Descalzi sfida Putin: “Eni non pagherà il gas russo in rubli”

Il presidente russo aveva annunciato di voler modificare i contratti di fornitura di gas passando dai dollari ai rubli per sostenere il valore del rublo ma provocando volatilità nei prezzi delle materie prime.
No ai rubli
Il ‘Davide’ Claudio Descalzi lancia il guanto di sfida al ‘Golia’ Vladimir Putin e chissà se finirà come nella famosa storia narrata dalla Bibbia.
Il Ceo di Eni, infatti, ha annunciato che l’Eni “non pagherà il gas russo in rubli”, sfidando così le intenzioni del Presidente russo di sostituire il dollaro con la valuta del suo paese, mossa tesa al rafforzamento della moneta fortemente svalutata dal giorno dell’invasione in Ucraina.
I “contratti di Eni prevedono il pagamento del carburante in euro e dovrebbero essere modificati per cambiare i termini”, spiegava Descalzi nel corso di un evento a Dubai, ipotesi confermata anche dal Ministro tedesco dell’economia, Robert Habeck.
La “richiesta della Russia di esportare il suo gas naturale in rubli è un problema per i mercati energetici perché sta causando volatilità nei prezzi ed molto difficile pagare con quella valuta”, aggiungeva Descalzi.
Per cercare di uscire da questa soluzione, ipotizzava il manager, “l’Europa dovrebbe guardare all’Africa per avere più forniture di gas”, anche se “non ha sufficiente capacità di rigassificazione del GNL per soddisfare la richiesta”. L’Europa “è una scatola vuota quando si tratta di energia”, attaccava ancora Descalzi.
Putin insiste
In queste ore, intanto, Putin sembra non voler tornare indietro e ha incaricato il Consiglio dei ministri, la Banca centrale e Gazprom di attuare le misure necessarie alla modifica in rubli delle forniture di gas ai Paesi UE e a tutti quelli che hanno introdotto misure restrittive nei confronti di Mosca.
Nelle intenzioni di Mosca, avverte l’agenzia Ria Novosti, dal 31 marzo il pagamento per il gas russo dovrà essere effettuato in valuta russa.
Già dopo l’annuncio di Putin, in effetti, il rublo era tornato a salire fino ad arrivare a superare i 101 nei confronti del dollaro, recuperando così il 27% dal momento della forte svalutazione.
Rischio default
Tra le ragioni che avevano spinto Putin a chiedere il cambio c’era il rischio default sul debito, ipotesi prospettata dalle agenzie di rating a seguito dell’impossibilità di riuscire a onorare i propri debiti.
Anche se in questi giorni Mosca era riuscita (in ritardo) a liquidare agli investitori gli interessi dovuti per complessivi 117 milioni di dollari su due obbligazioni statali, si avvicinano i prossimi ‘esami’ per la capacità della Russia, con la data del 25 maggio segnato nel calendario russo.
Quel giorno, infatti, scade la deroga concessa dal governo americano tramite l’Ofac (Office of foreign assets control) alle controparti statunitensi a ricevere pagamenti dalla Banca centrale, dal ministero delle finanze e dal fondo sovrano russo.
Il rischio default “non si è allontanato”, spiega l’agenzia Moody’s, “a causa del forte deterioramento osservato nella capacità e nella volontà del governo russo di rispettare gli impegni assunti sul debito nelle ultime settimane”.
Tenaris S.AEni S.p.ALeonardo S.p.a
10,11%
2,53% - 25,28 €
si
100%
DE000VX7FRJ4
Vontobel
Eni S.p.AIntesa SanpaoloEnel SpA
9,04%
2,26% - 2,26 €
si
70%
DE000VX5TW09
Vontobel
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