Enel, possibile vendita ai cinesi di asset in Perù per 3 miliardi di dollari


China Southern Power Grid, azienda controllata dal governo di Pechino, sarebbe in procinto di fare una proposta vincolante per Enel Distribucion Perù. Positiva la reazione in Borsa: Enel sale dell’1,4%


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Primo passo all’interno del piano di riduzione del debito

Annunciato lo scorso novembre, il maxi-piano di dismissioni di Enel per ridurre il debito di 21 miliardi di euro in tre anni potrebbe vedere la sua prima realizzazione con la cessione della controllata peruviana Enel Distribucion Perù.

Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg e al momento non confermate, China Southern Power Grid, azienda controllata dal governo di Pechino, sarebbe in procinto di fare una proposta vincolante per le attività di distribuzione di energia che Enel possiede nel Paese latinoamericano, valutate circa 3 miliardi di dollari.

Queste attività avrebbero attirato l’attenzione di diversi investitori, da operatori del settore a fondi infrastrutturali. China Southern Power Grid, assistita da alcune istituzioni finanziarie, avrebbe già realizzato la due diligence.

Oltre alla rete di distribuzione, in Perù Enel ha messo in vendita anche centrali per la produzione di energia elettrica valutate circa 2,5 miliardi di dollari, ma l’azienda cinese non sarebbe interessata a queste attività.

Cresce l’interesse dei gruppi cinesi verso l’America Latina

Enel Distribucion Perù ha distribuito nel 2021 8.441 gigawattora. China Southern Power è già presente in America Latina dove possiede il 28% dell’utility cilena Transelec.

Negli ultimi anni, l'America Latina si è trasformata in una regione chiave per le aziende cinesi che cercano di espandersi all'estero, a causa dell'aumento dei controlli in Europa e negli Stati Uniti. Tra gli altri operatori attivi che sono cresciuti tramite acquisizioni nella regione vi sono State Grid Corp. of China e China Three Gorges Corp.

L’obiettivo di Enel è ridurre il rapporto Debito/Ebitda sotto 2,5

Per quanto riguarda Enel, si prevede che la maggior parte del piano di dismissioni venga completata entro la fine del 2023. La società intende concentrarsi su sei Paesi “core” (Italia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Cile e Colombia) sui quali sarà indirizzato l’80% delle vendite di energia del gruppo attraverso contratti a prezzo fisso.

riduzione sarà raggiunto nel 2023, quando si prevede che il contributo supererà i 12 miliardi di euro abbassandolo in un range di 51-52 miliardi di euro, dai quasi 62 miliardi di euro stimati per fine 2022.

Di conseguenza, si prevede che il rapporto fra l’indebitamento netto e l’Ebitda scenda dal valore di 3-3,3 volte stimato nel 2022 a 2,4-2,5 volte nel 2023, per poi rimanere stabile nel restante periodo del piano (fino al 2025).

Per effetto della strategia finanziaria, si prevede che il costo del debito rimanga sostanzialmente stabile a circa 3,4-3,5%, nonostante il recente incremento dei tassi di interesse.

Positiva la reazione a Piazza Affari

Positiva in Borsa la reazione di Enel che a metà mattina è il secondo miglior titolo fra le blue chip milanesi dell’FtseMib con un rialzo dell’1,4% a 5,336 euro. Il migliore è Saipem che guadagna oltre il 3%.

Su 21 analisti che coprono Enel, 16 raccomandano di comprare le azioni e tre suggeriscono di vendere. La media dei target price è 7 euro, un obiettivo di prezzo che implica un previsione di rialzo del 32% nei prossimi 12 mesi.

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