Bce, pronta a mantenere (per ora) la sua “buona posizione”

Tra esattamente una settimana, la Bce potrebbe mantenere i tassi invariati nella riunione del 30 ottobre, nonostante un acceso confronto interno tra falchi e colombe. Le ragioni del possibile attendismo vanno cercate nella solidità dei dati economici recenti, ma non mancano elementi che potrebbero riaprire il dibattito su nuovi tagli entro fine anno.
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La Bce verso la prudenza
La Banca centrale europea (Bce) manterrà i tassi invariati nella riunione della prossima settimana, anche se il dibattito tra le anime più rigoriste e quelle più accomodanti del Consiglio direttivo si preannuncia più intenso di quanto i mercati stiano scontando. Lo si legge in una nota di Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING.
Dopo l’estate, diversi membri della Bce hanno adottato toni più aggressivi, segnale che l’istituto preferisce mantenere una posizione di attendismo strategico. Tuttavia, spiega Brzeski, non si può escludere del tutto un nuovo taglio dei tassi entro l’anno, qualora le condizioni macroeconomiche lo rendessero necessario.
I verbali della riunione di luglio e le dichiarazioni successive hanno chiarito che la soglia per ulteriori riduzioni del costo del denaro resta alta. Alcuni sviluppi positivi durante l’estate - come l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea, una crescita del Pil più solida del previsto e miglioramenti negli indicatori di fiducia delle imprese - hanno rafforzato l’idea di una politica invariata nel breve periodo. Inoltre, il lieve aumento dell’inflazione di agosto rappresenta un ulteriore argomento a favore della cautela che i “falchi” porteranno alla prossima riunione del Consiglio direttivo.
Le ragioni per un possibile taglio
Restano valide anche le motivazioni a favore di un nuovo allentamento monetario. Come spiega Brzeski, dai verbali di luglio emerge come alcuni membri del board siano ancora preoccupati da un possibile calo eccessivo dell’inflazione, una preoccupazione ribadita anche da Olli Rehn, esponente della Bce, in un’intervista al Financial Times.
Le ragioni di questa cautela sono molteplici. Anzitutto, sottolinea Brzeski, permane la consapevolezza che l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione europea non sia ancora definitivo, lasciando spazio a nuove tensioni e a possibili escalation. Inoltre, le nuove proiezioni macroeconomiche che saranno presentate alla prossima riunione dovrebbero includere una leggera revisione al ribasso di crescita e inflazione per il 2026, sulla base di ipotesi tecniche aggiornate su tassi e cambi. Infine, si legge nella nota di ING, anche se la Bce sostiene di non reagire direttamente alle decisioni di altre banche centrali, un ciclo di tagli aggressivi da parte della Federal Reserve potrebbe portare a un rafforzamento dell’euro, con il rischio di deprimere ulteriormente l’inflazione dell’area.
Il nodo francese e i limiti del sostegno
La prossima riunione della Bce si terrà il 30 ottobre, poco dopo il voto di fiducia del Parlamento francese dell’8 settembre, un evento che, secondo Brzeski, potrebbe avere ripercussioni sul sentiment del mercato obbligazionario. Pur non influenzando direttamente la decisione sui tassi, la situazione politica ed economica in Francia potrebbe diventare un punto di attenzione per l’Eurotower, soprattutto nel caso di un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato francesi.
La conferenza stampa di Christine Lagarde si preannuncia complessa: la presidente dovrà evitare l’errore del 2020, quando aveva lasciato trasparire dubbi sulla disponibilità a difendere i mercati “a qualunque costo”. Al tempo stesso, puntualizza Brzeski, dovrà ribadire che l’attivazione del Transmission Protection Instrument (TPI) è subordinata al rispetto delle regole di bilancio europee o ai percorsi di aggiustamento concordati, condizioni che la Francia non soddisfa pienamente. Sebbene il TPI preveda una certa flessibilità e consenta alla Bce di adattare i criteri “ai rischi e alle condizioni che si presenteranno”, appare improbabile che Lagarde conceda a Parigi una sorta di via libera preventiva. Come ricordava anni fa Jean-Claude Juncker, “la Francia è la Francia” – ma, nota Brzeski, difficilmente la presidente della Bce potrà ripetere una simile giustificazione in questa fase.
Un taglio entro fine anno? Non impossibile
La riunione della Bce di giovedì prossimo sarà più controversa di quanto i mercati prevedano. Come si legge nella nota di ING, gli analisti dovranno distinguere tra ciò che la banca centrale “dovrebbe fare” e ciò che effettivamente farà. Brzeski ammette una “simpatia per un taglio preventivo dei tassi”, utile a evitare un eccessivo rafforzamento dell’euro e una sottostima dell’inflazione, ma riconosce che la maggioranza del Consiglio appare orientata a sottolineare la resilienza dell’economia e la solidità dei dati recenti.
Per ora, dunque, la Bce sembra intenzionata a mantenere la propria “buona posizione”, senza muovere i tassi nel breve termine. Tuttavia, conclude Brzeski, un ultimo taglio entro la fine dell’anno non può essere escluso, soprattutto se i rischi al ribasso sull’attività e sull’inflazione dovessero intensificarsi nei prossimi mesi.
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