Diaspora automotive dagli indici europei: arrivederci per Pirelli, Stellantis e Mercedes

Il 2025 segna un cambio di passo nei principali indici europei, dove il comparto automotive perde terreno a favore di settori percepiti come più solidi e scalabili. Pirelli lascia il Ftse Mib dopo otto anni, sostituita da Lottomatica, simbolo del boom del gaming regolamentato. Un segnale che riflette le nuove preferenze del mercato, orientato verso banche, energia, difesa e business con forte visibilità di cassa.
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L’automotive in ritirata dagli indici europei
Il ridisegno delle mappe finanziarie europee è chiaro: l’auto arretra. Stellantis è uscita dall’Euro Stoxx 50, Mercedes dallo Stoxx Europe 50 e Pirelli dal Ftse Mib. Tre esclusioni che, come sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro, raccontano lo stesso scenario: un comparto sotto pressione tra dazi, domanda debole e governance fragile.
In parallelo, il peso degli indici si sposta su comparti percepiti come più resilienti. Nell’Euro Stoxx 50 fanno ingresso Deutsche Bank, Siemens Energy e Argenx, mentre escono Nokia, Stellantis e Pernod Ricard. Sullo Stoxx Europe 50 entrano BBVA e Rheinmetall, che rimpiazzano BASF e Mercedes-Benz. Una radiografia di un’Europa che rialloca capitali verso banche, rinnovabili, difesa e biotech.
L’Italia volta pagina: fuori Pirelli, dentro Lottomatica
In Italia settembre 2025 segna il primo cambio annuale per il Ftse Mib, con Lottomatica che prende il posto di Pirelli. La sostituzione non sorprende: già nei mesi scorsi il titolo dei pneumatici figurava tra i possibili candidati all’uscita, mentre Lottomatica scalava posizioni tra le riserve.
Il 3 settembre arriva la conferma: Pirelli esce, Lottomatica entra. Le riserve attuali comprendono Fincantieri, Banca Generali e Reply. Secondo Debach di eToro, queste liste non sono un dettaglio tecnico ma un vero termometro del momentum, in grado di anticipare i movimenti futuri negli indici.
Lottomatica, la crescita che il mercato compra
Il balzo di Lottomatica nel 2025 è stato impressionante. La capitalizzazione ha raggiunto 5,67 miliardi di euro, con un incremento del 76% da inizio anno e ben 53 massimi storici segnati. La società è diventata la 40ª europea sopra i 2 miliardi per rimbalzo dai minimi a 52 settimane (+103%), preceduta tra le italiane solo da Fincantieri, Leonardo, Iveco, Banco BPM e, da poco, Telecom Italia.
Nel primo semestre l’azienda ha raccolto 21,8 miliardi di giocate, con ricavi a 1,13 miliardi ed Ebitda adjusted di 422 milioni, pari a un margine del 37,4%. Ha completato la migrazione di PWO, consolidato l’85% delle sinergie e conquistato un 30,7% di quota online, mettendo in cassaforte un vantaggio competitivo in vista delle nuove concessioni di novembre. Come nota Debach, in questo caso la regolazione non è un limite, ma un catalizzatore per la crescita.
Pirelli, un addio con più ombre che luci
Per Pirelli l’uscita dal Ftse Mib rappresenta la fine di un ciclo iniziato nel 2017. Dopo il massimo storico del gennaio 2018, il titolo non è più riuscito a ritrovare slancio. Oggi scambia il 27% sotto i livelli di ingresso sul mercato italiano, con punte di -60% durante la pandemia. La società continua a difendere la strategia High Value, che garantisce margini al 16%, ma ha dovuto rivedere al ribasso vendite e Net Cash Flow a causa dei dazi.
Pur restando un’eccellenza industriale, il titolo paga la debolezza di un settore maturo e ciclico, con meno capacità di attrarre capitali rispetto ad altri comparti.
Un trend strutturale negli indici
Il cambio Pirelli-Lottomatica non è un episodio isolato. È il simbolo di un trend più ampio: gli indici stanno riducendo il peso dell’auto, già sceso all’11,23% del Ftse Mib dal 15,16% di inizio anno, a favore di business scalabili con ricavi ricorrenti e cassa difendibile.
Come sottolinea Debach, il mercato privilegia sempre più settori con visibilità e meno ciclicità. Pirelli rimane solida in un comparto maturo, ma Lottomatica detta oggi il ritmo con un modello di crescita ricorrente e regolato. È un cambio di cavallo che racconta il passaggio dall’era dei motori a combustione a quella delle puntate digitali sullo schermo.
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