Come funzionano gli ETF obbligazionari

15/07/2025 08:45
Come funzionano gli ETF obbligazionari

Scopri cosa sono gli ETF obbligazionari, come funzionano, quali rischi comportano e quando conviene preferirli alle obbligazioni singole.

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Gli ETF obbligazionari sono spesso considerati lo strumento perfetto per chi cerca rendimenti stabili e basso rischio. Ma è davvero così? Cerchiamo di capire come funzionano davvero gli ETF obbligazionari, quando convengono e quando invece è meglio evitarli.

Cosa sono gli ETF obbligazionari

Un ETF obbligazionario è uno strumento finanziario quotato che replica l’andamento di un indice composto da titoli a reddito fisso. Può includere titoli di Stato, obbligazioni societarie (corporate bond), o obbligazioni di Paesi emergenti, a seconda della strategia. L’ETF acquista un paniere di obbligazioni, lo gestisce in modo passivo e lo aggiorna periodicamente per rimanere allineato all’indice di riferimento. È uno strumento liquido, negoziabile in tempo reale in Borsa, come un’azione.

Possiamo individuare diverse categorie, ciascuna con caratteristiche, rischi e rendimenti differenti:

  • ETF obbligazionari governativi: investono in titoli di Stato emessi da governi nazionali, come i Treasury americani o i BTP italiani. Sono considerati tra gli ETF obbligazionari più sicuri, proprio perché sostenuti da Stati sovrani. Offrono rendimenti più contenuti, ma con un profilo di rischio relativamente basso.
  • ETF obbligazionari corporate: si concentrano su obbligazioni societarie emesse da aziende. Offrono rendimenti generalmente più elevati rispetto ai titoli governativi, ma sono più esposti al rischio di credito: se l’emittente ha problemi finanziari, anche l’ETF ne risente.
  • ETF obbligazionari high yield: Detti anche ETF obbligazionari ad alto rendimento, investono in titoli con rating più basso. Offrono cedole più generose, ma il rischio di insolvenza è significativamente più alto. Sono strumenti adatti solo a chi accetta un’elevata volatilità.
  • ETF obbligazionari aggregati: Replicano indici composti da un mix di obbligazioni governative, corporate e securitized (come mutui cartolarizzati). Offrono una diversificazione ampia e una visione complessiva del mercato obbligazionario. Sono spesso utilizzati come base per costruire portafogli bilanciati.

A differenza delle normali obbligazioni, gli ETF obbligazionari non vanno a scadenza, anche se negli ultimi anni sono stati introdotti sul mercato alcuni ETF “a scadenza” che si avvicinano al funzionamento delle obbligazioni tradizionali — ne parleremo più avanti nel post. Con gli ETF obbligazionari il portafoglio viene rinnovato continuamente: le obbligazioni in scadenza vengono vendute e sostituite con nuove emissioni. Questo meccanismo li rende più esposti ai movimenti dei tassi di interesse: se i tassi salgono, il valore di mercato delle obbligazioni in portafoglio scende, e così anche il prezzo dell’ETF.

Il rendimento di un ETF obbligazionario deriva da:

  • Le cedole incassate dalle obbligazioni sottostanti (che possono essere distribuite o reinvestite, si parla infatti di ETF ad accumulo o a distribuzione)
  • La variazione del valore di mercato del portafoglio obbligazionario

Gli ETF non garantiscono il rimborso del capitale a 100: il loro prezzo oscilla quotidianamente, in base alle condizioni di mercato e alle aspettative sui tassi.

ETF obbligazionari o singole obbligazioni?

Molti investitori comprano ETF obbligazionari convinti di scegliere uno strumento sicuro, a basso rischio, utile per proteggere il capitale. In realtà, un ETF obbligazionario non si comporta come un paniere di obbligazioni tradizionali. Non ha una scadenza definita, è influenzato dalle variazioni dei tassi e può subire perdite anche importanti.

Quando i tassi di interesse aumentano, il prezzo degli ETF obbligazionari diminuisce. Inoltre, gli ETF devono mantenere una duration costante e fronteggiare i riscatti degli investitori, spesso vendendo titoli in perdita.

Se il tuo obiettivo è la stabilità del capitale e la pianificazione a scadenza, la soluzione più coerente resta l’acquisto di obbligazioni singole. Con una scadenza nota e un rendimento fisso (salvo default dell’emittente), sai esattamente quanto incasserai e quando.

ETF obbligazionari a scadenza: come funzionano

Una novità interessante degli ultimi anni è l’arrivo sul mercato degli ETF obbligazionari a scadenza, ​​noti anche come fixed term bond ETF. A differenza degli ETF tradizionali, che rinnovano costantemente il portafoglio e non hanno una data di fine, questi strumenti sono progettati per replicare il comportamento delle obbligazioni tradizionali.

