Dazi Usa, l’Europa rischia una frenata dello 0,3% del Pil

Le esportazioni europee hanno resistito nella prima parte del 2025 grazie all’anticipo delle spedizioni, ma i nuovi dazi imposti da Trump minacciano di colpire duramente la crescita dell’Unione Europea. Le previsioni indicano un impatto diretto sul PIL pari a -0,3%, con conseguenze che potrebbero ampliarsi nel medio e lungo termine.
Indice dei contenuti
Un accordo transatlantico che non elimina l’incertezza
L’inizio del 2025 ha visto un forte dibattito sulle conseguenze del rinnovato programma tariffario voluto dal presidente statunitense Donald Trump nei confronti dell’Unione Europea. Con l’entrata in vigore dell’accordo quadro tra Bruxelles e Washington, l’apprezzamento dell’euro sul dollaro e i primi dati commerciali disponibili, si può oggi tracciare un quadro più chiaro. Come spiega Ruben Dewitte, economista di ING, L’anticipo delle esportazioni, soprattutto nei settori più esposti, ha sostenuto i volumi nella prima metà dell’anno, ma questa difesa si rivela temporanea: le previsioni di ING indicano una decelerazione dei flussi verso gli Stati Uniti e un impatto diretto sul Pil europeo pari a -0,3%, con rischi significativi per la crescita futura.
L’accordo commerciale, firmato lo scorso luglio, ha fornito alle imprese europee maggiore visibilità sul regime tariffario, ma non ha sciolto i nodi principali. È stato introdotto un dazio forfettario del 15% sull’aliquota della nazione più favorita per i beni non colpiti da misure settoriali, mentre per acciaio, alluminio e rame i dazi arrivano al 50%. L’Unione Europea, dal canto suo, ha accettato di rimuovere i dazi sui beni industriali, impegnandosi a importare energia dagli Stati Uniti fino a 750 miliardi di dollari e a facilitare investimenti diretti per 600 miliardi entro il 2028.
Nonostante questo equilibrio apparente, l’incertezza rimane elevata. A fine agosto, si legge nel report di ING, gli Stati Uniti hanno ampliato la lista dei prodotti sottoposti a tariffe punitive includendo 407 articoli con contenuto di acciaio e alluminio, e pochi giorni dopo è stata diffusa una lista di esenzioni dai dazi generali. Pochi giorni fa, Trump ha rilanciato con l’annuncio di un dazio del 100% sui prodotti farmaceutici a partire dal primo ottobre. Intanto, la Corte Suprema dovrà pronunciarsi a novembre sulla legittimità di queste misure, adottate in base all’International Economic Emergency Powers Act del 1977. Tutto ciò rende il quadro estremamente volatile, con effetti differenziati sui singoli Stati membri.
L’Europa a più velocità di fronte allo shock tariffario
Il nuovo assetto tariffario non colpisce in modo uniforme i Paesi dell’Unione. La Slovenia è il caso più emblematico, sottolinea Dewitte, con un aumento stimato dei dazi del 45% a causa della forte esposizione di alcune sue esportazioni alla lista dei prodotti penalizzati. L’onere informativo e le ambiguità sulle regole relative al contenuto di metallo nei beni complicano ulteriormente la situazione. L’Irlanda, al contrario, beneficia di esenzioni legate al settore farmaceutico e in particolare ai vaccini, con un incremento tariffario più contenuto, pari a 10,5 punti percentuali.
Nel complesso, evidenzia Dewitte, l’Unione Europea affronta un’aliquota tariffaria effettiva media del 19,6%, contro l’1,2% registrato nel 2024. Un incremento di 18,4 punti percentuali, ben più alto del 13,1% utilizzato dalla Bce nelle sue proiezioni macroeconomiche. Secondo l'analista di ING, questo divario dimostra quanto sia complesso stimare l’impatto reale delle misure americane. Guardando al futuro, è probabile che i dazi restino elevati nonostante le dispute legali interne, poiché rappresentano per Washington non solo uno strumento politico, ma anche una fonte significativa di entrate per ridurre il deficit.
