Eni splende tra nuovo buyback e recupero del petrolio


Il board del Cane a sei zampe ha proposto il nuovo programma di buyback, aumentando la quota detenuta dalla società relativa al proprio capitale.


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Eni in crescita

Inizio di seduta ‘fortunata’ per Eni a Piazza Affari in questo venerdì 17 marzo, sostenuta dalla decisione sul buyback in un contesto comunque positivo per i titoli energetici visto il recupero del petrolio.

Le azioni del gruppo petrolifero italiano arrivano a guadagnare il 4%, toccando un massimo di 12,69 euro, recuperando parte delle perdite arrivate nel 2023, attualmente pari al 7%.

Tra gli altri titoli del settore, aggiungono il 3% Saipem e Tenaris, mentre Saras ed Erg guadagnano circa l’1%.

Torna a salire il greggio dopo i cali delle sedute precedenti e il WTI si avvicina a quota 70 dollari, mentre il Brent viene scambiato a 75,38 dollari al barile, entrambi con una crescita di circa l’1%.

Il nuovo buyback

Oltre alla diffusione dei numeri definitivi per lo scorso anno, il cda di Eni ha approvato la proposta di autorizzare l’acquisto di azioni proprie (‘Nuovo Programma di buyback) per un periodo fino alla fine dell’aprile 2024.

Già nel Piano Strategico 2023-2026 illustrato al mercato lo scorso 23 febbraio, la società prevedeva di distribuire tra il 25 e il 30% del CFFO annuale, ma alla luce di un upside del CFFO, ora la proposta arriva al 35%.

Il nuovo programma di buyback prevede un valore complessivo di 2,2 miliardi di euro, da incrementare fino ad un massimo di 3,5 miliardi nel caso di eventuali ulteriori upside, con un quantitativo massimo di azioni acquistabili pari a 337 milioni di azioni, corrispondenti a circa il 10% del capitale sociale di Eni.

Si tratta di un consistente aumento della propria quota da parte della società, attualmente proprietaria del 6,33% del capitale.

Il 2022

Il Cane a sei zampe ha comunicato una gestione caratterizzata da ricavi in aumento del 73%, arrivando così a 132,265 miliardi di euro dai 76,58 miliardi del 2021.

L’utile operativo adjusted è quasi raddoppiato, salendo a 20,39 miliardi di euro rispetto ai 9,66 miliardi dell’esercizio precedente.

Il risultato netto adjusted è passato dai 5,84 del 2021 ai 13,961 miliardi di euro nel 2022, mentre l’utile per azione adjusted risulta di 3,96 euro (da 1,61).

In calo l’indebitamento netto, sceso a 11,97 miliardi dai 14,32 miliardi al 31 dicembre 2021, con il leverage a 0,22.

La generazione di cassa operativa risulta pari a 17,46 miliardi e gli investimenti netti hanno toccato 8,24 miliardi, finanziati interamente dal flusso di cassa adjusted.

Per quanto riguarda il quarto trimestre 2022, il risultato operativo cala del 6% a 3,59 milioni dai 3,81 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente, ma il risultato netto adjusted sale a 2,5 miliardi da 1,7 miliardi contabilizzati nel 2021, rispetto a previsioni del consensus degli analisti rispettivamente di 3,75 e 2,49 miliardi.

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