Borse inquiete: Wall Street alle stelle, giù i listini asiatici

Investitori allarmati dalle dichiarazioni dell’autorità cinese per il controllo dei mercati finanziari, che ha parlato di “bolla” e di rischi crescenti nel settore immobiliare. Petrolio in calo in vista della riunione dei Paesi produttori: l’Arabia Saudita preme per non aumentare la produzione. Si rafforza il dollaro.
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La Borsa di Tokio scende dello 0,8%, Hong Kong -1%, Shanghai -1,3%.
Le indicazioni provenienti stamattina dall’Asia fanno prevedere un’apertura debole per le Borse europee, dopo il buon rialzo di ieri. Il future sull’indice americano S&P500 è in calo dello 0,4%, il future sull’Euro Stoxx 600 arretra dello 0,3%.
Dopo la chiusura in forte rialzo ieri sera di Wall Street, le Borse asiatiche hanno mostrato stamattina un andamento debole, con l’indice Nikkei di Tokio che ha chiuso in calo dello 0,8%, Hong Kong -1%, Shanghai -1,3%, positiva Seul +0,7%.
Ieri sera a New York l’indice S&P ha chiuso in rialzo del 2,3% e il Nasdaq ha guadagnato addirittura il 3%.
A indurre gli investitori asiatici alla prudenza hanno contribuito le dichiarazioni di Guo Shuqing, presidente della Commissione cinese per il controllo dei mercati finanziari (China Banking and Insurance Regulatory Commission), che si è detto “molto preoccupato” per le “bolle nei mercati finanziari fuori dalla Cina” e per la crescita dei rischi nel settore immobiliare in Cina.
Non ha aiutato a rasserenare il clima l’ultimo dato fornito dalle autorità di Pechino che mostra a febbraio l’attività delle fabbriche cinesi scesa al livello più basso degli ultimi nove mesi. Ma bisogna tenere conto che a febbraio c’è stato il lungo periodo di vacanze nazionali per il Capodanno lunare.
Petrolio in calo in vista della riunione dell’Opec + di giovedì.
Il dato sull’attività industriale della Cina ha contribuito alla discesa delle quotazioni del petrolio. Il Brent è scambiato a 62,9 dollari al barile (-1,1%) e il Wti è tornato sotto i 60 dollari (59,9 dollari, -1%). Il mercato del greggio si sta preparando all’appuntamento di giovedì, quando i rappresentanti dei 14 Paesi dell’Opec si riuniranno con alcuni alleati (in particolare la Russia) per decidere se e in che misura allentare le restrizioni alla produzione che si sono auto-imposti per sostenere il prezzo del petrolio.
Oggi i Paesi Opec + pompano circa 7 milioni di barili al giorno in meno di quello che potrebbero, ovvero circa il 7% dell’offerta mondiale. Dopo il rally degli ultimi due mesi del petrolio, le proposte di aumento sul tavolo della riunione di giovedì vanno zero (la posizione dell’Arabia Saudita) a 1,5 milioni di barili. C’è chi fa notare che la discesa dei prezzi prima del meeting potrebbe andare a sostegno della posizione di Riyad.
Sono in calo anche l’oro (1.715 dollari l’oncia, -0,4%) e il rame (408 dollari la libbra, -0,2%).
Il dollaro stamattina si rafforza nei confronti dell’euro scambiato a 1,2024 (-0,2%). Stabile il rendimento del bond governativo Usa a 10 anni (1,41%). Bitcoin in lieve rialzo a 48.500 dollari.
Tra i titoli di Piazza Affari segnaliamo:
Banco BPM - Il Corriere della Sera scrive che una parte importante dei soci è a favore della fusione con Bper. Perde quota l’ipotesi di aggregazione con Unicredit. Creval - Credit Agricole ha comprato sul mercato altre azioni, pari a poco più dell’1%, portando la partecipazione complessiva al 17,7% totale. Piaggio - In Italia e in Francia il mercato dei veicoli a due ruote è cresciuto del 4% in febbraio.
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