Le autorità statunitensi hanno già utilizzato in passato quadri giuridici alternativi per giustificare tariffe temporanee su settori come quello automobilistico, dell’acciaio e dei metalli, prorogandole poi a tempo indeterminato. L’esperienza suggerisce che queste misure resteranno in vigore per tutta la durata della presidenza Trump. In questo contesto, secondo Dewitte, una reazione da parte dell’UE appare improbabile: la scelta sembra orientata a contenere i danni più che a rilanciare la sfida.
L’impatto diretto e indiretto sul Pil europeo
La diretta esposizione al mercato statunitense, pari a circa l’1,9% del Pil dell’Unione, secondo le stime di ING, fa prevedere che un dazio medio del 18% comporterà una contrazione della crescita dello 0,33% nei prossimi due anni. Le proiezioni iniziali consideravano un incremento dei dazi fino al 25%, che non si è concretizzato interamente. Inoltre, l’apprezzamento dell’euro sul dollaro, cresciuto di quasi il 15% dall’inizio dell’anno, ha modificato lo scenario di riferimento. Eppure, la sua capacità di attenuare gli effetti negativi delle tariffe resta limitata, poiché solo una parte ridotta delle variazioni di cambio si riflette sui prezzi interni, mentre l’impatto delle tariffe si trasmette quasi integralmente ai costi.
L’analisi dei dati elaborata da ING mostra che l’effetto immediato dei dazi è stato attenuato dalle consegne anticipate. Nei primi mesi dell’anno, molti esportatori, in particolare del settore farmaceutico irlandese, hanno accelerato le spedizioni in vista dell’entrata in vigore dei nuovi dazi il primo aprile. A luglio, le esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti risultavano ancora in aumento del 13,8% su base annua, o dello 0,5% se si esclude l’Irlanda. Ma la tendenza è chiara: i volumi stanno rallentando e la previsione di ING è di un calo del 17% nei prossimi due anni.
Le conseguenze vanno oltre il dato diretto sul Pil. Le tariffe influenzano la produzione, con effetti a catena su occupazione, consumi e investimenti. Le imprese, di fronte a un contesto incerto, possono rallentare o sospendere piani pluriennali, aggravando le ricadute sull’economia. Inoltre, spiega Dewitte, i dazi imposti da Washington a partner come Canada e Messico alterano i flussi commerciali globali e riducono indirettamente la domanda per i beni europei. Le catene del valore fanno il resto: meno beni intermedi europei entrano nei processi produttivi destinati agli Stati Uniti, generando ulteriori perdite.
Secondo il Kiel Institute, considerando anche gli effetti di ricaduta, il calo del Pil europeo potrebbe arrivare allo 0,5% nel breve termine, tenendo conto degli effetti di ricaduta di Canada (-4,3% sul Pil) e Messico (-5,7% sul Pil). La Bce, attraverso i suoi modelli multi-paese, prevede una contrazione cumulata di 0,7 punti percentuali nel triennio 2025-2027. Questi numeri rafforzano l’idea che l’impatto dei dazi sia destinato ad ampliarsi ben oltre le stime iniziali.
Una sfida di lungo periodo per l'Europa
Guardando oltre l’immediato, le stime di ING indicano che l’impatto diretto sul Pil europeo potrebbe salire fino a -0,86% nel lungo periodo. I rischi si accentuano in caso di deterioramento della fiducia delle imprese e di ulteriori rinvii negli investimenti. La posta in gioco è dunque elevata: l’Unione deve trovare strategie per limitare la dipendenza dal mercato statunitense e aprire nuovi sbocchi commerciali.
Gli esempi recenti confermano questo orientamento. La firma dell’accordo con il Mercosur, la conclusione rapida dell’intesa con l’Indonesia e i negoziati avanzati con l’India dimostrano la volontà europea di diversificare le proprie relazioni economiche. Secondo Dewitte sono mosse necessarie in un contesto in cui la politica commerciale americana resta incerta, e in cui i dazi vengono utilizzati come leva non solo economica ma anche politica.
Per l’Europa, il nodo è chiaro: affrontare una fase in cui le relazioni con gli Stati Uniti non garantiscono più stabilità e prevedibilità. I dazi, conclude Dewitte, resteranno probabilmente uno strumento di pressione per tutto il mandato di Trump, e solo una maggiore integrazione interna e la costruzione di nuove alleanze globali possono consentire di assorbire lo shock e ridurre l’impatto sulla crescita di lungo periodo.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
