Coinbase un disastro e wallet degli utenti a rischio in caso di fallimento
Coinbase è precipitata del 26% raggiungendo il suo minimo storico. Un calo innescato dalla pubblicazione di risultati trimestrali deludenti. Dal broker di criptovalute è poi arrivato il doloroso promemoria ai clienti in caso di fallimento.
Settimane difficili per il mondo delle criptovalute. Protagonista di oggi è Coinbase, la più grande piattaforma per la negoziazione di criptovalute, le cui azioni sono crollate del 26% nella giornata di ieri. Un calo che ha portato l’azione a perdere l’84% in 6 mesi e l’80% dal prezzo di quotazione.
A innescare il crollo di ieri i numeri del trimestre, con ricavi in calo del 35,6% rispetto all’anno scorso, a 1,16 miliardi di dollari, mancando di 320 milioni le attese. La società ha registrato una perdita per azione di -1,98 dollari, contro le aspettative del consensus di un utile per azione di 0,91 dollari, (3,32 dollari nel precedente trimestre, 3,05 dollari nel primo trimestre 2021).
La stoccata di Goldman Sachs
Se fino a ieri la maggioranza degli analisti di Wall Street aveva un giudizio positivo sul titolo con un prezzo medio obiettivo intorno ai 240 dollari, dopo la performance di ieri terminata a 53 dollari (oggi l’azione è indicata a 50 dollari), i giudizi non sono più così rosei. La prima a cambiare opinione è stata Goldman Sachs, passata a “neutral”, affermando che Coinbase non raggiungerà più i livelli di profittabilità del passato.
Il promemoria ai clienti in caso di bancarotta
Da Coinbase arriva poi un doloroso promemoria agli utenti: in caso di bancarotta, le criptovalute detenute dagli utenti della piattaforma potrebbero essere considerate proprietà della procedura fallimentare e i clienti sarebbero considerati "unsecured creditors", creditori chirografari, ovvero non avere alcun diritto di prelazione e quindi venir soddisfatti solo dopo i creditori privilegiati, cioè potrebbero essere tra gli ultimi a ricevere i pagamenti.
Ma a tranquillizzare tutti ci ha pensato Brian Armstrong, ad di Coinbase, che dal suo account Twitter ha rassicurato che "non vi è alcun rischio di bancarotta", il business è in salute e la società rimane impegnata con le criptovalute per il lungo termine.
Da notare che il management si è donato un enorme ammontare di "stock options" per integrare la propria remunerazione: il costo complessivo (in pratica a carico dell'azionista) di questo mega piano di "opzioni su azioni" è fra i 4,25 e i 5,25 miliardi di dollari. Un piano di stock options per il management di una tale imponenza rispetto alle dimensioni della società non lo si vedeva dai tempi dello scoppio della bolla delle Dot.com nel 2000.
Perché la evitiamo
Coinbase è un esempio di azione che evitiamo a priori, anche dopo un clamoroso crollo: si tratta di modelli di business che non hanno vere fondamenta solide, le cui azioni poi spesso vanno anche “in bolla", ossia raggiungono prezzi non assolutamente giustificati dall'analisi fondamentale e dai modelli di valutazione aziendale.
Inoltre, non vediamo un vero valore intrinseco nelle criptovalute.
La concorrenza di piattaforme per la negoziazione di crypto è molto agguerrita e il rischio elevato: quando i prezzi delle crypto scendono, diminuiscono anche i volumi delle transazioni con quindi doppio effetto negativo sui conti della piattaforma.
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