Barclays punta su UniCredit e Banco Bpm anche in caso di stop all’Ops

Il broker britannico ha dedicato un report alle banche italiane, alzando i target price sui principali istituti del nostro Paese, in vista dei risultati trimestrali in programma nelle prossime settimane.
Indice dei contenuti
Barclays alza i target price sulle banche
Focus di Barclays sulle banche italiane, ancora impegnate nel risiko di settore, e il broker ha alzato i target price su cinque titoli finanziari.
In particolare, il prezzo obiettivo su Banco Bpm (+1% a 10,395 euro) passa da 11 a 11,1 euro, quello su Mediobanca (+1% a 18,39 euro) da 18,4 a 18,5 euro, quello su UniCredit (+1% a 58,1 euro) da 62,5 a 63,9 euro, quello su Intesa Sanpaolo (+0,9% a 4,92 euro) da 5,5 a 5,6 euro e quello su Banca Monte dei Paschi di Siena (+0,12% a 6,927 euro) da 7,7 a 7,8 euro. Credem, invece, vede una lieve riduzione del tp da 12,5 a 12,4 euro, con il titolo che segue comunque il trend del comparto e avanza dello 0,31% a 12,78 euro.
Le revisioni dei prezzi obiettivo rientrano in un'analisi sulle banche italiane in vista della stagione delle trimestrali di Piazza Affari. "Riteniamo che i risultati del secondo trimestre segneranno una certa divergenza nei trend del margine di interesse (NII), con le banche con portafogli replicanti più ampi che registreranno risultati migliori. Isp sembra essere nella posizione migliore per i risultati del secondo trimestre", secondo quanto atteso dagli analisti. "Non prevediamo alcuna revisione significativa delle guidance e manterremo invariati gli utili per azione del settore. In generale, i catalizzatori sono più legati alle fusioni e acquisizioni che ai trend del secondo trimestre", hanno aggiunto gli esperti.
Scommettere su UniCredit e Banco Bpm
A livello operativo, Barclays raccomanda agli investitori di scommettere su UniCredit, Banco Bpm e Banca Generali, che, al di là di quanto accadrà, vantano possibilità di rivalutazione.
“Sarà fondamentale monitorare gli sviluppi relativi a tempistiche e legalità per comprendere le possibili reazioni del mercato azionario”, evidenziano dal broker, ricordando che la situazione è abbastanza complicata dopo la sentenza del Tar sul golden power e dopo la lettera di Bruxelles al governo italiano, che esprime critiche sempre verso il golden power esercitato sull'Ops di Unicredit su Banco Bpm.
I tempi però non sono chiari, evidenziano gli esperti, che per altro sottolineano come la stampa abbia riportato che la Consob stia valutando un ulteriore blocco del periodo di offerta di UniCredit oltre la data del 23 luglio. Si interrogano anche sulle mosse di UniCredit, ossia se andrà avanti nella scalata su Banco Bpm e se eventualmente annuncerà anche un rilancio.
Intanto, si chiedono, Banco Bpm potrebbe valutare un piano B, con un'integrazione con Mps, che intanto però è concentrata sulla conquista di Mediobanca. Nel frattempo, anche Credit Agricole ha chiesto alla BCE il permesso di superare l'attuale soglia del 20%.
“Le nostre conclusioni sono simili a quelle dei nostri precedenti report, ovvero che UniCredit potrebbe aumentare la sua offerta del 10% su Banco Bpm, mantenendo comunque un Roi superiore al 15% (o superiore al 14% in caso di mancato raggiungimento del Compromesso Danese (DC) su Anima)”, affermano.
Barclays resta positiva ('Overweight') sia su UniCredit, sia su Banco Bpm, anche nel caso in cui l'aggregazione dei due istituti non andasse in porto. In tale scenario “i prezzi delle due azioni potrebbero subire una correzione al ribasso nel breve termine (per Banco Bpm in misura maggiore), ma rimarrebbero due casi interessanti anche stand-alone”, hanno spiegato.
L’Ops di Mps su Mediobanca
Cautela (‘Equalweight’), invece, su Mps e Mediobanca da parte di Barclays, tenendo conto che Siena potrebbe alzare l'offerta e che il prezzo delle azioni di Piazzetta Cuccia è ben valutato dal mercato.
In caso di aggregazione, Barclays invita a considerare che l'operazione non è ampiamente accrescitiva dell'utile per azione di Mps, mentre il Roi potrebbe variare in base alle soglie di adesione all'Ops.
Gli analisti tengono conto dei possibili scenari che vanno dalla conquista del 35% minimo del capitale fino a oltre il 50%. “Solo se Mps controllerà più del 50% del capitale di Mediobanca potrà procedere al consolidamento fiscale, il che accelererebbe il riconoscimento e l'utilizzo delle DTA”, hanno sottolineato, calcolando che l'entità combinata di Mps-Mediobanca registrerà utili che in media avranno un rendimento di circa l'11% annuo nel caso in cui tutte le sinergie previste dalla banca senese verranno realizzate, di circa il 10% in caso di assenza di sinergie o di circa il 9% in caso di sinergie negative, come atteso da Mediobanca.
L’offerta Mediobanca su Banca Generali
Barclays poi si interroga anche sull'offerta di Mediobanca per Banca Generali che per il mercato è quasi fuori discussione.
“Riteniamo che, nel caso in cui Mps rileverà Mediobanca, Banca Generali probabilmente rimarrà con Generali”, hanno sentenziato, aggiungendo che “sebbene questo scenario non offra un premio M&A immediato a Banca Generali, può consentire lo sviluppo dell'accordo di distribuzione recentemente firmato tra la società e Generali Italia/Alleanza, che è comunque accrescitivo di valore”.
Gli esperti tornano a ribadire che una eventuale aggregazione di Banca Generali con Mediobanca avrebbe senso per l'istituto guidato da Alberto Nagel, ma per Generali avrebbe senso a patto che si verifichino tre condizioni: siano offerti un corrispettivo adeguato, un solido accordo di distribuzione "in linea" con lo spirito dell'accordo e infine che Mediobanca riesca ad arrivare a una partecipazione di controllo che garantisca l'accordo stesso di distribuzione, sulla falsa riga del modello Unipol.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
