banche centrali. BG SAXO non esclude un target a 4.000 dollari per l’oro nei prossimi dodici mesi.
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