Eni balza su escalation militare in Medio Oriente

L’attacco nella notte effettuato dall’Iran verso Israele potrebbe portare ad un ulteriore escalation militare mettendo a rischio la produzione di petrolio.
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Acquisti su Eni
Peggiora la situazione in Medio Oriente dopo che l’Iran ha lanciato circa 200 missili su Israele, portando ad un aumento delle preoccupazioni per un possibile rallentamento della produzione di petrolio.
Come spesso accade, le tensioni si riflettono sui prezzi del greggio e ieri entrambi i benchmark erano arrivati a guadagnare il 5% prima di chiudere in rialzo del 2,5% e oggi proseguono i rialzi portando il Brent a 75 dollari e il greggio WTI a 71,40 dollari al barile.
Acquisti anche sull’azionario legato all’energia, con Eni salita in testa tra le componenti del FTSE MIB (+0,35%), con un guadagno del 3% nelle prime due ore di contrattazioni, toccando un massimo di 14,308 euro. Positive anche Saipem (+1,80%) e Tenaris (+1,50%), mentre in Europa gli acquisti si concentrano su Equinor (+3,5%), TotalEnergies (+3,20%), Shell (+2,80%), BP (+2,70%), Repsol (+2,40%) e Galp (+2,20%).
Le tensioni in Medio Oriente
Questa mattina l’Iran ha annunciato la fine dell’attacco missilistico contro Israele, anche se ha lasciato aperta la porta ad ulteriori azioni nel caso in cui arrivassero nuove provocazioni, mentre anche gli Stati Uniti hanno minacciato ritorsioni contro Teheran.
"Questo potrebbe includere il danneggiamento o l'annientamento degli impianti petroliferi iraniani", prevede Tamas Varga, analista del broker petrolifero PVM, secondo il quale una eventuale rappresaglia dell'Iran o dei suoi alleati potrebbe colpire le strutture petrolifere saudite come nel 2019 o comportare la chiusura dello Stretto di Hormuz: “uno qualsiasi di questi eventi farebbe salire irrimediabilmente i prezzi del petrolio".
I target price degli analisti
Eni presenterà i suoi risultati il prossimo 25 ottobre e nell’attesa gli analisti di Citi hanno ridotto le stime sul terzo trimestre 2024 e sul 2025 per settore, riducendo anche il suo target price sulla società italiana, portandolo da 14,8 a 14 euro.
Ieri gli esperti di Intesa Sanpaolo ribadivano il buy sul titolo, con prezzo obiettivo di 17,50 euro, alla luce di una possibile seconda vendita di una quota di Enilive.
Il buyback
Intanto, Eni ha comunicato di aver acquistato nel periodo compreso tra il 24 e il 27 settembre su Euronext Milan 2.188.355 azioni proprie (pari allo 0,07% del capitale sociale) al prezzo medio ponderato di 13,8917 euro per azione, per un controvalore complessivo di 30.400.073,26 euro. Gli acquisti rientrano nell'ambito della seconda tranche del programma di buyback deliberato dall'assemblea il 15 maggio scorso, finalizzata a riconoscere agli azionisti un'ulteriore remunerazione rispetto alla distribuzione dei dividendi.
A partire dall'avvio della seconda tranche del programma di buyback, il 13 giugno, spiega una nota, Eni ha acquistato 45.805.702 azioni proprie (pari allo 1,39% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 654.287.052,59 euro. Considerando le azioni proprie già in portafoglio e gli acquisti effettuati dall'avvio del programma di buyback in data 27 maggio, Eni detiene 142.426.774 azioni proprie pari al 4,34% del capitale sociale.
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