Dramma Juventus: dimissioni per Andrea Agnelli e l’intero cda


Le accuse arrivate dalla Procura della Repubblica e le criticità sul bilancio rilevate dalla società di revisione hanno spinto l’intero board bianconero a farsi da parte, dando modo di nominare un nuovo consiglio all’assemblea degli azionisti in programma il prossimo gennaio.


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Terremoto Juventus

Molti hanno parlato di un vero e proprio terremoto quello attualmente in corso alla Juventus e iniziato ieri sera con le dimissioni dell’intero consiglio di amministrazione, a partire proprio dall’uomo più rappresentativo per i bianconeri, il presidente Andrea Agnelli.

Il nipote dell’Avvocato lascia così dopo 12 anni, nove scudetti, due finali di Champions League e diversi trofei.

La notizia ieri in serata, durante la quale si apprende delle dimissioni in blocco del board su proposta proprio del presidente, dando così la possibilità di un ricambio completo in occasione della prossima assemblea degli azionisti, prevista per il 18 gennaio 2023.

Oltre ad Agnelli, hanno rimesso le deleghe operative anche il vice-presidente Pavel Nedved e l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, anche se a quest’ultimo il consiglio ha richiesto di mantenere la carica di ad, mentre ha indicato Gianluca Ferrero per il ruolo di presidente e Maurizio Scannavino quale direttore generale, già ad del gruppo GEDI.

“Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale, bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno”, spiegava Agnelli, aggiungendo “meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita”.

Le accuse e i rilievi della Consob

Le dimissioni del management della società sono state motivate con le contestazioni arrivate da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, oltre che con le carenze e le criticità rilevate dalla Consob dopo che la società di revisioni Deloitte&Touche aveva sollevato dubbi sui bilanci bianconeri.

Tutte questioni ritenute dal cda sufficienti al passo indietro, convinto che fosse “nel miglior interesse sociale raccomandare che la Juventus si doti di un nuovo Consiglio di amministrazione”.

Il riferimento è alle ‘manovre stipendi’ datate 2019/2020 e 2020/2021, sotto accusa da parte delle autorità per ipotesi di falso in bilancio e manipolazione del mercato, ma il cda ha rilevato “che si tratta di profili complessi relativi ad elementi di valutazione suscettibili di differenti interpretazioni circa il trattamento contabile applicabile e ha attentamente considerato i possibili trattamenti alternativi”.

Pertanto, ha “ritenuto di rivedere al rialzo la stima di probabilità di avveramento delle condizioni di permanenza in rosa per quei calciatori che nel biennio 2019/20-2020/21 hanno rinunciato a parte dei compensi e con cui sono state successivamente concluse integrazioni salariali” (loyalty bonus).

Se gli effetti di tali rettifiche vengono definite “sostanzialmente nulli su flussi di cassa e sull’indebitamento finanziario netti”, quelli contabili saranno “riflessi in un nuovo progetto di bilancio di esercizio e in un nuovo bilancio consolidato al 30 giugno 2022”, da esaminare e approvare in una prossima riunione del cda per pio essere sottoposta all’Assemblea degli Azionisti (27 dicembre 2022).

Tonfo in borsa

A Piazza Affari, intanto, il titolo Juventus entrava in contrattazione in ritardo rispetto all’apertura della borsa, sprofondando subito a -8%, scendendo sotto quota 0,26 euro per azione, ai minimi da fine marzo 2017.

Si tratta, spiega un trader alla Reuters, di una reazione “istintiva del mercato rispetto a quanto sta avvenendo”, anche se “le dimissioni del board confermano che la situazione è critica” nonostante la società abbia negato tutte le accuse.

Resta nettamente negativo, inoltre, l’andamento del titolo bianconero da inizio anno, con una flessione del 26% dal gennaio 2022, quando veniva scambiato a 0,36 euro.

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