Banche europee: ritorni oltre l’11% nel 2025, valutazioni non riflettono fondamentali

21/08/2025 08:00
Banche europee: ritorni oltre l’11% nel 2025, valutazioni non riflettono fondamentali

Il settore bancario europeo sta vivendo una fase di forte accelerazione, con performance superiori rispetto al resto del mercato e ritorni attesi oltre l’11% nel 2025. Nonostante utili record e fondamentali solidi, le valutazioni rimangono ben al di sotto della media storica e continuano a scontare un paradosso tra percezione e realtà.

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Performance borsistica oltre le attese

Dall’inizio dell’anno il comparto bancario europeo ha confermato la tendenza positiva degli ultimi anni, con l’indice di riferimento che ha messo a segno un rialzo del +32%, nettamente superiore all’+8% dello STOXX Europe 600. Il dato diventa ancora più impressionante se si allarga lo sguardo al periodo successivo allo scoppio della pandemia di Covid-19: dal 31 marzo 2020, lo STOXX Banks Europe è avanzato del 284,5%, a fronte del 93,6% segnato dal benchmark più ampio.

Nonostante questi progressi, secondo David Benamou, CIO di Axiom Alternative Investments, le valutazioni di Borsa restano depresse. I titoli bancari europei sono scambiati a sconto del 41% rispetto al mercato complessivo e con un gap ancora più marcato se paragonati agli istituti statunitensi. Rispetto a questi ultimi, lo sconto sfiora addirittura il 50%, pur con un ritorno sul capitale (ROE) che, per la prima volta dal 2010, ha superato quello delle banche USA.

Utili in crescita e multipli fermi

La spiegazione di questo fenomeno, spiega Benamou, risiede nella crescita spettacolare di ricavi e utili. Dal 2022, l’utile per azione delle banche europee è triplicato, ma i multipli non hanno ancora recepito appieno tale evoluzione.

Guardando alla seconda metà dell’anno, i fondamentali continuano a mostrare segnali positivi. I dati più recenti della BCE evidenziano un aumento dei volumi di depositi e un miglioramento della ripartizione tra depositi a vista e a termine. La remunerazione di questi ultimi sta progressivamente calando, aprendo la strada a un incremento dei margini sui depositi e, di conseguenza, dei margini di interesse netti.

Il ruolo dei tassi e dei prestiti

Il livello dei tassi d’interesse fissati dalla BCE dovrebbe stabilizzarsi tra l’1,5% e il 2%, una forchetta che appare molto favorevole alla crescita dei prestiti e che rende gestibile il costo dei depositi a termine. Questa fascia, definita accomodante dagli analisti, contribuisce anche a contenere il rischio di deterioramento del credito.

Un altro elemento che gioca a favore del comparto, sottolinea Benamou, è l’ammortamento dei portafogli di prestiti originati nel periodo dei tassi negativi. La quota di finanziamenti a basso margine sta progressivamente diminuendo e ciò dovrebbe riflettersi in un miglioramento ulteriore della redditività.

Commissioni e redditività complessiva

L’attività sui mercati beneficia di volumi di negoziazione sostenuti e di una volatilità che alimenta il reddito da commissioni. A ciò si aggiunge una prospettiva incoraggiante sulla redditività complessiva: le stime parlano di un ROE superiore all’11% nel 2025.

Le banche europee, secondo Benamou, risultano inoltre sovracapitalizzate, con un capitale di base superiore al 14,4%. La solidità patrimoniale consente loro di proporre agli investitori rendimenti cash elevati: considerando dividendi e buyback già annunciati, il rendimento cumulato atteso per il biennio 2025-2026 si aggira intorno al 18%, a cui si può sommare un ulteriore 6% di crescita del patrimonio tangibile, generato dagli utili non distribuiti. Il ritorno complessivo stimato raggiunge così il 24% nello stesso periodo.

Il paradosso nel posizionamento degli investitori

Il comparto dovrebbe inoltre beneficiare di un contesto macroeconomico e politico più favorevole, anche dopo l’introduzione delle regole di Basilea IV. Come ricorda Benamou, le cattive notizie in materia regolamentare sono già state scontate dal mercato, mentre all’orizzonte emergono sviluppi positivi, in particolare sul fronte dell’unione dei mercati dei capitali, che potrebbe rafforzare ulteriormente la competitività del settore europeo.

La tesi di investimento per le banche europee appare dunque molto interessante, ma persiste un paradosso nel posizionamento degli operatori. Come si legge nel report di Axiom Alternative Investments, i sondaggi tra gli investitori mostrano infatti un atteggiamento dichiaratamente ottimista, con la maggioranza che si dice sovrappesata sulle banche europee. I dati reali dei portafogli, tuttavia, raccontano una storia diversa: gli investitori risultano in realtà leggermente sottopesati rispetto ai benchmark, segnalando una discrepanza tra percezioni e comportamenti effettivi.

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