Ogni ETF a scadenza è costruito con un portafoglio di obbligazioni che maturano tutte entro un certo anno solare, ad esempio il 2026 o il 2028. Questo significa che l’ETF, fin dal principio, ha una data di scadenza prestabilita.

Man mano che si avvicina la fine del periodo, le obbligazioni in portafoglio giungono a scadenza e il fondo progressivamente si sposta verso strumenti liquidi, in attesa della liquidazione finale. A quel punto, l’ETF viene de-listato, e il patrimonio residuo viene restituito agli investitori.

Questa struttura lo rende molto più simile a una singola obbligazione: il valore tende ad avvicinarsi a 100 man mano che la scadenza si avvicina, con una volatilità progressivamente più bassa.

Tassazione ETF obbligazionari​

La tassazione degli ETF obbligazionari è un dettaglio che fa la differenza, ma che spesso viene sottovalutato. In Italia, non tutte le obbligazioni vengono tassate allo stesso modo e, di conseguenza, neppure gli ETF che le contengono.

  • Se l’ETF è composto da titoli di Stato italiani o esteri in white list, i rendimenti sono tassati al 12,5%.
  • Ma se l’ETF investe in obbligazioni societarie, anche investment grade, la tassazione sale al 26%.

Questo vale sia per le cedole sia per gli eventuali guadagni in conto capitale, e può ridurre significativamente il rendimento netto su orizzonti di breve e medio termine.

Gli ETF armonizzati (UCITS), domiciliati in Europa e quotati in Italia, non richiedono la compilazione del quadro RW nella dichiarazione dei redditi: la tassazione è automatica. Ma se acquisti ETF non armonizzati o tramite broker esteri, dovrai occuparti della gestione fiscale in autonomia.

Quali sono i rischi degli ETF obbligazionari?

Sebbene gli ETF obbligazionari possano offrire una soluzione comoda e diversificata per esporsi al mercato del reddito fisso, è fondamentale conoscere i principali rischi associati a questo tipo di investimento:

  • Rischio di tasso di interesse: Come detto, gli ETF obbligazionari sono molto sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse. Quando i tassi salgono, il valore delle obbligazioni in portafoglio scende, trascinando con sé il prezzo dell’ETF. Viceversa, se i tassi scendono, il valore delle obbligazioni sale. Questo significa che, se vendi le tue quote in un periodo di rialzo dei tassi, potresti subire perdite anche rilevanti, soprattutto se la duration è lunga.
  • Rischio di credito: Un ETF obbligazionario investe in decine (o centinaia) di obbligazioni emesse da Stati, aziende o enti sovranazionali. Se uno degli emittenti non paga interessi o capitale, il fondo può risentirne. Questo rischio è più alto negli ETF che investono in obbligazioni corporate o high yield. È quindi fondamentale verificare il rating medio del portafoglio e la qualità creditizia degli emittenti.
  • Rischio di liquidità: In alcuni contesti di mercato, può essere difficile comprare o vendere ETF obbligazionari a condizioni favorevoli. Questo accade soprattutto quando il fondo investe in titoli poco scambiati o in periodi di forte instabilità. Potresti dover accettare spread più ampi tra prezzo di acquisto e di vendita, o attendere per eseguire l’operazione. Anche la liquidità delle obbligazioni sottostanti gioca un ruolo cruciale.
  • Rischio di duration: La duration misura la sensibilità del prezzo di un ETF alle variazioni dei tassi. Più è alta, più il fondo reagisce in modo violento ai cambiamenti. Un ETF con duration di 7 anni, ad esempio, può perdere circa il 7% per ogni punto percentuale di aumento dei tassi. Al contrario, una duration più bassa rende l’ETF meno reattivo (e meno rischioso). Capire la duration media del fondo è fondamentale per valutare la compatibilità con il proprio profilo di rischio.

ETF obbligazionari attivi: una via di mezzo?

Oltre agli ETF obbligazionari tradizionali, che replicano passivamente un indice di riferimento, esistono anche ETF attivi a reddito fisso. A differenza degli ETF classici, questi strumenti non seguono un benchmark in modo rigido, ma lasciano margine decisionale al gestore per selezionare i titoli da inserire in portafoglio, con l’obiettivo di ottenere performance superiori o di ridurre la volatilità.

La logica è simile a quella di un fondo obbligazionario attivo, ma con la liquidità e la trasparenza tipiche di un ETF. In pratica, si posizionano a metà strada tra ETF e fondi comuni.

Possono essere utili in contesti complessi, dove la gestione attiva può cercare di navigare meglio i movimenti dei tassi o i rischi di credito, ma comportano commissioni leggermente più alte rispetto agli ETF passivi. Inoltre, non sempre riescono a battere il mercato nel lungo periodo.

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